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LA REPUBBLICA

L'attore-regista riceverà il Leone d'oro alla carriera
Gli verrà dedicata anche una retrospettiva di film


Venezia, è Clint Eastwood
la superstar della Mostra

Sul Venerdì di Repubblica intervista al divo del Festival:
"La gente resta delusa quando vede che non ho 44 magnum"


di CLAUDIA MORGOGLIONE

CHE splendido settantenne Clint Eastwood, classe 1930. Un "vecchietto" che esibisce orgogliosamente il suo volto segnato dalle rughe, che fa strage di cuori anche tra donne con la metà dei suoi anni, che sfida la dittatura hollywoodiana della giovinezza e continua a essere superstar. E perfino a sfondare ai botteghini, come col suo ultimo film "Space cowboys", vero inno ai nonnetti vincenti: la storia è centrata su quattro anziani astronauti, che nello spazio mostrano di valere più dei loro inesperti colleghi.

Ma non basta. A coronare un Duemila davvero all'insegna del successo, per Eastwood arriva un'ennesima consacrazione: il Leone d'oro alla carriera, che riceverà il 30 agosto, in apertura di Festival. Un'inaugurazione in grande stile per la Mostra cinematografica: dopo il premio, consegnato da Sharon Stone, ci sarà la proiezione di "Space cowboys". E poi, nei giorni successivi, una retrospettiva dedicata ai suoi film, tra cui la versione restaurata di "Il buono, il brutto e il cattivo" di Sergio Leone.

E a rendere omaggio al grande attore-regista californiano, questa settimana, è anche il "Venerdì" di Repubblica. Nel numero in edicola domani c'è un'intervista esclusiva allo stesso Eastwood, che racconta la sua vita, il suo amore per il grande schermo e per il jazz. E che, a proposito dell'identificazione che il pubblico da sempre stabilisce tra lui e i suoi personaggi più duri (come "Dirty Harry" Callaghan), rivela: "Ancora oggi ci sono ragazzini che vengono a vedermi e restano delusi perché non ho una 44 magnum. Beh, se tutti pensano che sia una canaglia, non è il caso di smontare l'illusione".

Ironia e intelligenza, in un uomo diventato con gli anni uno dei pochi "autori" di cinema. Passato disinvoltamente, come regista, dai western crepuscolari ("Il texano dagli occhi di ghiaccio", "Gli spietati"), alle storie d'amore senza età ("I ponti di Madison County", love story tra cinquantenni), agli omaggi ai grandi del jazz ("Bird"), alle storie tratte da libri di successo ("Potere assoluto", "Fino a prova contraria"). Una varietà di temi e un unico filo conduttore, almeno nell'ultimo decennio: il coraggio di invecchiare, la voglia di sfidare il cinema al silicone. E, a giudicare dagli incassi Usa di "Space cowboys", il pubblico gli dà ancora ragione.

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