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Burt il vincitore: in quel lager
non voglio tornare mai più

Ex militare olandese, 24 anni, è il primo trionfatore della serie, ma non lo rifarebbe nemmeno per i 250 milioni del premio

dal nostro inviato CARLO MORETTI

HILVERSUM - La protezione ad alto voltaggio è pronta, c'è anche il filo spinato arrotolato sulle recinzioni: sembra un campo di concentramento ma è quella che qui tutti chiamano "la Casa" del Grande Fratello. Si trova nella periferia industriale di Amsterdam, a pochi chilometri dal centro tv di Hilversum, dove tutto è cominciato.
Nel quartier generale di John De Mol, l'inventore del fortunato format televisivo, fervono i preparativi per la seconda edizione della trasmissione che lo scorso dicembre, nelle due ultime settimane di messa in onda, è stata seguita da due milioni e mezzo di olandesi, in un Paese che conta sedici milioni di abitanti. Il boss non c'è: dopo aver venduto il programma in Germania, Spagna, Stati Uniti e Italia, ha ceduto la sua società per una cifra da capogiro alla compagnia di comunicazioni spagnola "Telefonica", gettando così le basi per l'imminente sbarco del Big Brother in America latina. Ora si riposa su una spiaggia ai Caraibi.
La sua Casa, invece, resta aperta. Soltanto un po' più protetta dello scorso anno quando cinque paracadutisti si lanciarono da un aereo da turismo e atterrarono all'alba nel giardino, violando ulteriormente la privacy dei nove ragazzi impegnati nello show.
Armati di videocamera, in tre riuscirono a entrare nei container che ospitano bagni, cucina e camere da letto e a riprendere quei pochi dettagli che rimanevano inediti. Cinque minuti dopo erano fuori, allontanati dalla sicurezza, ma quelle immagini vennero trasmesse da una tv e da un programma concorrenti.
Questa, dicono i produttori del programma, la ragione dell'alta tensione, del filo spinato arrotolato e la doppia recinzione contro i fan che a centinaia (anche duemila, nei fine settimana) stazionavano intorno alla casa pur di vedere i loro fan, gridargli il loro affetto, lanciargli qualche orsacchiotto di peluche. Ma certo l'aspetto è inquietante.
Bart, ad esempio, in quella casa non ci tornerebbe a nessun prezzo. Ci era entrato soprattutto per i 250 milioni di lire del premio, che ha poi vinto e che ha depositato in banca dopo averne ceduto volontariamente parte (quindici milioni ciascuno) al secondo e al terzo classificati. "È stato anche divertente, finché è durato" racconta "ma quello che è successo dopo, a trasmissione finita, è stato un inferno: non ero preparato alla notorietà, i primi tempi mi inseguivano dappertutto e non è ancora finita, anche se l'attenzione intorno a me è molto diminuita. Sto pensando di andare all'estero per qualche anno, ho bisogno di tranquillità".
Se quella del "Grande fratello" è tv spazzatura, e Bart è profondamente convinto che abbiano ragione i critici, allora la tv spazzatura ha la bella faccia di questo ragazzo di 24 anni che si è arruolato nella casa dopo due anni di vita militare nell'esercito olandese ma che per il suo aspetto avrebbe potuto tentare la sorte anche in una delle boy band che l'industria discografica sforna ogni settimana. "Ho partecipato per i soldi, e anche per una sfida con me stesso. Mai però avrei immaginato il clamore che "The Big brother" avrebbe suscitato: in fondo cosa mai facevamo in quella casa? Quello che ognuno di noi fa tutti i santi giorni, da quando ci svegliamo a quando torniamo a dormire".
Altri vincitori hanno sfruttato la notorietà, sono diventati testimonial di pubblicità, in Olanda anche il secondo classificato (il simpatico Ruud) ha partecipato a programmi televisivi, ha addirittura suonato e cantato nel concerto di una rockstar olandese. Bart ha evitato accuratamente ogni offerta, tutto gli è sembrato sproporzionato. L'unica chance che ha accettato è stata quella di esibirsi come conduttore radiofonico, di mattina tra le sei e nove, sulla rete nazionale: musica e qualche commento alle notizie più curiose del giorno.
"La radio è più vera della televisione, sei in diretta: tu parli e dall'altra parte sei sicuro che qualcuno ti sta ascoltando. In tv non è così, ci sono più controlli: ho rivisto il programma, certo quel Bart lì sono sempre io, c'è molto di me, ma non tutto. Altri hanno deciso quali momenti di Bart mostrare al pubblico. Non credo che ci si possa improvvisare: per fare l'attore bisogna studiare, per fare qualsiasi cosa bisogna studiare. Noi abbiamo semplicemente esibito noi stessi 24 ore al giorno. No, non sono né una star né un eroe, non ho ancora deciso di esserlo. Sa cosa voglio fare? Andare all'estero, un paio d'anni, e aspettare che tutto questo sia un lontano ricordo".

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