FENOMENJ NEL CIELO DI NAPOLI



"Nel 1731, com'è noto, la sigla UFO non era stata ancora coniata", ha scritto lo studioso (scettico) Marcello Coppetti. "Né si era ancora parlato di piatti o di dischi volanti. Eppure (e la notizia è inedita) il 16 marzo 1731, a Briançon, in Francia, 'accadde (si legge nella Distinta Relazione intitolata Nove fenomeni di fuoco in diversi segni , pubblicata in Napoli e in Roma per Gio Battista de Caporali presso il Palazzo dell'Eminentissimo Caraffa in via dell'Orso con licenza de' superiori) 'un furioso turbine, che oltre all'avere oscurato foltamente l'aria, giunse accompagnato e frammischiato di frequenti lampi, tuoni, e folgori, minacciando con impeto strano balenosa intemperie, tanto che pose tutto quel popolo in un indicibile timore, e spavento, quasi che infortunio non mai più accaduto in quella parte, né veduto giammai si fosse da quel Comune, che ivi soggiorna". La Distinta Relazione fu estratta nel 1731 dalla Gazzetta di Napoli del 10 aprile di quell'anno. La notizia era datata Parigi 12 marzo "di detto anno". "E qui, evidentemente, o il relatore è incorso in un errore o il tipografo compì il classico refuso", commenta Coppetti. "Infatti, se come scrive il relatore, il fenomeno avvenne il 16 marzo 1731, non si capisce come la notizia del furioso turbine possa essere apparsa sulla Gazzetta di Napoli del 10 aprile datata Parigi 12 marzo 1731, cioè ben quattro giorni prima che i nove fenomeni di fuoco fossero osservati. Ma non solo all'errore del relatore o al refuso del tipografo si può pensare. Potrebbe anche darsi il caso che il fenomeno si sia verificato l'anno precedente. Oppure, altre potrebbero essere le cause". "Indi", proseguiva la relazione, "si cangiò l'aria frammischiata con altri segni turbolenti, e formidabili, in cui si scorgeva una dilatata parità di nube vicine, e basse, ricolme di rossore, e con aspetto folgoreggiante, come se per appunto minacciar volessero qualche gran ruina in quel giorno, che tale da quel Popolo si dubitava; al quale tanto più accrebbe il timore, poiché, oltre all'accennato Turbine, comparvero poscia nell'Aria fino al numero di nove Fenomenj d'aspetto igneo, e questi ben distinti, e visibili, furon mirati all'intorno circondati di fuoco, e ricoperti di esso; ogn'un de' quali furon ravisati in varia guisa; non però poco orgogliosi, e diformi, poiché tutti sferzavano per quell'aria fiammeggianti nella loro comparsa, come massi di fuoco. Uno de' medesimi Fenomenj comparve per appunto colla figura simile ad un furioso drago volante, ed oltre la di lui diformità, e grandezza, dimostravasi in atto di gettar picciole fiamme di fuoco da ogn'uno de' i lati, secondo poteasi ravvisare. Può da simil successo considerarsi quanto più grande, & ammirabile fosse lo spavento di quel Popolo, che più di vicino si ritrovava, che perciò si rese fuor di modo stupido, e confuso per l'incusso timore di un tale disaggio.


