La Rete 373 Sabato 26 maggio 2001 Bollettino aperiodico informativo del Centro Ufologico Nazionale http://www.cun-italia.net Speciale Jewish UFO files Non solo files islamici. Il nostro Alfredo Lissoni, dopo il massiccio studio sugli avvistamenti nel mondo arabo ed islamico, sta per dare alle stampe un nuovo libro, che sarà disponibile in tutte le librerie dall'autunno prossimo, ed integralmente dedicato ai jewish UFO files. Con questo termine l'autore ha voluto indicare tutte quelle manifestazioni extraterrestri presenti nei più antichi testi ebraici delle origini, senza peraltro tralasciare continui collegamenti con la moderna casistica ufologica, sia israeliana che mondiale. Il quadro che si delinea è strabiliante, come avrete modo di leggere in alcuni estratti riportati qui di seguito. All'argomento l'autore ha dedicato un lungo articolo che apparirà sul prossimo numero di UFO Notiziario. JEWISH UFO FILES, I DISCHI VOLANTI DEL PROGETTO GENESI di Alfredo Lissoni. "Migliaia di mondi ha creato il Signore in principio", riferiscono le 'Saghe ebraiche delle origini' nella traduzione del 1913 di Bin Gorion; "poi ne creò di nuovo altri, e sono tutti insignificanti al suo cospetto. Il Signore creò altri mondi e li distrusse, seminò piante e le divelse, perché erano ancora confuse e si contrastavano a vicenda. E continuò a creare e a distruggere mondi, finché non creò il nostro". I rabbini commentatori della 'Bereshit Rabba' accennano a 26 generazioni "al momento della creazione; le altre non vennero alla luce". Ventisette sono gli universi descritti nel 'Manoscritto copto' conservato presso la collezione Borgia di Napoli attribuito all'ebreo Simon Mago e che, rifacendosi palesemente alla tradizione rabbinica, riferisce: "Quando il padre ebbe finito di creare i 12 universi che nessun angelo conosceva, creò allora sette altri universi. Oltre quei sette, ne creò altri cinque; poi, all'esterno di quei cinque, ne creò ancora tre. Questi 27 universi sono tutti al di là del cielo e di questa Terra". Sette sono invece i mondi secondo i libri della 'Qabbalah' (1200 d.C.), contenenti la conoscenza esoterica rabbinica; mondi descritti in maniera simbolica e a volte apparentemente infantile, ma con il chiaro intento di fornire elementi sull'abitabilità degli altri pianeti. Uno di essi, il "mondo di Geh", è abitato da piantatori di alberi che però "non conoscono grano né alcuna specie di cereali. Il loro mondo è ombroso e vi sono molti grandi animali". Gli abitanti di Nesiah "sono poco sviluppati ed hanno al posto del naso solo due buchi in testa, per mezzo dei quali respirano. Sono di memoria corta e spesso non sanno perché abbiano cominciato un lavoro. Sul loro mondo splende un sole rosso. Gli abitanti del mondo Tziah non sono costretti a mangiare ciò che altri esseri mangiano. Cercano sempre vene d'acqua; sono affascinanti d'aspetto, e hanno più fede di tutti gli altri. Sono dotati di grandi ricchezze e hanno molte belle costruzioni. Il terreno è asciutto, e vi splendono due soli. Gli abitanti del mondo di Thebel traggono ogni nutrimento dall'acqua. Essi sono superiori a tutti gli altri esseri, e il loro mondo è diviso in regioni, nelle quali gli abitanti sono suddivisi in base al colore e ai volti. Essi hanno la capacità di fare rivivere i loro morti. Il mondo è molto lontano dal Sole. Gli abitanti del mondo di Erez sono discendenti di Adamo. Anche gli abitanti di Adamah sono i discendenti di Adamo, perché Adamo si lamentava della desolazione di Erez. Essi coltivano la terra e mangiano piante, animali e pane. Essi sono per lo più tristi e si combattono spesso. Questo mondo conosce la suddivisione in giorni, e può scorgere le costellazioni. Prima furono spesso visitati dagli abitanti del mondo di Thebel, ma i visitatori persero la memoria, ad Adamah, e non seppero più da dove venivano. Gli abitanti del mondo di Arqa seminano e raccolgono. I loro volti sono differenti dai nostri. Essi visitano tutti i mondi e parlano tutte le lingue". Di questi ultimi si parla anche nel 'Sepher ha-zohar', il Libro dello Splendore del rabbino Shim'on bar Jochai (130-170 d.C.), ove viene addirittura riferito del dialogo tra il rabbino Yosseph ed un sopravvissuto dal misterioso mondo di Arqa (Hurqalya presso i musulmani, che con tale termine indicavano un universo paradimensionale, affine al nostro). Secondo l'antica cronaca sapienziale, dopo una grande catastrofe verificatasi sulla Terra, una distruzione "ad opera del fuoco" (una pioggia di meteoriti?) il rabbino Yosseph ed un gruppo di sopravvissuti si erano imbattuti in uno straniero, sbucato da un crepaccio e che aveva "un volto diverso", che affermava di provenire da "un mondo diverso