UFO su Capua, 163 a.C.

Eliminando tutti quei casi facilmente identificabili facendo ricorso all'astronomia o alla meteorologia, lo studioso di "misteri celesti" si trova dinanzi a tutta una serie di venti "anomali" difficilmente inquadrabili senza fare ricorso all'ufologia. Questo tipo di ricerca seria, nato dalle ceneri dell'archeologia spaziale (che vedeva in ogni anomalia archeologica un intervento alieno o tracce delle vestigia di Atlantide), ha preso il nome di clipeologia, un neologismo tratto dai clipei ardentes, gli scudi infuocati che sorvolavano la Roma imperiale e che vennero descritti nelle cronache di Tito Livio e nel catalogo di Giulio Ossequente. Quest'ultimo studioso, vissuto nel IVº secolo dopo Cristo, ha annotato centinaia di eventi anomali e sessantatré "apparizioni celesti" che oggi chiameremmo ufologiche nel suo Libro dei prodigi. Il tenore delle descrizioni è di tal genere: "Nel 167 a.C. sopra Lanuvio fu vista una torcia nel cielo; nel 163 a.C. a Capua fu visto il sole la notte, mentre a Fiorini la gente scorse due soli nel cielo; nel 154 a Compsa furono viste in cielo schiere armate; torce volanti comparvero a Preneste e Frosinone nel 137 e 127 a.C.".

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