PETIZIONE PER GLI ORSI

E' un argomento OT, indubbiamente, ma dimostra ancora una volta in che razza di pianeta noi si viva; non possiamo non sottoscrivere la seguente campagna, la cui nota informativa ci è stata girata dal collega Gianfranco Degli Esposti. con richiesta di notifica ai nostri lettori.
Da: Ivan Miori
Aggiornamento Campagna Orsi da LAV
Cari amici,
quello che segue è uno stralcio dell'articolo che verrà pubblicato sul prossimo numero della rivista LAV "IMPRONTE", informa sull'esito dell'incontro che ha portato alla sigla di un accordo storico.
Nei prossimi mesi, si sussegueranno iniziative realizzate con il supporto di nuova documentazione fornita dalle associazioni che coordinano la campagna. Per il momento ringraziamo tutti coloro che hanno inviato messaggi di protesta e che hanno, quindi, sostenuto questa ennesima battaglia in favore dei diritti dei più deboli.
Saluti animalisti
Ivan Miori
LAV Action Team

L'enorme mobilitazione nata grazie all'adesione alla campagna di molte associazione estere e le pressioni che le singole hanno esercitato sulle rappresentanze cinesi nei loro Paesi, hanno portato alla firma di un importante e storico accordo.
Lo scorso 24 luglio durante una conferenza stampa ad Hong Kong l'associazione Animal Asia Foundation (AAF), rappresentanti della China Wildlife Conservation Association (CWCA) nonchè del Dipartimento Forestale di Sichuan, hanno comunicato la firma di un accordo in base al quale verranno chiusi gli allevamenti della provincia di Sichuan e liberati i 500 orsi ancora prigionieri. Questo accordo senza precedenti, si pone anche l'obiettivo di creare le condizioni affinchè la pratica dell'estrazione della bile dalla cistifellea degli animali venga progressivamente eliminata in tutto il Paese.
Questo accordo è stato in seguito approvato dal Dipartimento Centrale per la Gestione della Fauna Selvatica, ed ha annunciato tre importanti obiettivi:
- la chiusura degli allevamenti della provincia di Sichuan e la costruzione di un rifugio per circa 500 orsi ancora rinchiusi;
- l'espansione di questa iniziativa ad altre province ;
- fermare questo orribile allevamento e dare rifugio e cure alla restante parte di orsi.
I membri delle organizzazioni coinvolte si sono impegnati a supportare la produzione e l'impiego di preparati vegetali sostitutivi ed a spingere i consumatori a rifiutare i prodotti che contengono bile di orso.
Si può affermare che tale accordo sia anche l'inevitabile conseguenza dell'ispezione che, nell'agosto del 1999, ha portato membri del governo, dell'AAF, della CWCA e del Dipartimento Forestale di Sichuan nelle peggiori fattorie della bile di tutta la provincia, circa 11.
Gli animali sottoposti ad indicibili sofferenze, vivevano rinchiusi in gabbie piccolissime molte delle quali, ha raccontato Jill Robinson della AAF, misuravano non più di 1,5 X 0,7 X 0,7 metri. Nessun animale aveva libero accesso all'acqua, nè poteva usufruire di spazi esterni o di una dieta variegata. Piccole ciotole con il cibo erano poste sul fondo delle gabbie direttamente sotto il mento degli animali, in questo modo erano costretti a sdraiarsi sullo stomaco per raggiungere il cibo e l'estrazione della bile avveniva più facilmente.
Due volte al giorno, a ciascun animale venivano "munti" 50 ml di bile attraverso cateteri metallici che causavano loro infezioni e sofferenze inaudite. La maggior parte degli orsi aveva movimenti stereotipati, ferite alla testa provocate dallo sfregamento sulle sbarre metalliche delle gabbie, lacerazioni in bocca e perdita di denti dovuta ai morsi dati alle stesse.
Durante questa investigazione furono spiegate, ai rappresentanti delle varie organizzazioni, le tecniche utilizzate per l'impianto del catetere, l'estrazione della bile e le diverse soluzioni di contenzione.
E' fuori da ogni dubbio che, in Cina, esistano allevatori e politici che desiderano che questo tipo di commercio non venga abbandonato, nè regolamentato; recentemente alcune voci hanno messo in dubbio la veridicità ed attendibilità dell'accordo stipulato, denunciando l'assenza di volontà da parte delle autorità locali di farne rispettare i contenuti. Tutto ciò, afferma Jill Robinson della AAF, non corrisponde a verità: nella sua veste di responsabile di una delle organizzazioni coinvolte, ha cercato conferme relative alla non-intenzione del Governo di rivedere le norme che vietano il commercio internazionale di bile di orso, nè abbia interesse ad espandere questo orribile commercio.
Ottenere la liberazione di 500 animali non deve essere stato facile, questi rappresentano solo una piccola parte dei 6.992 orsi ancora prigionieri nelle 247 "fattorie della bile" sparse su tutto il territorio nazionale. Sono animali che hanno trascorso 22 anni dietro le sbarre, che necessitano di cure veterinarie immediate, di una terapia che li rieduchi alla vita in libertà.
L'importante è iniziare; da qualche parte, il cambiamento deve insinuare dubbi sulla validità e giustificabilità di tale orribile allevamento, è necessario mostrare alla Cina ed al mondo intero, la volontà comune di rendere tutto questo solo un brutto e triste ricordo. La liberazione di questi animali, il lavoro delle associazioni, nonchè i contributi dati da singoli cittadini faranno sì che l'argomento continui a restare vivo nella mente di coloro che lo odiano e di chi ancora lo sostiene in disprezzo della vita ma, in nome del profitto.
A noi, per il momento, non resta che darvi appuntamento al prossimo numero della rivista, con aggiornamenti ed immagini della tanto attesa liberazione.