dal nostro", con "stagioni differenti" e semine (non dimentichiamo il contesto contadino in cui muovevano gli antichi ebrei; N.d.A.) "che si potevano avvicendare solo a distanza di anni"; un mondo in cui la disposizione delle stelle "era diversa da quella che si poteva osservare da qui", che aveva una popolazione poliglotta (o telepatica?) che "aveva visitato tutti i mondi che esistono": i sette pianeti della Cabala. Di questi mondi abitati, solo la gente di Arqa "aveva mandato messaggi sugli altri", era stata cioè in grado, all'epoca, di viaggiare nello spazio. Questi erano gli extraterrestri veri e propri, i "piloti dei dischi volanti" della fenomenologia UFO. - I CARRI CHERUBINICI Nei jewish files si parla anche della bella Esther, che aveva "una carnagione verde, come la scorza di un mirto" (riferisce il 'Megilla' o Talmud babilonese) e che ricorda lo stereotipo dei moderni "marziani". Verde-azzurro è anche Lucifero, raffigurato in un mosaico del XII° secolo, che illustra il Giudizio Universale, nella Chiesa di S.Maria Assunta ad Isola di Torcello (VE). Ciò che stupisce è che l'angelo caduto, lungi dall'essere rappresentato come di consueto come un serpente, un drago o un mostro, è un vecchio vigoroso con barba e capelli bianchi, seduto su un trono: una vera e propria controfigura di Dio. Non meno misteriosa è, nei jewish files, Tamar, antenata di re Davide, che partorisce Zerah; i testi antichi ci dicono che, come molti figli degli dèi, "brillava" (tale è il significato del suo nome). Sempre nei jewish files ci imbattiamo nei misteriosi "giganti" (divenuti demoni nelle versioni musulmane, e sinonimo di alieni perfidi per alcuni studiosi coranici moderni), termine che inizialmente indicava una stirpe di figli degli dèi non necessariamente alti di statura (e difatti inizialmente il termine significava "gli irruenti" o i "caduti dal cielo") e che in seguito svilupparono stature elevate; le loro descrizioni combaciano con la moderna iconografia sugli extraterrestri; ad essi si fa riferimento anche nel 'Pentateuco', ovvero nei cinque libri della Bibbia più vicini alla tradizione ebraica che non alla cristiana (che attinge ad essi per la costruzione storica e simbolica, ma che, per la parte dottrinale, si concentra maggiormente sul Nuovo Testamento). Ad essi l'Antico Testamento riserva un accenno in 'Genesi' 6,4, allorché si parla degli incroci tra le figlie degli uomini ed i figli di Dio; in 'Numeri' (13,34) essi sono diventati enormi: "Noi vedemmo lì anche i giganti, gli Enachiti della stirpe dei giganti, paragonati ai quali noi sembravamo delle locuste"; ed anche in 'Deuteronomio', che cita "Og, re di Bashan, superstite della razza dei giganti", il cui letto, nell'attuale Amman, era lungo quattro metri e mezzo per due. Il territorio di Bashan comprende le alture del Golan, ove è stato di recente scoperto un antico monumento chiamato 'Gilgal Refaim', ovvero il cerchio dei giganti. Il sito è composto da cinque anelli concentrici di pietre, il più ampio dei quali è di 159 metri di diametro; sarebbe servito a calcolare il solstizio d'estate ed il sorgere di Sirio nel 3000 a.C. Il Gilgal Refaim sconcerta gli archeologi sia perché non è mai stato costruito nulla di simile in tutto il Medioriente, sia perché esso precede le piramidi di almeno 500 anni. Gli abitatori di quelle terre, all'epoca, erano quasi esclusivamente nomadi e non avrebbero mai affrontato la costruzione di un simile complesso. E secondo la Bibbia, gli unici stranieri che abbiano mai abitato le alture del Golan erano i giganti. Sempre nella Bibbia troviamo il Signore che dice a Mosè di non avvicinarsi alla città di Ar, in possesso dei figli di Lot, e che in questa terra abitava in passato un popolo assai numeroso e di statura molto alta, tanto che il luogo conservò il nome di "paese dei giganti". Per gli ammoniti essi erano gli zamzummei, cioè "gli scellerati"; anakim per gli ebrei, e per i moabiti emei o emin, che vuol dire "terribili". Esistono poi vangeli apocrifi di origine ebraica, ripresi in parte anche dai primi cristiani, che presentano spunti ufologici, presumibilmente posteriori ed inseriti in un contesto mitico-religioso. Come nel trentatreesimo capitolo della 'Apocalisse di Mosè', nella quale si racconta del "carro di luce, guidato da quattro aquile splendenti" apparso a Eva. "Nessun essere umano avrebbe potuto descriverne lo splendore", afferma lo pseudo Mosè, aggiungendo che dalle ruote dal carro, avvicinatosi nel frattempo ad Adamo, "era uscito del fumo". E nell'Apocrifo di Abramo' (18, 11-12) che chiaramente ricalca la biblica visione di una macchina da parte di Ezechiele nel deserto, si parla di esseri celesti "dietro ai quali