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CORRIERE DELLA SERAIL PERSONAGGIO Sharon Stone: in Italia la Chiesa frena la lotta allAids Lattrice protagonista al Lido di unasta benefica per la ricerca sul virus Hiv DA UNO DEI NOSTRI INVIATI V ENEZIA - La lotta allAids in Italia è «complicata» per la presenza della Chiesa. Lo sostiene Sharon Stone, che dopo la serata inaugurale della Mostra è stata ieri ancora protagonista di unasta benefica per la ricerca sul virus. Un gala cui hanno partecipato anche Richard Gere, Altman, Chiara Mastroianni. «Non sono a Venezia per giornate pubblicitarie di una società spettacolo. Il mio impegno con lAmFAR, la fondazione americana per le ricerche sullAids, non è un evento mondano» sostiene lattrice. Allasta anche una specie di «bauletto» da lei disegnato per la Louis Vuitton. «Il mio è un compito importante, anche politico - sostiene convinta la star -. Non voglio far notizia perché mi tolgo le scarpe, ma perché sono qui con un obiettivo». Sotto un tendone al riparo dalla pioggia, la diva, con i capelli biondi di nuovo corti, ha spiegato il suo impegno anche criticando la contrarietà della Chiesa alluso dei preservativi nella lotta al virus Hiv. Ha scelto, prima di andare alla serata benefica alla Fondazione Giorgio Cini, parole nette, come sua abitudine, e che contrastano con il suo aspetto da morbida quarantenne, in barba a Hollywood che sempre meno la corteggia. Dopo «Basic Instinct», sulle libere scelte sessuali e, dopo il film sul lesbismo, «If these walls could talk», è diventata una sorta di testimonial dellamore diverso. Oggi lancia proclami per lAids. Non è una contraddizione? «Sono unattrice e faccio il mio mestiere. In genere non mi lascio andare a dichiarazioni "politiche", ma respingo qualsiasi provocazione a sproposito tra i miei ruoli e le mie scelte di valori. Ho accettato il film sul lesbismo perché avevo apprezzato il primo lavoro della serie, con Cher e Demi Moore, sullaborto. Anche con affermazioni forti, il mio era un modo di lanciare battaglie per lidentità delle persone». Sembra prendere le distanze dalle strumentalizzazioni. «Vero. Sono venuta a Venezia, in Italia, non certo a caso. Il vostro Paese ha il profumo e i colori e la luce di un mondo di lunga storia. Per me è importante fare la battaglia per lAids in un Paese così bello e da me amato, ma che è complicato per le questioni politiche dalla presenza della Chiesa» Lha portata a Venezia il premio a Eastwood o lAmFAR? «LAmFAR, poi è venuta la richiesta di partecipare alla serata inaugurale e quella di dare il Leone a Clint, che io so essere generoso nei suoi impegni benefici. Gli sono grata di aver appoggiato il mio lavoro con il suo fascino, che nasce dallintelligenza». Quando ha deciso di impegnarsi in prima persona con lAmFAR? «A Cannes nellanno in cui io presentavo il film "The quick and the dead" e, per una malattia, Elizabeth Taylor non poteva essere presente. A Hollywood avevo visto morire tanti amici di Aids e, con dolore, avevo assistito allagonia del mio professore di recitazione. Dobbiamo aiutarci lun laltro: lo faccio da allora». Vuol dire che non possiamo ritenerci privilegiati se siamo sani? «Esattamente. Spendo molto del mio tempo a parlare con i dottori che si occupano dellAmFAR, lunica associazione che reinveste al 100 per cento ciò che raccoglie nella ricerca. Milioni di persone, alcuni dicono 34, altri 60, sono malate. LAfrica è un dramma globale. LAids non è mai una tragedia solo individuale. Il 47 per cento dei contagiati appartiene al sesso femminile e io sono al fianco di tutte le donne che soffrono e vicina ai bambini malati di Aids». Non è facile essere un oggetto di desiderio e una donna impegnata. «Per me lo è diventato e, ora che sono mamma del mio adorato bambino, sono più pronta a tante battaglie, anche per una alimentazione non inquinata. Poi esiste la mia vita dattrice». Non le ha dato soddisfazioni ultimamente... «Ho creato una mia società, mi sono sposata, ho scelto film che amavo e difendo. Ora farò "Basic Instinct 2" con Paul Verhoeven, una significativa storia di donna adulta. Ma la vita non è solo questa. Non inseguo la giovinezza, anche se ogni donna è felice di piacere. Vengo da una famiglia non ricca, ho dato con orgoglio benessere ai miei genitori comperando per loro una grande casa, vivendo il mio successo attraverso ciò che potevo distribuire». Superati i 40 anni, si considera una donna forte o ancora la ragazza incerta e che ha fatto tanta gavetta prima di sfondare? «Mi sento sino in fondo Sharon Stone, la ragazza che amava film come "Il libro della giungla", ma oggi è anche una mamma, una moglie, una donna pronta a difendere il suo impegno civile. È stato bello disegnare un beauty case per lasta: farà sognare tante donne, ma porterà soldi allAmFAR. La vita vera è in questi scambi». Cosa ha pensato nella serata di gala, tra gli sguardi di desiderio di tanti uomini e di curiosità delle donne? «Che si può rompere limmagine che spesso ci imprigiona e metterla al servizio, come attrice, della creatività e come battitrice dasta di persone bisognose di noi». LA REPUBBLICA La Stone attacca la Chiesa"I suoi anatemi danneggiano la lotta all'Aids" L'accusa dell'attrice a un'asta benefica in favore della ricerca sulla terribile malattia dal nostro inviato NATALIA ASPESI VENEZIA - Così bella, così allegra, così spiritosa, così
angelica, Sharon Stone butta là: "Non capisco perchè la Chiesa si frappone tra una
malattia che oggi sta distruggendo 34 milioni di persone e una seria prevenzione. Come si
fa ad opporsi all'uso dei preservativi quando l'Aids è un tragico flagello che si
trasmette per via sessuale?". Fremito della folla di menager mercantili al suo
seguito: se il Papa si adombra, non sarà che qualche ricca signora molto credente
rinuncerà a comprare uno dei giganteschi e costosi cofanetti (o cofanotti) detti per chi
se ne intende "Vanity case", della celebre marca di eleganza cosmopolita
Vuitton, che qui vengono presentati in solenne anteprima alla estasiata stampa
internazionale? Figuriamoci, se è di moda, se costa 55 mila franchi (circa 18 milioni),
si può anche chiudere un occhio, per fortuna. |
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