UFO:

SCACCHIERE

ITALIA

In Italia ad interessarsi ufficialmente del fenomeno UFO è il Secondo Reparto dell'Aereonautica, che periodicamente riceve e compila, per scopi statistici, le segnalazioni UFO ricevute perlopiù da personale militare.

Ma, come accade anche negli altri paesi, il grosso del lavoro lo svolgono i centri di ricerca privati come il Centro Ufologico Nazionale che, oltre a raccogliere e classificare tutta la documentazione nazionale e internazionale si occupano anche di indagini sul campo.

La ricerca ufologica si basa essenzialmente sulle testimonianze e, dove possibile, sull'analisi di tracce fisiche. Una foto, un filmato, o il racconto di un'esperienza sotto ipnosi, sono tutti indizi utili per cercare di determinare la genuinità di un fenomeno.

In Italia due delle più recenti testimonianze fotografiche risalgono all'aprile 1994. La prima viene da Busto Garolfo, dove un giovane cameriere, Michele Castellana, in compagnia di due amici, ha avuto la prontezza di spirito di fotografare un UFO che evoluiva sopra la terrazza di casa. La seconda viene da Serrungarina, dove il contadino pesarese Lamberto Roberti ha immortalato per nove volte un "cono volante", che ha attirato anche l'attenzione del Quinto Stormo dell'Aeronautica.

L'ultimo filmato di UFO in Italia, invece è una breve sequenza girata il 18 agosto 1994 da un ragazzo milanese, Massimo Bianchi, in vacanza a Lubiazzo Piacentino. La ripresa mostra un velocissimo ordigno in volo verso Lodi.

Difficilmente però gli ufologi considerano foto e filmati come delle prove inconfutabili; i trucchi e gli imbrogli sono infatti molto frequenti anche se le moderne tecnologie informatiche possono aiutare i ricercatori a smascherare eventuali burloni.

Di fatto i ricercatori italiani oggi orientano la loro attenzione verso indizi più tangibili, come le bruciature lasciate sul terreno dai presunti velivoli alieni.

Nel 1989 a Luogosano e nel 1990 a Cicciano, nel napoletano, sono rimaste impresse nel terreno e su un marciapiede asfaltato delle impronte circolari dalle caratteristiche molto particolari.

"Il terreno non era bruciato, ma cotto", ha dichiarato il chimico Corrado Malanga, accorso per le indagini. "Cotto da microonde. Sì, come quelle prodotte dai forni da cucina, ma 50 milioni di volte più potenti".

"Al momento nulla di conosciuto è in grado di provocare un effetto simile, sul terreno e sul bitume di un marciapiede" ha affermato l'ufologo napoletano Umberto Telarico, fra i primi a raccogliere campioni e testimonianze.

Tuttavia è con l'inizio della seconda metà degli Anni 90 che le evidenze fisiche di possibili atterraggi di ordigni misteriosi nel nostro paese acquistano più consistenza. Qualcosa di simile agli episodi di Cicciano e Luogosano è infatti capitato recentemente in provincia di Pordenone e precisamente nelle vicinanze della cittadina di Arba.

Qui il 22 settembre del 1995 l'ex maresciallo dei carabinieri Roberto Boran ha rinvenuto una gigantesca impronta circolare nel suo campo coltivato a soia ed erba medica. A una prima occhiata le piante sembrano essere state cotte, come se qualcuno le avesse immerse nell'acqua bollente.

Allertati dal Boran i carabinieri della vicina città di Malnisio, acconsentivano che a condurre delle indagini parallele a quelle ufficiali, fosse un civile, ovvero il professor Antonio Chiumiento di Pordenone, un personaggio non nuovo a questo tipo di inchieste. Chiumiento infatti si occupa oramai da vent'anni di ufologia e ha al suo attivo oltre 400 investigazioni. Matematico di formazione e gia' consulente scientifico del Centro Ufologico Nazionale, Chiumiento aveva già avuto a che fare con altri episodi di possibili tracce fisiche al suolo.

Arrivato ad Arba per compiere le sue indagini lo studioso ha interpellato gli esperti di numerose discipline, i quali hanno concluso che ogni tentativo di spiegare il fenomeno accaduto ad Arba in termini convenzionali non è soddisfacente ...

"Abbiamo preso delle foto da 25 metri di altezza - dichiara Chiumiento - servendoci di un'autoscala dei Vigili del Fuoco di Pordenone, comandati dall'ufficiale Riccardo Furlan. E abbiamo scoperto che il cerchio di Arba era costituito dal disegno di una ruota formata da un cerchio centrale raggiato. In seguito abbiamo prelevato dei campioni di terreno, soia ed erba medica, per sottoporli ad esami. Sembrava finita lì. Ma ecco che, cinque giorni dopo, una traccia del tutto identica veniva trovata in un altro campo della zona. Ancora una volta nell'erba medica. E ancora un cerchio di 10,60 metri di diametro, la stessa misura di quello di Arba. Questa volta il cerchio era situato a lato della strada che conduce dal paese di Malnisio alla base militare di Aviano... "

Sempre nella zona poi, il 4 ottobre 1995, Pietro Bearzatto, un contadino del vicino paese di Maniago, ha rinvenuto un altro cerchio, sempre di 10,60 metri di diametro, questa volta in un campo di erba medica.