era un carro che aveva ruote di fuoco; e ogni ruota era tutt'intorno piena di occhi, e sulle ruote v'era un trono; e questo era coperto da fuoco che scorreva tutt'intorno". La storia è confermata anche dal successivo apocrifo 'La vita di Adamo ed Eva' del 730 d.C., ove si precisa che a bordo del carro celeste era assiso nientemeno che Dio in persona. Dei carri celesti era però proibito parlare, ai tempi del 'Talmud'. Le considerazioni sulla struttura dell'universo erano chiamate ma'asse merkavhah, "ciò che riguardava il carro", perché pertinenti al carro divino descritto dal profeta Ezechiele. I farisei consideravano pericolosi questi studi a seguito di una serie di leggende circa incidenti e morti misteriose fra gli studiosi che avevano cercato di capire cosa fossero in realtà i carri celesti: dal rabbino Ben Azzay, deceduto all'improvviso, a Ben Zoma, impazzito, sino ad Elisha ben Abuya, divenuto eretico (e dunque dannato); soltanto il rabbino Akiba, noto per la sua "circospezione", riuscì a studiare i carri celesti restando in vita. Ma cosa scoprì, non ci è dato di saperlo. Che i resoconti sui carri celesti non siano semplici leggende è dimostrabile. Le apparizioni UFO sui cieli di Israele sono documentate, anche da fonti indipendenti, sin dall'antichità. Lo storico Flavio Giuseppe (37-95 d.C.), nelle 'Guerre giudaiche', segnala la comparsa di una stella simile ad una spada, immobile sopra Gerusalemme nell'anno 65 a.C., ed una strana luce nel Tempio. Più tardi, al tramonto, vennero visti in cielo dei soldati in l'armatura muoversi tra le nubi; l'insolito "miraggio" ne ricorda uno analogo del 167 a.C., durante la ribellione guidata da Giuda Maccabeo. Cinque soldati con armature dorate apparvero nel cielo, secondo le fonti latine. Un UFO sarebbe apparso in occasione della nascita di Abramo. Riporta la tradizione ebraica: "Abramo nacque a Ur nel mese di tishri, intorno all'anno 1948 dopo la creazione. La notte in cui Abramo vide la luce, gli amici di suo padre Tare stavano banchettando. In quel momento essi videro una stella straordinaria nella parte orientale del cielo; sembrava correre per divorare altre quattro stelle dirette ai quattro alti del firmamento. Tutti ne rimasero meravigliati". Non meno inquietante l'Apocalisse di Abramo' del secondo secolo d.C., in cui viene così descritto l'improvviso rapimento al cielo del patriarca ad opera di uno 'straniero' misterioso: "Avvenne all'ora del tramonto. C'era fumo, fumo come quello che esce da una stufa. Mi condusse fino al limite delle fiamme. Quindi salimmo, come trasportati da molti venti, verso il cielo, che là pareva poggiare sopra il firmamento. Nell'aria, dall'altezza che avevamo raggiunto, vidi una luce fortissima, impossibile da descrivere, e nella luce un fuoco violento e all'interno una schiera di figure poderose, che gridavano parole ch'io non avevo mai udito" (sembra proprio la moderna descrizione dell'incontro ravvicinato con i piloti di un disco volante). Della strana macchina volante Abramo commentava: "A volte se ne stava dritta, a volte si rigirava, capovolgendosi". Il patriarca incontrò ancora i visitatori. Nel 'Testamento di Abramo' i visitatori comparsi all'improvviso dinanzi al patriarca vengono definiti non già angeli ma "uomini celesti, scesi dal cielo, dove sono tornati e scomparsi". Anche nel 'Rotolo di Lamech' si parla di insolite presenze: quella di uno "strano bambino" dai capelli bianchi che dall'aspetto pareva del tutto estraneo alla famiglia, partorito dalla moglie di Lamech, Bat-Enosh (che si affrettava a giurare che non lo aveva avuto da "uno dei Figli del Cielo"). Al bambino venne dato nome Noè. Anche del re-sacerdote Melchisedec le 'Leggende degli antichi ebrei' raccontano che era "nato dal cielo"; il "Signore" stesso aveva inseminato sua madre Sopranima, con un procedimento che lo scrittore svizzero Erich Von Daeniken assimila alla fecondazione in vitro. Non meno curiosa la storia presente nel 'Resto delle parole di Baruc', un profeta amico di Geremia, vissuto nel 604 a.C. che racconta dell'improvviso "sonno con vertigini" dell'amico Abimelec, che si risveglia nella città di Gerusalemme...sessantasei anni dopo. La città è cambiata, le persone pure; solo Abimelec è rimasto tale e quale, come se per lui il tempo si fosse contratto, nelle brevi ore in cui era stato privo di incoscienza. Proprio come se avesse viaggiato nello spazio, seguendo le leggi del paradosso temporale di Einstein! Per contattare il CUN o segnalare avvistamenti UFO: vladimiro@cun-italia.net, retecun@tiscalinet.it La Rete - aperiodico telematico realizzato da Alfredo Lissoni in collaborazione con il Centro Ufologico Nazionale; anno 4 n. 373 26-5-2001.