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LA REPUBBLICA

"Macché vergogna qui si fa la storia"

Gasperi coordinerà i venti registi del Grande Fratello

di LEANDRO PALESTINI

ROMA - Il regista numero uno del Grande Fratello italiano si chiama Fosco Gasperi, ha 47 anni, è milanese, ha un curriculum televisivo di tutto rispetto (da Non stop di Enzo Trapani al Carosello con Ambra alla Rai, da Casa Vianello a Ok il prezzo è giusto con Mediaset) e non si vergogna affatto di lavorare nel programma più voyeuristico della storia della Tv. "Vergogna? Perché mai? Con il Grande Fratello mi trovo di fronte a un nuovo concetto di televisione, questo programma racchiude tutto quello che è passato dentro la tv, dalle soap opera alle candid camera al talk show".
Qual è il suo ruolo? Cosa succede nella cabina di regia del Grande Fratello di Canale 5?
"Io curo la regia del giovedì sera, la trasmissione condotta da Daria Bignardi in cui si fa il punto settimanale delle varie storie che si sviluppano dentro la casa. Ma sono anche il produttore creativo per la Aran, Marco Bassetti mi ha dato l'incarico di coordinare il lavoro dei venti registi che si avvicenderanno quotidianamente sul set del Grande Fratello. I turni sono duri, saranno in coppia (cureranno la regia per due ore, poi monteranno il girato), il mio compito è anche quello di assicurarmi che lo stile sia sempre omogeneo".
Stile è parola grossa. Non si tratta di scene da voyeur? I concorrenti non vengono spiati nel bagno e in camera da letto?
"Ci sono molti pregiudizi intorno al Grande fratello. Non nego che il voyeurismo è una componente importante, ma noi non spingiamo verso gli eccessi. Ci sono state precise raccomandazioni di Pier Silvio Berlusconi in tal senso e io sono d'accordo: faremo attenzione alla qualità, al buongusto, il Grande fratello va in onda su Canale 5 che è una rete per famiglie. Certo, lo spettatore ha il desiderio che accada qualcosa di strano, di morboso, ma noi possiamo raccontare scene di odio o di amore senza essere volgari. Esempio: se due copulano, noi faremo vedere i preliminari, alcune effusioni, ma con il montaggio si taglieranno le scene hard per passare alla sigaretta finale: come nel migliore cinema degli anni '30".
Come sta addestrando i venti registi del Grande Fratello?
"Intanto fatemi dire che sono registi di ottima qualità, che per cento giorni si sottopongono a ritmi estenuanti (bisogna produrre 25 minuti al giorno per Canale 5: dalle 18.30 alle 19), insieme vediamo le edizioni del Big Brother degli altri paesi. Quella italiana sarà simile a quella spagnola, più latina, sentimentale ed emotiva. Io non faccio addestramenti, ma spiego ai registi che bisogna saper ascoltare più che vedere. Noi raccontiamo gli stati d' animo, dalla gioa al rancore. I silenzi del Grande Fratello sono a volte più esplicativi delle parole. Se ci sono dei dialoghi è importante fare dei buoni primi piani".
Ma lei si sente un po' Christof, il regista del Truman show?
"No, non mi sento come Ed Harris, e i nostri concorrenti non sono come Carrey. Chi gioca al Grande Fratello è consapevole di quello che fa, e noi con grande scrupolo li sottoponiamo a fior di test. Un gruppo di psicologi verifica la personalità dei concorrenti: chi partecipa avrà dei certificati di idoneità. Non vogliamo far entrare nella nostra casa persone fragili, che potrebbero farsi del male. E stiamo attenti anche al dopo: dopo il passaggio in tv la loro vita privata potrebbe essere sconvolta".

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