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LA REPUBBLICA "Meno America, più
mondo"
Il direttore Alberto Barbera
racconta la sua seconda Mostra. "Ci saranno grandi star e tanta musica. L'Italia? È
in un periodo ricco"
di MARIA PIA FUSCO
ROMA - "Avevo accettato l'incarico di Venezia perché avevo
tre sogni. Due li ho realizzati: avvicinare Sharon Stone e conoscere Michelle Pfeiffer. Il
terzo non lo dico per scaramanzia, perché spero di realizzarlo presto". Scherza - ma
non troppo - Alberto Barbera, che, finito il travaglio della selezione dopo circa mille
film visionati in quattro mesi, è stanco ma soddisfatto di una Mostra per la quale ha
studiato tre aggettivi-slogan: autorevole, luminosa, scanzonata. "Perché ci sono
grandi autori, grandi star e un gran finale con i musicisti del film di chiusura, Vengo di
Tony Gatlif, il regista zingaro andaluso che fatto un musical gitano. Suoneranno dal vivo
tutta la notte".
L'anno scorso la Mostra si annunciò "erotica". Avremo "Venezia
gitana"?
"Con un po' di forzatura è possibile. Ci sono gitani e tanta musica anche nel film
di Sally Potter The man who cried, e in Calle 54, il film fuori concorso di Fernando
Trueba, se pure non è gitana, la musica trionfa. Il film è un ritratto pieno di passione
di una decina dei più grandi artisti del jazz latino. Ma le definizioni sono sempre
limitative, questa è una Mostra aperta, anche se non c'è molto est, sono sono
rappresentati un po' tutti gli angoli del mondo. Ed è difficile identificare una
tendenza, sono film che, in genere, raccontano l'oggi. O un passato recente che ha
determinato la realtà presente".
Contro Cannes dove imperava il cinema in costume?
"Non è una scelta voluta. Si dice che un festival raccoglie quello che altri
seminano, non abbiamo trovato molti film in costume. L'unico film su un passato remoto è
quello di Manoel de Oliveira Palavra e utopia su un gesuita portoghese di cinque secoli
fa".
Non ci sono film scandalo, sesso sfrenato, amori gay?
"Una presenza normale, come nella vita".
Chiesa, Giordana, Mazzacurati, Salvatores, quattro autori italiani in concorso. Forse
questa è la vera novità...
"Non è una decisione di bandiera, dipende dalla qualità del cinema italiano che sta
vivendo una stagione ricca. Non sono pronti film di autori come Moretti, Olmi, Archibugi,
Tornatore, Scola, e manca il film di Del Monte che non se la sentiva di affrontare il
concorso. Ma i film presenti dimostrano il ritorno a due filoni che avevano fatto grande
il nostro cinema, quello politico e la commedia. Ed è un ritorno interessante, perché le
storie non sono solo militanti, ma molto più complesse. Un esempio è il film di
Giordana, I cento passi, che non si limita a raccontare un delitto mafioso, ma
ricostruisce il costume, la musica, le tensioni politiche, l'atmosfera degli anni 70. E in
La lingua del santo Mazzacurati usa due personaggi che fanno ridere per raccontare l'oggi.
E sono contento che Salvatores abbia accettato per la prima volta un concorso, Denti è un
film coraggioso con cui si mette in discussione, scegliendo di comunicare attraverso la
sgradevolezza".
In questo periodo si parla fin troppo del "grande fratello"...
"In "Cinema del presente" c'è Serie 7. The contenders di Dan Minahan, una
storia esilarante. C'è una selezione accurata di persone comuni, impiegati, casalinghe,
studenti, ecc. e a tutti viene consegnata un'arma: ci si uccide a vicenda, vince chi
rimane vivo".
Quali sono le difficoltà che ha incontrato?
"Nessuna insormontabile. Non è grandiosa la presenza americana, ma questo dipende
dalle nuove strategie di marketing. Non possiamo più attingere alle numerose uscite
estive in Usa perché per varie ragioni, soprattutto per la crescente diffusione dei Dvd
dopo sei mesi dell' uscita del film, gli americani tendono a far uscire i film in
contemporanea in tutto il mondo. Però c' è una buona rappresentativa. La vera
difficoltà non è tanto la selezione, quanto il calendario: tutti vogliono stare in
concorso, tutti vogliono la proiezione delle 20 in sala Grande e tutti nei giorni del
weekend. Poi ci sono i soliti problemi strutturali, le sale sono quelle di sempre. In
compenso ho vinto una battaglia: una mensa gratis per gli accreditati sulla Rotonda del
Casinò". |
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