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CORRIERE DELLA SERA

Trionfa l'Iran, Leone d'oro a «Il cerchio»

VENEZIA -Ecco la lista dei premi del 57° Festival del cinema di Venezia:
- Leone d'oro: «Il cerchio» di Jafar Panahi;
- Gran premio della giuria: «Before the Night Falls» di Julian
Schnabel;
- Premio speciale per la Regia: Buddhadeb Dasgupta per il film
«Uttara»;
- Premio per la migliore sceneggiatura: Claudio Fava, Marco
Tullio Giordana e Monica Zapelli per «I cento passi»;
- Coppa Volpi per il miglior attore: Xavier Bardem («Before the
Night Falls»);
- Coppa Volpi per la migliore attrice: Rose Byrne («The Goddess
of 1967»);
- Premio Marcello Mastroianni per l'attore emergente: Megan
Burns («Liam»);
- Medaglia d'oro del Senato: «La Virgen de los sicarios» di
Barbet Schroeder;
- Premio Venezia Opera Prima-Luigi De Laurentiis: «La faute a
Voltaire» di Abdel Kechiche.

IL VINCITORE - Jafar Panahi spera che il suo film «Il cerchio», che ha appena vinto il Leone d'oro, serva a cambiare le cose. Il film in Iran non è ancora uscito, e chissà mai se uscirà, «però - dice a caldo Panahi - mi auguro che questo premio serva a richiamare l'attenzione sul problema della condizione femminile nel mio paese». Panahi, che ha vinto anche numerosi premi collaterali, ha definito «l'Iran per molte donne come una grande prigione a cielo aperto, dove se non hai accanto un uomo - come è mostrato nel film - non sei nessuno».
Una denuncia sociale, oltre che un film girato e interpretato con grande bravura, di un regista al suo terzo lungometraggio, dopo il poetico «Il palloncino bianco» (premio camera d'oro per la migliore opera prima al festival di Cannes nel '95) e «Lo specchio», che nel '97 gli fece vincere il festival di Locarno.
Il film, da Venerdì nelle sale italiane, è la storia circolare appunto, come suggerisce il titolo, di cinque donne nell'Iran di oggi. Una donna ha appena dato alla luce una bambina e avrà guai grossi perchè il marito aspettava un maschio. Tre donne vengono rilasciate di prigione con un permesso temporaneo ma la necessità di denaro le induce a ricorrere a misure estreme. Un'altra donna infine cerca invano di abortire dopo che il suo uomo (non il marito) è stato giustiziato.

LA DELUSIONE ITALIANA - Certamente gli italiani, con quattro film in concorso, si aspettavano qualcosa di più, anche perchè sia il film di Carlo Mazzacurati, «La lingua del sant», che quello di Marco Tullio Giordana, «I cento passi», erano stati accolti alla Mostra da applausi scroscianti e da ottime recensioni. Invece si sono dovuti accontentare di un premio piccolo, anche se prestigioso, per la bella sceneggiatura dei «Cento passi» (Claudio Fava, Giordana e Monica Zapelli).
Confermando le previsioni, il presidente Milos Forman e gli altri giurati hanno dato il leone d' oro all' iraniano «Il cerchio», film su cui molti avevano puntato non solo perchè è una denuncia forte contro l' oppressione delle donne in Iran, ma anche per le sue qualità stilistiche che ricordano, aggiornandolo a una realtà diversa, il nostro migliore neorealismo. Doppio premio meritato, quello della giuria e quello al rotagonista Xavier Bardem, per un film intenso e sofferto come «Before the night falls» dell'americano Julian Schnabel, la storia dello scrittore cubano Reinaldo renas, omosessuale censurato da Castro, costretto a fuggire negli Usa, perseguitato
sia in patria che in esilio. Potrebbe creare invece qualche qualche malcontento, il fatto che un premio istituzionale come la Medaglia d' oro del Senato sia andato al «La virgen de los sicarios», il cui sceneggiatore, lo scrittore Fernando Vallejo si è lanciato proprio a Venezia in un' invettiva contro il Papa e la chiesa cattolica. Ma evidentemente la giuria ha voluto evidenziare anche in questo film, come in quello di Giordana contro la mafia, quello iraniano contro il maschilismo e quello anticastrista di Schnabel, l'importanza della denuncia sociale, che nel caso di
«La virgen de los sicarios», storia di un amore omosessuale disperato nell' inferno di Medellin tra un anziano scrittore e un giovane serial killer, riguarda il narcotraffico in Colombia e la scia di morte che si porta dietro. Quasi obbligato, in un festival molto avaro di interpretazioni femminili, il premio a Rose Byrne, cui la regista Clara Law ha dato il ruolo di una ragazza cieca in «The goddess of 1967», storia di uno strano ed erotico viaggio nell'arido deserto australiano.

