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LA REPUBBLICA La rabbia dei cybernauti per la decisione del giudice
"Non siamo pirati. Ma siamo pronti anche alla clandestinità"
Napster, la Rete si schiera
"Boicottiamo i negozi di cd"
di GIANCARLO MOLA
ROMA - "Napster non deve morire". Il grido
insegue se stesso nelle piazze virtuali della Rete, risuona nella Chat, rimbalza nei
gruppi di discussione. Sono passate poche ore dall'ingiunzione del giudice federale
Marilyn Patel, che ha disposto la chiusura entro la mezzanotte di venerdì dell'immensa
area di libero scambio della musica su Internet, ma il popolo del web ha già scelto da
che parte stare. E si è mobilitato per passare al contrattacco, per sostenere il Davide
della situazione, cioè il giovane Shawn Fanning, fondatore della piccola società
diventata in pochi mesi un vero e proprio fenomeno di costume. E per colpire il gigante
Golia, vale a dire la potente Recording Industry Association of America, la lobby dei
discografici d'oltreoceano.
La parola d'ordine è: boicottare. "Non comprate più cd dai venditori al
dettaglio", recita l'appello lanciato sul newsgroup alt.music.mp3. "E se volete acquistare prodotti
musicali, provate a cercarli direttamente dalle band". La polemica contro il caro-cd
imposto dai discografici è dura: "I prezzi dei compact sono raddoppiati rispetto
all'era del vinile, sebbene i costi di produzione siano notevolmente diminuiti. E ora
stanno cercando invano di riconquistarsi il monopolio che avevano prima dell'avvento della
Rete".
C'è rabbia, tra i cybernauti. Anche per il clima di criminalizzazione che si è creato
intorno a Napster. "Non sono un pirata - scrive John Black - e compro regolarmente i
cd. Ma disprezzo la strategia della società discografiche. Mi piace ascoltare alcuni
pezzi prima di comprare il disco. E poi Napster è un modo per promuovere gruppi meno
noti". La decisione dei giudici è inaccettabile, dice: "Quindi è tempo di
tornare a lottare". Si moltiplicano nel frattempo le petizioni. Quella
dell'associazione "Students of
America", in poche ore ha raccolto oltre mille
firme. Si rivolge ai musicisti, agli artisti, alle società discografiche. E chiede:
"Salvate il nostro Napster".
C'è chi guarda al momento dello spegnimento degli interruttori come all'apocalisse.
"Usate Napster finché potete", dice Mike sul newsgroup alt.music.nin. Ma in molti pensano anche al dopo, a
quando scambiarsi brani musicali non sarà più lecito. E l'ipotesi di passare alla
clandestinità, in attesa di organizzare una vera e propria resistenza, circola con
insistenza: "Potremo accedere a server underground?", si chiede Dave. "Sono
sicuro che qualcuno troverà la soluzione. Magari portando tutto all'estero, come fossimo
in esilio". |
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