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La leggenda del colle

Il colle che si erge solitario nella vallata ai piedi della Giara, con la sua forma perfettamente conica, le sue pendici lisce e i ruderi del vecchio maniero che si stagliano contro il cielo, ha da sempre stimolato la fantasia degli uomini che vivevano alla sua ombra, e non di rado trascorrevano una vita fatta di stenti e di duro lavoro. Questo ha fatto sì che intorno al colle e al castello fiorissero delle leggende quasi come un ricordo di antichi splendori.

 

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Veduta interna dei ruderi del castello

 

Si narra che in questa florida vallata vivesse un nobile, proprietario di tutti i terreni che ogni anno venivano coltivati a grano. Il raccolto era così abbondante che quando veniva trebbiato dovevano scendere tutti i cavalli della Giara per calpestarlo con i loro zoccoli, e liberarlo dalla paglia.

Quando poi soffiava il maestrale tutti gli abitanti del paese erano impegnati nella ventilazione, fino a quando si formava un enorme mucchio di grano dorato che sembrava arrivare fino al cielo.

La paglia, trasportata dal vento, poi si raccoglieva quasi come per magia in un'ordinata biga a fianco del grano, dove restava a disposizione per il nutrimento degli animali del nobile signore.

Accadeva però che questo signore fosse molto egoista e chi lavorava per lui veniva pagato una miseria, giusto un po’ di pane e cipolle per il vitto quotidiano.

Un giorno un povero uomo che aveva una numerosa famiglia, prese il coraggio a due mani e andò a chiedergli l’elemosina:    - "Signore, potresti darmi un po’ di quel grano color d’oro, i miei figli hanno tanta fame e tu ne hai così tanto che neanche te n'accorgerai. Il cielo te ne renderà merito."

Il signore lo guardò altero e rispose sprezzante: -"Ma quando mai darei un solo grano di questa meraviglia a te! Vattene! Porta via i tuoi stracci!".

Il povero tristemente si voltò e uscì, camminando lentamente come se non potesse più sopportare il peso della sua miseria. Ma fra sé diceva:   "Possa quel mucchio grano diventare duro come il tuo cuore di pietra!".

L’indomani tutti poterono vedere che l’enorme mucchio di grano si era trasformato in un colle di terra dura e arida, com'è il cuore delle persone egoiste e avide.

Questa è, secondo la leggenda, l’origine del colle su cui sorge il castello, invece la paglia sarebbe un’altra collina che si allunga verso Tuili e che ha la forma di una biga perfetta.

Questa leggenda è stata raccontata dalla bambina Maria Francesca Melis (autrice anche del disegno) e trascritta da maestra Aristea.

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