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LA REPUBBLICA

"Sarò il guardiano del Grande fratello"
Parla Carlo Alberto Cavallo, psicologo del programma di Canale 5

di LEANDRO PALESTINI

ROMA - Carlo Alberto Cavallo mostra a distanza la lista dei trenta "finalisti" del Grande fratello, non può far leggere i nomi ("la privacy è sacra"), ma spiega il suo elenco a colori: "In rosso evidenzio quelli da scartare, gli ex drogati o le persone che in passato hanno avuto delle patologie, in giallo quelli così e così". È lui il Grande Selezionatore, il 44enne psicologo che a colpi di test sta decimando il battaglione di aspiranti inquilini (130 dopo il primo screening), del Grande fratello che dal 14 settembre si esibiranno su Canale 5 e Stream.
Professore, qualcuno dice che il suo è uno "sporco lavoro"...
"All'inizio lo pensavo anch'io. Ma a forza di sentir gridare "al lupo! al lupo!" ho accettato la sfida. Però con la produzione del Grande fratello sono stato chiaro: vado via se vengono violate certe regole, io rispetterò il codice deontologico. Sono tra l'altro responsabile dei rapporti internazionali dell'Ordine nazionale degli psicologi".
Ha visto i Big brother di Spagna, Germania e Inghilterra?
"No, le esperienze precedenti mi avrebbero condizionato. Ma ho letto molto. E dalle selezioni ho capito che tutti vogliono raccontare la loro storia. La spintaprincipale è la vincita (250 milioni), poi vengono il gioco e il desiderio di protagonismo".
Alcuni psicologi giudicano il programma un gioco perverso di voyeurismo e esibizionismo...
"Non sono d'accordo con Massimo Cicogna, quando parla di gioco "perverso". Certo, c'è una componente di esibizionismo e di voyeurismo, ma niente morbosità, dal Grande fratello verrà fuori la vita normale. Forse per amore qualche concorrente scapperà dalla casa di Cinecittà (come è capitato in Spagna), ma autori e registi faranno attenzione a dosare le immagini, anche quelle più osée, agli infrarossi".
Lei garantisce che il Grande fratello non è tv spazzatura. Ma quale assistenza psicologica darete ai concorrenti?
"Diamo loro un supporto. Non sarò solo, c'è una batteria di psicologi coordinati dal professor Paolo Michielin (Università di Padova), che assicura la reperibilità per i cento giorni del programma. E garantiamo anche il dopo: per un massimo di dieci sedute. I concorrenti faranno un esame medico prima dell'ammissione (dai test dell'epatite C all'Aids), escludiamo chi abusa di sostanze tossiche, chi fuma troppe sigarette e chi prende più di cinque caffè al giorno".
Nel Grande fratello tutto sembra orchestrato per far litigare i dieci giocatori: non è crudele?
"La lite è uno degli esiti possibili. Ma l'esito finale per i concorrenti è quello di trovare un accordo, le privazioni fanno parte del gioco (dall'acqua calda razionata al dormire in cinque in una stanza). Devono riscoprire le molle essenziali della vita. Ed è importante la diaria, le cinquemila lire al giorno per le piccole spese: una regola che inserirei anche a casa mia".
Ci ha pensato che alle 18.30 davanti alla tv ci sono i bambini?
"Il Moige forse protesterà. Ma vedrete che a quell'ora andranno in onda scene nello "stralimite" della decenza. E poi siamo sicuri che i bambini guarderanno il Grande fratello? Osservando le mie tre figlie non direi. Quella di 13 anni si annoia a vedere telefilm o programmi da adulti, quella di 10 dopo tre minuti cambia canale, la più piccola di 8 anni sbadiglia subito".

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