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LA REPUBBLICA

"La Chiesa ha l'Alzheimer"
Lo sfogo dello scrittore colombiano Fernando Vallejo. Dal suo romanzo il film "La vergine dei sicari"

VENEZIA - "Non parlo male di Cristo, io sono contro Dio. Se Dio esiste, perché ha fatto tanto dolore, tanto disordine, tanta disperazione? Io sono offeso da Dio". E' la risposta di Fernando Vallejo, lo scrittore colombiano di Medellin, autore di La vergine dei sicari a chi si dichiara offeso dal linguaggio antireligioso del film di Barbet Schroeder tratto dal suo libro.
Vallejo, che firma anche la sceneggiatura del film - "In genere gli sceneggiatori tradiscono i romanzi, preferisco tradirmi da solo" - non è tipo da sfumare la rabbia e le parole. Non lo fa parlando del Papa: "Il Papa è stato in Colombia a predicare contro il controllo delle nascite. Eppure la Terra non sopporta più tanta gente, non c'è più spazio, non c'è più cibo, i fiumi sono fogne, nei mari c'è lo scarico di tutti i nostri rifiuti. Dopo la visita del Papa in Colombia sono nati 5 milioni di bambini, diventeranno assassini, criminali, sequestratori, spacciatori, condannati dalla droga. Perché non ne ospita qualcuno in Vaticano? E perché non salva la vita dei cani che muoiono nelle strade di Medellin? San Tommaso d'Aquino aveva addirittura attribuito un'anima agli animali. Ma la Chiesa non ricorda, la Chiesa soffre di Alzheimer, dimentica tutto".
E non lo fa motivando l'omosessualità: "Ho studiato dai Salesiani, mi hanno insegnato che l'incontro di un uomo con una donna è un peccato contro natura, come se si accoppiassero un asino e una vacca".
Meno violento e disperato Barbet Schroeder, che ha voluto fare il film "perché non parla solo del dolore dei Medellin, ma della Colombia e di tutta l'umanità che soffre per la mancanza di speranza e di futuro. Sapevo che sarebbe stato difficile girare per le strade di Medellin, ero preparato a spostarmi in Messico, ma sono contento perché ce l'abbiamo fatta, anche se qualche momento di paura c'è stato: quando ricevi una minaccia di morte a Medellin non c'è da stare tranquilli. Per evitare l'invasione dei curiosi ho preparato un secondo set, finto, più divertente di quello vero. E mentre tutti si affollavano intorno alla macchina da presa scarica, abbiamo potuto lavorare in pace. In certi casi abbiamo mandato in giro qualcuno a distribuire denaro e la folla si disperdeva".
Nei nove mesi trascorsi a Medellin, ha conosciuto a fondo "le drammatiche contraddizioni di una città che pure appare vitale, efficiente, moderna, come qualunque metropoli occidentale. E invece è minata dalla violenza e dalla sopraffazione, dalla disoccupazione e dalla miseria. Sono stati fatti piani economici per salvarla, ma finora tutto è fallito, spesso nell'indifferenza del mondo. Adesso c'è il piano di Clinton, che potrebbe essere l'ultima spiaggia".
Se il regista dimostra un filo di speranza, per Fernando Vallejo non c'è niente da fare: "Nel deserto dell'umanità, per la Colombia non ci sono soluzioni".
(m.p.f.)

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