LA REPUBBLICA

L'Iran conquista Venezia
Doppietta per Schnabel con parolaccia
Leone d'oro a "Il cerchio" di Jafar Panahi. Gran premio della giuria a "Before night falls"

VENEZIA - "Il cerchio" di Jafar Panahi ha vinto il Leone d'oro della 57.ma Mostra di Venezia. Una vittoria accolta con generale favore che rispetta le previsioni della vigilia, anche se Milos Forman, presidente dei giurati, consegnando il premio al regista iraniano insieme a Paolo Baratta, scherza sulle difficoltà del lavoro dei giurati: "Eravamo d'accordo solo sull'amore per Vittorio Gassman, per il resto è stata una rissa continua. Ciascuno dei premi è stato votato con una maggioranza molto ristretta". Applausi per tutti i premiati da Barbet Schroeder a Giordana, Claudio Fava e Monica Zappelli, sceneggiatori di "I cento passi", da Julian Schnabel a Javier Bardem, anche se qualche dissenso il doppio premio a "Before night falls" lo ha suscitato.
Applausi anche all'assente Rose Byrne di "The goddes of 1967", premio ritirato dal produttore italiano del film, Domenico Procacci.
A premiare i vincitori sono stati i membri della giuria, con l'eccezione di Rod Steiger chiamato a consegnare il premio Mastroianni alla 14enne Megan Burns del film "Liam" di Stephen Frears. Simpatico e perentorio, Steiger con un coraggioso italiano ha invitato a ricordare Mastroianni con una standing ovation a cui il pubblico ha partecipato con entusiasmo. Non solo Mastroianni, ma un altro grande italiano è stato ricordato nella serata, cominciata con un montaggio di immagini di Vittorio Gassman, accolto con grande commozione. E a colorire una serata, televisivamente da dimenticare - ma chi ha scritto i testi per Chiara Caselli e chi le ha consigliato di abbandonare la compostezza dell'inaugurazione per proporsi con le pause retoriche da presentatrice televisiva ammiccante? - ha pensato Julian Schnabel, non solo per la disinvoltura con cui indossa il Sarong, ma per l'entusiasmo infantile con cui, da "fanatico del cinema", esprime la gioia di trovarsi qui, "io sono un pittore, ed è un sogno trovarmi qui con maestri come Chabrol, Forman, Pontecorvo" e, a proposito della moglie in sala, conclude con il suo italiano improprio ma efficace, che "è nata a San Sebastian, in esilio per dieci anni, perché in Spagna c'era Franco, e Franco era un cazzo".
Al termine della cerimonia i premiati si raccolgono per la stampa e i fotografi. "Sta circolando la notizia del premio, che aiuterà certamente a superare le difficoltà per l'uscita di "Il cerchio" in Iran. Ma adesso non voglio pensare ai problemi, ho già detto che il film è stato un parto difficile, ma voglio buttarmi il pasato alle spalle". dice Jafar Panahi, mentre Barbet Schoeder si augura che "La virgen de los sicarios" possa uscire negli Stati Uniti senza censura: "Sarebbe buffo se con tanta violenza gratuita che circola sugli schermi americani, la violenza del mio film, metaforica e necessaria per raccontare la realtà della Colombia, venisse censurata".
"Il mio desiderio è che "Before night falls" possa uscire a Cuba. Perché non è un film contro Cuba, ma contro tutti i totalitarismi del mondo", dice Julian Schnabel.
Ci sono tutti, c'è Dasgupta, l'autore indiano di "Uttara", c'è il maghrebino Abdel Kechiche. Sono autori di paesi lontani, che raccontano storie di disagio e di realtà difficili. "Ci unisce l'ansia di un cinema in cui il contenuto vale più del budget, il desiderio di lottare contro la stupidità, il conformismo, la globalizzazione", sintetizza Marco Tullio Giordana.

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