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CORRIERE DELLA SERA

CINEMA & RELIGIONE

Da Pasolini al «Cristo» di Scorsese Tentativi di censura e scomuniche

S ono state tante le occasioni di lotta ideologica tra la Chiesa e il cinema italiano e non. Come quando il Centro Cattolico escluse per tutti la «Dolce vita» e fece affiggere sui portoni dei templi la scomunica di Fellini, per la cui anima si invitava a pregare. Ma ci sono anche gli stranieri incappati negli strali vaticani: «I diavoli» di Russell fece vacillare la Mostra di Venezia e perdere il posto al critico Raboni; «Je vous salue Marie» di Godard penò le solite querele prima di essere liberato; Scorsese fu guardato malissimo ai tempi di «L'ultima tentazione di Cristo» e gli italo-americani nel mondo sfilarono contro di lui. Non parliamo di Pasolini, bersagliato a ogni nuovo film, specie per «La ricotta», sequestrato perché equiparava la morte per indigestione d’una comparsa del cinema che stava impersonando a uno dei ladroni sulla Croce. E Buñuel? Quanti anni prima di accettarlo: «Viridiana», con quella sequenza da Ultima cena, non gli fu perdonato tanto in fretta ma quando uscì «La via lattea» fu salvato dall'ironia. Anche Bergman ebbe problemi ai tempi della «Vergogna», per scene di sesso, ma aveva già illuminato una profonda crisi mistica in «Luci d'inverno». Almodovar con «L'indiscreto fascino del peccato» colpì duro, ma all'epoca non era di moda e il film passò a Venezia senza scandali (M. Po.)

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