Scoperta l’atmosfera di un pianeta extrasolare


Il 27 novembre un gruppo di astronomi, guidati da David Charbonneau e Timothy Brown, ha fatto una scoperta che, secondo gli scienziati, aprirà un nuovo capitolo nella ricerca e nella descrizione dei pianeti all’esterno del nostro sistema solare: essi, infatti, grazie al potente e ormai famoso telescopio spaziale Hubble, sono riusciti a rintracciare il primo elemento chimico nell’atmosfera di un pianeta che ruota attorno a HD 209458, una stella simile al Sole situata nella costellazione del Pégaso e distante da noi circa 150 anni luce. Sebbene già negli ultimi sei anni siano stati individuati quasi 80 pianeti gassosi giganti (tipo Giove) orbitanti attorno a stelle all’esterno del Sistema solare, finora i ricercatori potevano solo fare ipotesi, non confermate da riscontri diretti, sull’aspetto di questi mondi alieni e sulla loro composizione chimica: è quindi ben comprensibile lo scalpore con cui è stato accolto l’annuncio dato pochi giorni fa! Ma con quali mezzi il gruppo di astronomi è riuscito a rintracciare l’atmosfera di un oscuro pianeta distante da noi miliardi di miliardi di chilometri? Essi si sono serviti dell’analisi degli spettri – ovvero, detto molto alla buona, della luce che ci arriva dall’astro scomposta nei suoi colori costituenti – ad alta risoluzione della stella HD 209458, con e senza il pianeta che si trovava a transitarle davanti. Per mezzo dello spettrografo dell’Hubble, essi sono riusciti così a scoprire una minuscola traccia di assorbimento del sodio, presente quando il pianeta si stagliava davanti alla superficie della sua stella: questo significa che la luce della stella che sfiora il bordo del pianeta, e quindi ne attraversa l’atmosfera, è filtrata dal sodio presente in essa, e il fenomeno è stato fedelmente registrato dallo spettro. Ecco spiegata la presenza della traccia. La scelta di cercare proprio questo elemento è giustificata dal fatto che il sodio lascia un’impronta estremamente forte negli spettri. Tuttavia, gli effetti della variazione dello spettro della luce stellare a causa dell’atmosfera del pianeta sono minuscoli: si parla di una parte su 5.000. Tale scarsità nel caso in questione è forse dovuta a un alto strato di nubi di polvere che avvolgono il pianeta e intercettano la maggior parte della luce che vi passa attraverso, oppure alle reazioni chimiche del sodio con altre sostanze presenti sul pianeta; sono tuttavia ipotesi ancora da verificare.
In fondo, però, la quantità di sodio riscontrata non è certo il dato più importante e significativo: ciò che c’interessa davvero è il fatto che finalmente sia stato trovato un metodo che ci dà la possibilità d’individuare le caratteristiche spettrali di un esopianeta. Il progetto non si fermerà naturalmente qui: Charbonneau ha già intenzione di ampliare le ricerche per riuscire a misurare l’atmosfera di altri corpi celesti di questo tipo; in particolare, si cercherà d’individuare la presenza di metano, acqua ed eventualmente di ossigeno e idrogeno in questi mondi remoti.
A cura dell’Osservatorio di Remanzacco