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CORRIERE DELLA SERA

INCONTRI L’olandese inventore del programma

«Bombarderò tutto il mondo con il mio Grande fratello»

DAL NOSTRO INVIATO
AMSTERDAM

Ora ne è sicuro, John De Mol, 45enne olandese: «Il Grande fratello» andrà in onda in tutto il mondo e vi saranno nuove serie per anni e anni. Quasi una minaccia quella di De Mol, ex disk jockey, poi produttore televisivo, inventore, ora miliardario, di «Big brother» il programma che dal 14 settembre sbarcherà in Italia, su Canale 5. Lo stesso format andato in onda in vari Paesi tra cui Olanda e Germania, che stanno già preparando «Il Grande fratello 2».
Signor De Mol, come le è venuto in mente di blindare 10 persone in una casa per 100 giorni, spiate 24 ore su 24 dalle telecamere?
«Per caso, tre anni fa. Ho sentito la storia di un progetto scientifico americano: "Biosfera 2": una cupola di vetro nella quale far vivere 8 persone, 2 anni, solo con l’essenziale, per poi studiarne le reazioni. Mi si è accesa una lampadina. In mezz’ora è nato tutto».
Così poco?
«L’idea base, sì. Doveva chiamarsi "The golden cage" ( " La gabbia d’oro"): una casa lussuosa, un gruppo di persone dentro per un anno, un vincitore con molti soldi».
Nessun dubbio?
«Uno morale: si può manipolare la vita delle persone?».
Risolto?
«Sì, dipende da quanto ti spingi. Noi poniamo molta attenzione al cast: scegliamo persone forti, parliamo con famiglie, amici, prima di selezionarli. Un team di psicologi li segue prima, durante e dopo il programma».
Problemi tecnici?
«Tanti: molte telecamere, luci, suoni, costi di produzione. Ci è voluto un anno e mezzo per risolverli. E abbiamo ridimensionato l’idea: casa piccola (non più di lusso), e durata di 100 giorni. Ma nonostante questo per mesi non sono riuscito a vendere il programma».
Come ne è uscito?
«Rischiando. Ho detto alle tv: metto io i soldi. E finalmente, un anno fa, il programma è partito in Olanda. Ora so che dilagherà ovunque, per anni».
Non sarà eccessivo?
«No, una volta l’anno in ogni Paese è un giusto evento».
Si è dato una spiegazione di questo successo?
«"Il Grande fratello" è arrivato al momento giusto. Tre anni fa non avrebbe funzionato. Ora le nuove generazioni hanno un rapporto naturale con il piccolo schermo, lo vivono come una possibilità in più. Nulla di sacrale».
Cosa spinge la gente a partecipare al gioco?
«Il gusto della sfida. E la voglia di popolarità. Molto meno i soldi: solo uno vince i 250 milioni».
Le immagini di sesso dovrebbero essere censurate?
«No, è giusto mostrare tutto ciò che accade, anche due che fanno l’amore, ma senza insistere su corpi nudi o dettagli pornografici».
In Italia avrà lo stesso successo che altrove?
«Penso di sì: più a Sud si scende più ha successo. La gente al Sud è passionale, attenta alle emozioni».
Si sa che le telecamere alterano i comportamenti delle persone. Dunque non c’è nulla di spontaneo in quelle case. E’ solo una fiction inconsueta.
«Abbiamo fatto un test: l’influenza delle telecamere dura sette giorni, non uno di più. Poi ognuno cala la maschera e torna quello che è. Fiction o reality show? Una contaminazione di entrambi i generi: la gente e i loro comportamenti sono veri; le circostanze, fittizie».
Francamente, starebbe 100 giorni chiuso con 9 estranei, senza rapporti con il mondo?
«Se trovassi un sostituto per il mio lavoro, volerei».

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