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LA REPUBBLICA

"Mi sento il sadico di turno"
Noi, per 100 giorni chiusi nella prigione parallela
Il racconto esclusivo di uno dei componenti della numerosissima troupe del "Grande Fratello"

ROMA - Ad accudire, sorvegliare, indirizzare Rocco, Roberta e gli altri ci sono novanta persone, qui a Cinecittà, intorno alla Casa del Grande Fratello. La macchina produttiva che vive in una sorta di prigione parallela, per cento giorni complessivi, seguendo turni - il giorno, la notte. Con 11 "scalettatori" che scrivono al computer tutto quanto succede nella casa e viene ripreso dalle telecamere, 4 operatori per una lista infinita di telecamere mobili e fisse, 20 registi davanti a un muro di monitor fino a una serie di altre figure professionali, dai montatori agli etichettatori. E ovviamente gli autori del programma, perennemente incollati ai monitor.
Oggi è il tredicesimo giorno di convivenza forzata dei dieci ragazzi, il gioco su vero e falso, i copioni già scritti, i canovacci tracciati giorno dopo giorno non sono più un segreto per nessuno: i veli, intorno al meccanismo iniziano a cadere. Sappiamo che ieri Striscia la notizia ha mostrato una precedente apparizione di Roberta come concorrente alla Ruota della fortuna di Mike Bongiorno, e ha svelato - ma non era certo un segreto - l' identità sociale dei concorrenti, tutti aspiranti a una collocazione futura nel mondo dello spettacolo. Per arrivarci si può anche passare attraverso un gioco che i concorrenti stessi hanno già definito "sadico". E che tale è anche per qualcuno dall'altra parte del vetro e dei muri che delimitano la casa.
A raccontarci parecchio dei meccanismi nascosti del Grande Fratello è uno dei novanta, un ingranaggio, un anello della catena.
Giorgio Gori, direttore di Canale 5, sostiene che si tratta di un prodotto "autoriale". Cosa vuol dire?
"In video tutto è reale. Magari ci fosse una sceneggiatura, o suggerimenti precisi. Invece tutto è terribilmente e tristemente reale. Gli autori sono tali nell'imporre le regole del gioco, nell'interpretare il Fratello. C'è anche chi vuole provare a fare spettacolo, proponendo balli e scenette. Ma per lo più si vuole giocare al gatto col topo: l'attività principale è quella di escogitare piccoli, sadici trucchetti per potenziare la reattività, l'aggressività di questi personaggi. Basti pensare al caldo asfissiante di una casa inondata di luce 24 ore su 24, alle privazioni che tendono a disorientarli, ad esempio l'assenza di orologi".
Quali sono le indicazioni editoriali consegnate alla squadra?
"Il giorno della messa in onda tutto il personale è stato avvisato di un cambiamento della linea editoriale. Fino al giorno prima, e durante le prove, le indicazioni erano chiare: tre stelle per le scene di sesso, due alle liti, una alle confidenze. Il primo giorno della diretta ci siamo trovati con le priorità rovesciate: niente nudi integrali, sesso solo da lontano e solo immaginato. Dopo averci detto "fateci vedere tutto" ci hanno detto "Ragazzi, usate il buon gusto"".
Ma i concorrenti hanno scelto liberalmente e consapevolmente...
"Credo che siano in pochi tra i dieci ad aver capito davvero quello a cui andavano incontro. Sono giovani e vittime della loro ingenuità, alcuni hanno alle spalle storie di miseria e difficoltà. Basta ascoltarli sulla diretta di Stream e ti rendi conto che tra loro c'è chi ha problemi con l'affitto. Qualcuno si sente fregato, qualche altro si sente tradito dagli autori, chi pensava di poter recitare facilmente e invece è già crollato. Rocco lo ha dichiarato di fronte alle telecamere rivolgendosi ai telespettatori: "Credevamo chissà che, ma quello che a loro interessava era la nostra instabilità psicologica". Altrettanto indicativo è il crollo psicologico di Francesca. Quando ha saputo della possibile esclusione, gli psicologi sono dovuti intervenire, l'emotività è fortissima".
Più il voyeurismo di tutti.
"Infatti il problema non è qualche tetta da mostrare, è il voyeurismo che punta alla fragilità emotiva dei ragazzi. Si è innescata una dinamica per cui i protagonisti tentano di fregare il Grande Fratello con trucchetti puerili, comunicando di nascosto, indicando le lettere stampate sui pacchetti di sigarette, improvvisando degli inutili nascondigli. Le ragazze ti fanno tenerezza quando tentano di comunicare in qualche modo con noi operatori attraverso le fessure dei vetri".
Al telespettatore questo non appare.
"I confessionali non vanno in onda su Stream, i dialoghi che vi si svolgono non potrebbero mai andare in diretta, perché svelerebbero il meccanismo. I ragazzi entrano, parlano rivolgendosi direttamente al Grande Fratello, imprecano contro di lui. Gli autori si avvicendano al di qua del confessionale simulando la voce ed entrando nel ruolo del Grande Fratello".
Qual è la sensazione più forte che ha ricavato in questi primi dodici giorni?
"La cosa che mi sconvolge di più è la crudeltà dell'esperienza. Hai la sensazione di essere il sadico di turno. Si stabilisce un gioco di ruolo tra chi sta dentro e chi sta fuori, carcerati e carcerieri, in fondo. Ognuno di noi svolge un lavoro isolato dall'altro, ma le frasi che si sentono più spesso sono "Questo piace, vai vai!". O anche, quando c'è il cambio di turno: "Allora, hanno scopato?"".