"Quando ho visto quel cerchio di erba gialla - ha dichiarato Benedetto Pacino, l'affittuario del terreno - ho pensato che mi avessero fatto uno scherzo di cattivo gusto. 'Qualcuno ha buttato dell'urina sopra l'erba' ho pensato. E così mi sono affrettato a tagliare tutto... ".

Il terreno analizzato in seguito ha però escluso l'ipotesi del Pacino ...

Così invece si sono espressi i chimici Alessandro Dattilo e Vincenzo Iorio dopo aver effettuato le opportune analisi di laboratorio.

"In relazione alle prove sperimentali effettuate in laboratorio sui terreni di Arba, Malnisio e Maniago non siamo in grado di formulare nessuna ipotesi scientifica sull'episodio delle strane tracce al suolo. Tuttavia siamo certi di poter escludere qualsiasi azione fisica conosciuta come contraffazione chimica, diserbanti o altro.

Quello che appare evidente è una sorta di disidratazione che ha colpito il letto erboso in corrispondenza delle tracce lasciando segni sulla vegetazione.

Abbiamo trovato tracce di esposizione dei terreni all'effetto di microonde. I terreni di traccia presentano quindi chiare evidenze di alterazioni dovute ad un fenomeno di disidratazione non soltanto termico ma anche elettromagnetico".

L'evidenza fisica, dunque, non manca. E a volte è accreditata da persone qualificate al di sopra di ogni sospetto. Come nel caso di quell'UFO visto a Imperia nel dicembre dell' '85 da quattro astronomi. Il passaggio dell'oggetto è stato addirittura registrato dai due sismografi dell'Osservatorio Meteo locale, il cui direttore, il professor Bino Bini, ci ha raccontato: "Sì, non è la prima volta che osserviamo degli UFO. Abbiamo sismografie e fotografie. Certo, non sappiamo dire cosa siano o da dove vengano, ma è certo che esistono. E non capisco perchè la scienza si dimostri così scettica...".

In coincidenza con le ondate ufologiche verificatesi negli ultimi anni in tutto il mondo anche l'Italia ha avuto le sue fasi acute.

Una delle più imponenti risale al 1978, allorché centinaia di dischi volanti vennero segnalati, filmati e fotografati. Nell'Adriatico, all'altezza di Pescara, colonne d'acqua di 40 metri e globi infuocati che fuoriuscivano dal mare paralizzarono per settimane il lavoro dei pescatori, costringendo la Capitaneria di Porto ad intervenire, senza che però venisse risolto il mistero dei misteriosi oggetti sottomarini. Un'ondata di minor rilievo si è verificata nel 1983, ed è culminata con la comparsa di un extraterrestre nelle campagne di Varzi. Il passaggio della creatura avrebbe lasciato su alcuni vitigni del pavese una strana sostanza gelatinosa. Singolare la testimonianza di Gianni Saltarel, che ha indagato questo caso: "Sono andato sul posto" ha dichiarato "e ho raccolto anche dei campioni. Vedete questo tralcio di vite? Era tutto bruciacchiato e coperto da una strana schiuma biancastra".

In coincidenza con le ondate del 1989, caratterizzate dalla comparsa in tutta Europa di misteriosi ordigni di varia foggia, invano inseguiti anche dai caccia NATO, un curioso caso italiano si verificò nell'estate di quell'anno nel quartiere milanese di Bonola. Una notte d'Agosto la signora Giuliana Sipala, una tranquilla casalinga, veniva svegliata verso le tre, da un misterioso raggio blu che filtrava attraverso la tapparella. Trovandosi al quarto piano, e non essendoci altre case di fronte, la donna trovò il fatto decisamente strano. Alzatasi, si avvicinò alla finestra e tentò di sollevare la tapparella. Ma non appena toccò la corda, una forte scossa elettrica immobilizzò la donna per qualche momento. La corda non era di metallo e quindi non conduceva elettricità. Con un grande sforzo di volontà la donna riuscì a sollevare la tapparella, giusto in tempo per vedere, dinnanzi a sé, un disco volante luminosissimo. "Era a circa un metro e mezzo da me, fuori dalla finestra. A momenti potevo toccarlo", ci ha raccontato la signora. "In quel mentre mi girai per chiamare mio marito, che dormiva tranquillo, e mi resi conto di non riuscire a parlare. Poi l'UFO si allontanò, scomparendo verso il quartiere Pero. Quando tornai a letto, riuscii a svegliare mio marito. 'C'è un disco volante', gli gridai. Ma lui mi chiuse la bocca farfugliando 'Dormi, dormi, hai sognato'. E così da quel giorno evitai di parlarne ancora ...".

