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THE PATRIOT
(di Laura Mambelli, lativvu.com)

E bravo Mel Gibson.

 “Brave heart” gli era venuto così bene, e forse la favola di Robin Hood gli era piaciuta così tanto quando era piccolo, sospetto inoltre che abbia anche recentemente visto “Il Gladiatore” per cui le scene di lotta in semi-rallenty e il sangue sulle mani devono averlo stupito particolarmente (o è stato l’effetto di queste scene sulle fanciulle… Si veda il gossip su Russel Crow e Meg Ryan) che quando gli hanno proposto un film che era un bel frappè di tutto questo, il sopraccitato non ci ha pensato due volte!

E poi di film sulle guerre di indipendenza americane non se ne vedevano di buone dai tempi di “Nord e Sud” con buona pace di Patrik Swaize.

Un successone in ogni modo: due ore e mezza (quale altro film durava così tanto? Ma cos’è un vizio?) poi passano abbastanza velocemente se non si è troppo allergici al sangue.

Di temi toccati ce ne sono tanti, chissà magari pure troppi.

C’è l’amore nella morte: festeggiamenti in piena guerra, i sentimenti resistono in ogni frangente. C’è il pentimento e la remissione dei peccati, una espiazione un po’ eccessiva dobbiamo dirlo, per un Mel Gibson che lotta coi fantasmi del passato e che, per non esserne più torturato, va a combattere una guerra che non crede e perde due figli.

C’è la tipica incomprensione generazionale con un figlio intemperante tanto quanto il padre in gioventù.

C’è il riscatto dal pregiudizio, l’umanità che nasce tra soldati, mercenari, volontari e neri, che si rivelano “veri” e si guardano veramente solo nel momento più intenso della battaglia.

C’è l’odio, la disperazione, il perdono, la forza, la follia della vendetta, e il lungo respiro di un lungo finale a lieto fine che ricorda tanto “Via col vento”…..quasi a lieto fine.

C’è persino la possibilità che il ragazzotto (Heath Ledger 21enne australiano) che interpreta la parte del figlio maggiore di Mel, abbia trovato un ottimo trampolino di lancio. Qualcuno può ricordarselo che canta “I love you Baby” nel film giovanile ma più carino del previsto: “dieci cose che odio di te” remake della bisbetica domata.

Alla fine il film risulta bello, si ha l’impressione di avere un po’ troppo sangue negli occhi (da ricordare la scena magistrale nella quale una palla di cannone arriva direttamente sui denti dello spettatore! Superba! Che effetti speciali!!)

Le scene di battaglia corpo a corpo sono dirette davvero con maestria, il coinvolgimento è assicurato e la fotografia è molto suggestiva.

Poi ovviamente come in tutti i grandi film ci sono piccole incongruenze tipo: come mai la donzella ( protagonista di maybe-baby) si sveglia di sorpresa in piena notte agghindata come per una festa a corte, (ahh ovviamente bei costumi, ecco: abbiamo risolto anche questo carnevale) e altre che vi lascio il gusto da scoprire da voi, chiaro niente cose clamorose…..

Poi ci sono cose incomprensibili, e senti il pubblico in sala che se lo domanda l’un l’altro. Come: “ma perché sta gente se ne va in battaglia, una battaglia vis-a-vis, suonando il piffero e il tamburello?”

Che dà pure noia come musichetta, ti aspetti di vedere arrivare i personaggi del mago di Oz. E poi perché quelli in prima linea si serrano stretti stretti e guardano in faccia gli altri che da due metri gli sparano e poi le parti si invertono??!!

Così esci con non tante cose in tasca, un po’ di voglia di onore e un po’ di fastidio….. finchè non senti il vicino di sedia che dice “ un film sull’attualissimo argomento della clonazione!”,  “Clonazione??!!” Chiedi pensando che ci fosse qualcosa di allucinogeno nella coca. “Il clone di Braveheart”

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