CORRIERE DELLA SERA

L’ESCLUSIVA Una giornata nei corridoi che circondano la casa dello show verità di Canale 5. Con il tempo gli spiati dimenticano la presenza delle telecamere

«Grande fratello», i segreti della prima visita sul set

Niente copioni, ma regole che condizionano la messinscena. Tecnologia fantascientifica. Operatori giovani come i concorrenti

Tutto era cominciato in maniera travolgente: arrivato sulla soglia della casa di GF, mentre ruderi di antiche scenografie romane ammoniscono che, finzione delle finzioni, tutto è finzione, sono stato spinto dentro, in un buio così nero che pareva inchiostro. Nell’indistinto lavorano i cameramen, si muovono i tecnici dell’audio, si stende un apparato elettronico fantascientifico. Poi GF scosta con delicatezza una tendina e lì, a 20 centimetri da me che osservo stupito, c’è Lorenzo, che si siede sempre a capotavola, da leader naturale, c’è Cristina che si è appena svegliata sulle note di Tracy Chapman. Anche Francesca si è alzata da poco e si ferma incantata davanti al pappagallo (forse un omaggio a «Portobello», l’ultima trasmissione che in Italia ha cambiato la tv). Gli altri continuano a dormire, nonostante siano già passate le undici. Lorenzo attorciglia una tovaglia e fa secca una mosca fastidiosa. Mi verrebbe voglia di richiamare la sua attenzione, ma GF mi fulmina: sono il primo «estraneo» ad aver varcato la porta di casa, ma potrei essere anche il primo a esser cacciato via, in malo modo.
Protetto dal vetro-specchio, io li vedo ma loro non vedono me. Mi muovo nei corridoi e osservo l’acquario elettronico. Come gli spettatori a casa. Questo è l’arcano che ha scatenato tante polemiche, infiammato gli animi, fatto gridare allo scandalo.
Roberta, la pierre, esce all’aperto e sui bordi della piscina balla e fischietta. Poi si mette a pregare, a voce alta. Chiede la benedizione anche per quelli che stanno per cacciarla via. Ma forse adesso non la cacceranno più.
Intanto Grande Fratello propone Beethoven, quello di «Arancia meccanica» di Kubrick. Mi impongo di lasciar perdere il vortice delle citazioni.
Sono qui solo per guardare in faccia lo scandalo, per capire se sono giustificati tanti allarmismi, se ancora una volta la tv ha scelto d’interpretare la parte del Male. Piaccia o non piaccia, GF è una nuova frontiera della tv. Non bisogna sopravvalutarlo, ma sarebbe un errore imperdonabile sottovalutarlo, liquidarlo come tv spazzatura, come buco della serratura e basta.
