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REPUBBLICA

La norma prevede la registrazione dei siti di informazione
insorgono gli amatori: "Vale anche per noi? Dovrò chiudere?"


La legge sull'editoria
scatena il panico in Rete

Il sottosegretario Vannino Chiti rassicura
"Le nuove regole riguardano solo le imprese editoriali"


di DARIO OLIVERO

ROMA - Arriva senza preavviso sottoforma di una valanga di e-mail. Messaggi preoccupati. "Dovrò registrarmi? Dovrò chiudere il mio sito? Rientro nella nuova legge?". Con la velocità che ha solo la Rete, la preoccupazione cresce, si moltiplica e sfiora il panico. La causa: la nuova legge sull'editoria entrata in vigore due giorni fa. Le "vittime": centinaia di persone che hanno o gestiscono, per hobby o per lavoro, da sole o con altri, un sito Internet. Perché, tra i molti aspetti che la legge regola, c'è un nodo centrale: quello che riguarda l'informazione su Internet.

Tutto ruota intorno al concetto di "prodotto editoriale" che, secondo la nuova legge, è quello "realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il libro, o su supporto informatico, destinato alla pubblicazione o comunque alla diffusione di informazioni presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico, o attraverso la radiodiffusione sonora e televisiva, con esclusione dei prodotti discografici o cinematografici".

Che cosa significa? Significa che d'ora in poi, le regole che valgono per l'editoria "classica" (giornali, riviste, libri) ora valgono anche per l'editoria multimediale. Nello specifico, se un sito Internet fa informazione periodica, deve essere registrato come se fosse un normale giornale periodico. Questo, per poter individuare un responsabile (il direttore) delle informazioni che vengono diffuse.

In che modo? Basterebbe che l'autore del sito si iscrivesse all'albo dei giornalisti professionisti, al registro dei pubblicisti oppure, e questa è la novità, al registro degli operatori di comunicazione che l'Autorità garante per le comunicazioni sta per stilare. In questo modo, il sito avrebbe un responsabile che risponde delle informazioni che diffonde.

Ma ecco che sorgono i problemi. Quali sono i siti che si devono registrare? Tutti? Quali sono i siti che rientrano nella definizione di diffusori di un "prodotto editoriale"? Questo aspetto ha scatenato una serie di reazioni preoccupate (anche alla redazione di Repubblica.it sono arrivate numerose e-mail) di persone che hanno un sito Internet e che non sanno che cosa fare. Non sanno se devono registrarsi, se il contenuto delle loro pagine costituisce informazione, che cosa si intenda per informazione.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio per l'editoria Vannino Chiti invita alla calma: "Questa legge non è una legge normativa di Internet, ma dell'editoria. Riguarda solo le imprese editoriali. Chi ha un sito amatoriale deve stare tranquillo". La discriminante fondamentale, aggiunge, che separa un sito che fa informazione da uno che non la fa è la periodicità, cioè la continuità nel tempo della diffusione delle notizie.

Ma le cose non sono così semplici. Perché, nonostante le rassicurazioni, molti continuano a vedere nella nuova legge troppi margini di ambiguità e soprattutto temono di incorrere in sanzioni.

C'è anche un altro aspetto della vicenda. I giornali si registrano in tribunale certificando luogo e anno di pubblicazione, nome e domicilio dello stampatore e l'editore. Tre caratteristiche che, nel caso di un sito Internet non sono immediatamente individuabili. A questo punto potrebbero essere i provider, cioè coloro che forniscono l'accesso a Internet del sito, ad avere un'ampia responsabilità. Potrebbero essere loro infatti a rischiare di incorrere nelle sanzioni amministrative in quanto divulgatori di "stampe o stampati pubblicati senza l'osservanza delle prescrizioni di legge".

 

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