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LA REPUBBLICA

"Difesi Fellini e il cardinal Montini mi fece esiliare"

Il gesuita Nazareno Taddei rievoca in un libro le persecuzioni subite al tempo della "Dolce vita"

ROMA - Due cardinali: Giovambattista Montini (il futuro Paolo VI) e Alfredo Ottaviani, prefetto del Sant'Uffizio, fecero terra bruciata attorno al gesuita padre Nazareno Taddei, reo di aver segnalato positivamente La dolce vita di Federico Fellini. Lo racconta lo stesso padre Taddei nel libro-intervista di Andrea Fagioli Un gesuita avanti (Edav edizioni) che esce in questi giorni.
Nel marzo 1960 sul mensile milanese Letture, padre Taddei si pronunciò a favore di Fellini, il che generò, afferma il gesuita, "il disappunto del cardinal Montini. Certamente quello del Vaticano. L'Osservatore romano a firma del direttore Della Torre e La civiltà cattolica mi attaccarono, attribuendomi cose che non avevo né dette né fatte".
Inoltre, prosegue padre Taddei, "il 16 maggio 1960 mi arrivò sotto segreto del Sant'Uffizio l'ordine di partire la sera stessa in esilio "per aver disobbedito al cardinal Montini"". Nel luglio dello stesso anno, ancora su Letture, padre Taddei pubblicò una smentita anonima, concordata ben otto volte con i suoi superiori.
Nel frattempo il religioso dovette rinunciare a una collaborazione con la Rai e, per mantenere due giovani poveri agli studi, all'inizio rimase a Milano, scrivendo sotto pseudonimo, su una rivista della Montedison, articoli pubblicitari per calze da donna. Successivamente, padre Taddei si trasferì a Monaco di Baviera, ospite della rivista dei Gesuiti Voci del tempo. Rimasto vittima di un grave incidente stradale, in un istituto di Rapallo incontra il cardinal Ottaviani, che si trovava lì in vacanza: "Gli spiegai - rievoca - com'erano andate realmente le cose. Lui mi rispose di non averlo mai saputo. Alla fine mi disse: "Dica al suo padre generale che venga a trovarmi". Dopo due mesi il padre generale mi scrisse che potevo "rientrare" in Italia".
Qualche tempo dopo Ottaviani convocò padre Taddei e gli disse: "Se lei se la sente, io vorrei che facesse questo certo lavoro". Commenta oggi il religioso: "Era un incarico di fiducia che voleva affidarmi proprio per far capire che dovevo essere reintegrato.
L'intervistatore chiede: "Quale lavoro?". E padre Taddei glissa: "Non posso dirlo, è una questione troppo privata. Posso solo dire che si trattava di un'azione continuativa in un certo ambito". Padre Taddei comunque si consultò con i suoi superiori, che gli ordinarono di non collaborare con Ottaviani.
Infine, un giorno padre Pedro Arrupe, il superiore generale dei gesuiti, avvicinò Montini, ormai diventato Papa, e gli accennò a Taddei. E Paolo VI chiarì che non aveva nulla contro di lui e che anzi ne conservava un buon ricordo.

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