Più passa il tempo e più i dieci ragazzi (che presto saranno nove, e poi otto) dimenticano la presenza delle telecamere: giocano e insieme vivono un’esperienza unica, che forse li segnerà per sempre. Hanno accettato perché sono narcisi (come noi) ma la noia, la stanchezza, il meccanismo delle eliminazioni livellano le apparenze. Dieci ragazzi, costretti sotto lo stesso tetto, inevitabilmente cercano momenti d’intimità anche per vincere un’acredine inquieta, che comincia a serpeggiare; e per vivere, per ti- rare avanti, fanno lo sforzo insensato di credere che i loro concetti racchiudano un fondo di verità (come noi). Rocco si proclama fan del presidente Ciampi e cerca di spiegare la Rivoluzione francese a Lorenzo, che non ne vuol sapere. A Salvo le discussioni danno fastidio, Francesca e Maria Antonietta ascoltano in silenzio.
La novità di GF è questa: da tempo immemore, è la prima trasmissione che ha riavvicinato i giovani alla tv, che li costringe a parlare di tv.
Basta leggere Auditel per scoprire il ritratto dello spettatore che gli investitori pubblicitari sognano da sempre: è un fratello che va dai 15 ai 45 anni, è di classe sociale ed economica media-superiore, ha una buona scolarità e, diciamola tutta, soldi da spendere. Non solo: con GF Internet è impazzito. Quelli di Jumpy, entusiasti, mi mostrano i grafici di frequenza: quando si aprono gli uffici, durante la pausa pranzo e prima di andare a casa, i picchi di navigazione vanno alle stelle. Per dare un’idea del fenomeno, se fosse Tmc a programmare GF, risolverebbe quattro grandi problemi in un sol colpo: l’identità di rete, il business di Telecom e Stream, la valorizzazione di massa del Web (Virgilio). E tutti saremmo qui a gridare al miracolo della new economy, altro che voyeurismo.
Mi spiace che nessuno curi l’orto: l’insalata «monta», bisognerebbe tagliarla, i finocchi andrebbero «scalzati». Roberta fa la passata di pomodori, ma non pensa a bollirla. GF segue tutto, persino i pericoli di botulismo. C’è un clima di grande civiltà che accompagna quest’avventura; i tecnici hanno la stessa età dei concorrenti, gli stessi problemi. Sì, certo, fanno impressione 30 telecamere, 60 microfoni, 4 box di montaggio Avid: il sogno di ogni grande regista!
Per trovare giustificazioni teoriche al GF basterebbe attraversare la strada, la Tuscolana, passare da Cinecittà al Centro Sperimentale di Cinematografia e condire le sue intenzioni con citazioni di Vertov, Zavattini, Godard, Antonioni.
In Italia, l’autorialità suscita sempre riflessione, il resto è indecenza spicciola. GF, in fondo, non è che l’altra faccia di Blob, l’esaltazione della poetica del tempo morto (uno dei beni più preziosi che abbiamo perduto), la mappa di Borges estesa come esteso è il mondo. In GF non c’è sceneggiatura, come qualcuno ha fatto intendere. Ci sono regole del gioco che condizionano la messinscena, scandiscono alcuni tempi, imprimono svolte. Non c’è più il conduttore, sostituito da un simulacro di vita in diretta. Che sia questo un futuro della tv?

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