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LA REPUBBLICA

"Grande Fratello: degrado"
L'accusa dell'Unione dei giornalisti cattolici
La trasmissione di Canale 5 "viziata da curiosità malsana". La difesa di Gori: "Critiche affrettate"
di CARLO MORETTI

ROMA - "Invasione della privacy". Meglio: "Usurpazione dell'intimità per una curiosità malsana". Ovvero, il tripudio di una tv volgare che rappresenta "il ritratto di una società nutrita dall'ipocrisia, dall'egoismo ad oltranza, dove si vince solo a patto di aver eliminato tutti gli altri". Sono questi i punti fondamentali di un duro documento dell'Unione cattolica della stampa italiana (Ucsi) contro il "Grande fratello".
Preoccupati per quanto potrà accadere anche in Italia, dove il programma debutta il 14 settembre su Canale 5 dopo aver ottenuto grande successo all'estero, i giornalisti cattolici sottolineano che il motivo del "degrado avvilente" della televisione dei nostri giorni ha un'origine ben precisa nella commistione dei generi, per la quale "la fiction insegue la realtà persino nel boudoir e sfuma il confine tra spettacolo e giornalismo, tra fiction e verità dei fatti".
Secondo l'Unione dei giornalisti cattolici, il panorama che si delinea nel futuro illuminato dalle telecamere del "Grande Fatello" è fosco, con "derive tipiche di un progetto totalitario": "Ci interroghiamo con preoccupazione sull'avvenire di una società in cui i soggetti fossero esposti senza difese efficaci a manipolazioni tali da attenuare il loro senso critico, fino a ridurli a comparse che giocano la propria anima sulla roulette dell'alienazione e dell'omologazione collettiva. Se lo spazio dell'interiorità fosse violato - conclude il documento del'Ucsi - cosa resterebbe a difenderci dall'arbitrio di un tiranno e dal "pensiero unico"?".
La prima risposta all'Ucsi arriva dal direttore di Canale 5, Giorgio Gori: "Le accuse appaiono affrettate, visto che precedono addirittura la messa in onda" dice Gori "e comunque prive di fondamento: il "Grande Fratello" non viola in alcun modo l'intimità dei partecipanti al programma. Ognuno di noi custodisce un'interiorità profonda in cui nulla e nessuno può entrare. Come si può pensare che l'osservazione esteriore, quella che avviene attraverso lo sguardo di una telecamera, possa scardinare l'intimità della sfera personale? Ciò che si osserva e si rende pubblico - com'è pubblico nella vita reale - è l'apparenza dei comportamenti esteriori e delle relazioni interpersonali. Infine, la libera adesione dei partecipanti supera ogni obiezione sulla privacy".
Per Furio Colombo, neodirettore dell'Unità ed esperto di comunicazioni di massa, quella dell'Ucsi è "un'opinione impeccabile e condivisibile laddove denuncia la commistione dei mezzi di comunicazione e la sovrapposizione fra verità e non verità, che può confondere e disorientare. Personalmente anche io do un giudizio non positivo su questo tipo di trasmissione, perché non bisogna ingenerare nello spettatore degli equivoci; bisogna sempre chiarire quello che è vero, e quello che è spettacolo, cioè invenzione, fantasia, non verità".
Sul tema del rapporto tra verità e finzione si concentra anche Maurizio Costanzo, responsabile della fiction Mediaset: "Credo che il "Grande Fratello" sarà inattaccabile se sarà autentico: laddove dovessero entrarci momenti di fiction, allora preferirei gli attori professionisti con una sceneggiatura e un regista, perché detesto le finte verità".

CORRIERE DELLA SERA

POLEMICHE

Stampa cattolica contro «Big Brother»

L'Unione Cattolica della Stampa Italiana (Ucsi) in vista della messa in onda su Canale 5 del «Grande Fratello» lancia un duro attacco e parla di «usurpazione dell'intimità dei soggetti, puntando sulla curiosità malsana del pubblico». Replica Gori, direttore di rete: «Big Brother non viola in alcun modo l'intimità dei partecipanti».

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