Ma risolutisi poscia tutti gl'Ufficiali della Guarnigione di quel Forte, fecero sì, che coordinate le Soldatesche, e Milizie, avessero fatto qualche sparo di quell'Artiglieria verso de' predetti Fenomenj, affine di ruppere, e dilargare anche quell'aria, così folta, e ricolma di rubicondo colore, ed aspetto, acciò parimenti servisse di riparo, ed aiuto per bandire, e dissipare, quei segni più spaventosi, che gl'accrescevano tal'impensata perturbazione. Ed in fatti così ben avvenne, poscia che (per grazia dell'Altissimo) con questo mezzo restò libero quel Popolo da qualche indubitato imminente pericolo, e disastro, minacciatoli da simili avversi contrassegni, vedutisi in quel giorno nell'Aria. Restarono pertanto accelerate le voci delli spaventati Abitanti, e Popoli di quei contorni, vedendosi liberi da simile avvenimento. Nel giorno poi susseguente si permutò l'aria in tal guisa, e forma, che viddesi tutta opposta a quella dell'antecedente, cangiandosi da quella folta rossezza in una quasi bianca oscurità, quale dopo aver apportato intemperata rigidezza, rilasciò ne' giorni seguenti tale, e tanta quantità di Neve per tutte quelle vicinanze, che ben fu calcolato, e riconosciuto esser quella gionta per fino all'altezza di otto piedi, e forsi più. Anche ciò diede motivo di stupore, poiché parve cosa strana in quelle parti, non essendosi provati tali rigori di nevi da molto tempo, tanto più poiché accadde nel vicino termine dell'Inverno, cagionando gravi incommodi per quei Contadi, per essersi rese impraticabili le Campagne, e Vie, apportando anche ciò non poca raddoppiata meraviglia". Quando Coppetti si è rivolto ad un ufficiale superiore della Scuola di Guerra Aerea di Firenze, un fisico specializzato in meteorologia, per cercare di dare una spiegazione al fenomeno, si è sentito rispondere: "Nonostante gli elementi disponibili siano piuttosto sommari sembra possibile la seguente interpretazione: si tratta di una invasione di aria fredda proveniente dal Polo Nord che si insinua sotto un precedente afflusso di aria calda ed umida proveniente da sud. Il fenomeno è tutt'altro che raro nel mese di marzo in Europa. Il violento sollevamento raffredda l'aria calda condensando il vapor acqueo. I fenomeni temporaleschi associati sono più o meno violenti in dipendenza dall'energia sviluppata. Se l'afflusso di aria calda continua (in quota), seguono appunto abbondanti nevicate. Quanto poi ai nove fenomeni di aspetto igneo si osserva che spesso, nei temporali di forte intensità con numerose cellule di circolazione all'interno, le scariche elettriche avvengono all'interno della nube conferendole l'aspetto arrossato di massi di fuoco con conseguente interpretazione fantasiosa della forma della nube. In quel tempo era d'uso ricorrere all'impiego di artiglieria, specialmente in mare, contro le trombe marine e d'aria, allo scopo di distruggerle. La cosa, anche se ha un certo fondamento scientifico (in fondo si tratta di interrompere un processo di equilibrio dinamico), appare raramente efficace". É andata veramente così? Sempre a Napoli, secondo una Monografia Generale intitolata Il Regno delle Due Sicilie , pubblicata nell'Ottocento dal tipografo Tiberio Pansini e dedicato a Ferdinando II° di Borbone, venivano citati diversi casi di "meteore ignee" sopra il capoluogo campano. IL documento è parte integrante del Giornale delle Due Sicilie del 1820 (pag. 61): "Nella sera del 26 luglio 1806, mentre Napoli era scossa orribilmente dal famoso terremoto di S. Anna, due pescatori videro uscire, dalla sponda del fiume di Castropignano in Molise, molto fuoco che la ricoperse in forma di trave infuocata. Arrestatosi per poco il corso delle acque, videro sbalzato in aria un grosso macigno che era in quel letto. Nel tempo stesso un'altra simile trave di fuoco spiccatasi dalla spiaggia di Bojano e dirigendosi verso il territorio di Isernia, vi traforò un forte muro di rinforzo incontrato sulla strada regia, lasciandovi un'apertura ovale dell'asse di palmi 16 il maggiore, e di palmi 8 il minore. Nella sera successiva del 27, alle tre della notte, comparve nell'atmosfera di Napoli un'altra trave di fuoco lunga cento palmi circa, e del diametro di un palmo, che improvvisamente slanciossi dal sud al nord. La sua luce era vivissima, e si lasciava dietro una specie di fumo color cangiante, che non tardò a dileguarsi. Le sere susseguenti presentarono alla vista, oltre a molte stelle cadenti, alcune accensioni radianti, ed altro a guisa di lucide nubi distribuite in vari punti dell'orizzonte".

Torna all'Home Page


FastCounter by bCentral