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LA REPUBBLICA

Rai, le canzoni proibite

Lo speciale sugli artisti censurati curato da Michele Bovi, sul Due alle 18.45

L'OMOSESSUALITÀ di Umberto Bindi, la fede politica dichiarata di Severino Gazzelloni, i paragoni blasfemi di Francesco Guccini, Lucio Dalla e Claudio Baglioni, i riferimenti erotici nelle canzoni più belle di Mina, Domenico Modugno, Mogol e Lucio Battisti, le parolacce di Fabrizio De André. Tutti elementi da censura radiotelevisiva. Mezzo secolo di "tagli", ovvero di brani vietati, di autori emendati e di artisti oscurati, raccontati per la prima volta proprio da quesi funzionari Rai che fecero parte della temuta e rigorosissima "Commissione ascolti", deputata a segliere chi mostrare e cosa far sentire agli spettatori italiani. La censura, si vedrà, non ha risparmiato proprio nessuno.
E' un viaggio nella storia della musica e soprattutto del costume "Canzoni proibite", la quarta puntata dello "Speciale pop", in onda in replica stasera alle 18.45 su RaiDue. Un salto nel passato che sembra lontanissimo. Il programma curato da Michele Bovi lava in pubblico cinquanta anni di panni sporchi di casa Rai, riportando alla luce filmati mai visti, come quello dei Nomadi che cantano "Dio è morto" o Herbert Pagani in "Albergo a ore", brani, appunto, all' epoca proibiti, e rivelando le motivazioni grottesche che provocarono centinaia di episodi di censura. Vedremo come e perché nel mirino della commissione Rai sono finiti un po' tutti: da Gianni Morandi a Patty Pravo, da Sergio Endrigo a Enzo Jannacci, da Gigliola Cinquetti ai mitici Beatles. A condurre la trasmissione, una strana coppia, inedita: Gino Paoli e Er Piotta, come dire lo stile poetico del "Cielo in una stanza" contrapposto a quello prosaico di Tommaso Zanella, giovane musicista romano, autore dell'inno "Supercafone", adorato dai ragazzini. La sua canzone, trash, accompagnata da un video agghiacciante, fu adottata come colonna sonora della scorsa estate. E con loro ci sarà anche Giorgio Gaber, artista più volte finito sotto la mannaia della censura.
La sigla di coda del programma è affidata a Pasquale Panella, autore dei metafisici testi degli ultimi cinque album di Lucio Battisti. La interpreta lo stesso Panella, accompagnato dall'ex diva di "Non è la Rai", Ambra.

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