Se la documentazione più corposa riguarda gli avvistamenti di luci e oggetti nel cielo, i casi più interessanti sono quelli in cui compaiono umanoidi o altri strani esseri.

Uno dei casi più celebri è quello verificatosi nelle campagne intorno a Cennina (AR) nell'ormai lontano 1954, periodo molto prolifico per il nostro paese, da un punto di vista ufologico. Il primo novembre di quell'anno, di buon mattino la signora Rosa Lotti Dainelli si stava recando in chiesa per la ricorrenza di Onissanti. La donna era una umile contadina e per l'occasione indossava il vestito della festa. Dovendo attraversare il bosco si sfilò perciò le scarpe e le calze per non impolverarle. In mano aveva anche un mazzo di garofani da deporre in chiesa sull'altare della Madonna.

Giunta in una radura, scorse conficcato nel terreno una sorta di fuso metallico, alto un paio di metri e ingrossato nella parte centrale. All'improvviso da alcuni cespugli sbucarono due esseri apparentemente umani ma alti circa un metro. Indossavano un casco dotato di grossi auricolari, una giubba con bottoni luccicanti e una mantellina.

Uno dei due si rivolse alla donna pronunciando alcune parole che poi ella tentò di ricostruire meglio che poté riferendo, non sappiamo quanto precisamente, la frase Loi liu lai lao lua lea (termini che uno studioso di lingue orientali ritiene corrispondano a quelli di un dialetto cinese). Poi la creatura strappò dalle mani della signora Lotti il mazzo di fiori e le calze, anche se la donna oppose una certa resistenza a quello strano tentativo di furto, prima di scappare spaventata nel bosco.

Più recentemente un'ondata di incontri ravvicinati si è verificata in Italia nell'estate del 1993.

L'8 luglio di quell'anno a Lirio, un paesino dell'oltrepò pavese, un anziano agricoltore, Domenico Casarini, ebbe un traumatico faccia a faccia con un alieno. Verso le dieci di mattina mentre si trovava sul suo trattore, il testimone vide un umanoide alto due metri che indossava una strana tuta con delle luci sul petto e sulle ginocchia. La creatura, che aveva anche due occhi simili a fanali rossi, si sarebbe alzata in volo sparendo dietro agli alberi.

Immediatamente avvertiti dell'accaduto i carabinieri di Montalto Pavese e di Stradella interrogarono per due ore il contadino, cercando invano di farlo cadere in contraddizione. Pochi giorni dopo, un oggetto luminoso sorvolò la vicina Gravellona, sotto gli occhi attoniti dei passanti e di alcuni carabinieri.

Nello stesso periodo a Sulmona, in Abruzzo, un'intera famiglia, nel bel mezzo di un pic nic, avvistò una sonda metallica con antenne, una specie di robottino dai grandi occhi neri. La stessa macchina avrebbe poi superato, in volo a velocità pazzesca, un elicottero dei vigili del fuoco.

Pochi mesi dopo, l'omino-robot sarebbe comparso ad un gruppo di esterefatti pescatori nei pressi di Ancona.

Robot, alieni in carne ed ossa o immagini dell'inconscio colletivo, queste apparizioni non sono niente rispetto ai cosiddetti incontri ravvicinati del quarto tipo, vale a dire i presunti sequestri di persona operati dagli alieni.

Queste esperienze si contano anche in Italia. Quelle che hanno fatto maggiormente discutere vengono prese in considerazione nell'apposita sezione di questo stesso volume. Qui vogliamo riportare l'episodio capitato alla signora Doris Consonni, casalinga milanese, che non ha avuto molta eco nell'ambiente ufologico ma che ci sembra comunque degno di riflessione.

"Avevo otto anni e mi trovavo a Lovere. - racconta la donna - Era il 1943 ed eravamo sfollati con tutta la famiglia. Fu allora che vissi qualcosa che avrebbe lasciato una traccia indelebile nella mia vita. Ricordo che una sera mi svegliai di soprassalto. Fuori dalla finestra c'era una strana figura che mi spiava. Non si trattava di un essere umano. Aveva una testa bianca luminescente come il neon, ma non aveva né occhi né bocca né orecchie. Corsi da mia madre, che però non mi lasciò nemmeno aprire bocca e mi ordinò di tornare a letto. Non obbedii. Ero troppo spavetata. Mi trovò invece una vicina: ero in cortile e stavo piangendo, spaventata, appoggiata a un muro. Quando raccontai la storia a mia madre, non mi credette ...".

Pure, la donna ha tuttora delle strane cicatrici dentro il naso, ma non riesce a spiegarsi come se le è procurate...


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