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L'intervista: "Senza un ritorno finirà ogni forma d'arte"

"Giusta decisione: le opere vanno pagate"

Il parere di Leonardo Chiariglione, il padre di Mpeg: "La libertà della Rete non può essere sinonimo di gratuità"

L'ingegner Leonardo Chiariglione è il direttore dell'area multimedia allo Cselt di Torino, il centro ricerche e studi del gruppo Telecom Italia. Ma soprattutto, è uno dei personaggi più influenti a livello mondiale nel campo informatico. A lui si deve la fondazione del Moving Picture Experts Group, Mpeg in sigla, un'organizzazione che si occupa di definire standard per la compressione digitale dei dati audiovideo. Da Mpeg (leggetelo em-peg) sono usciti tutte le specifiche che oggi stanno dietro al multimedia di Internet, dei cd-rom, della tv satellitare e delle videocamere digitali. Il settimanale britannico Time l'ha inserito, unico italiano, tra i 50 uomini che condizionano il mondo dell'informatica. E nel 1996, la giuria degli Emmy Award, gli Oscar della tv americana, gli ha attribuito un premio speciale per il suo contributo alla diffusione della televisione digitale.
Da qualche anno, Chiariglione si è concentrato sulla creazione di standard in grado di proteggere i file su Internet, per tutelare un diritto d'autore oggi sempre più indifendibile sul Web. C'è lui dietro a Sdmi (Secure digital music initiative), un'organizzazione che riunisce aziende e organizzazioni del mondo della musica e che punta ad arrivare a una soluzione per la musica "sicura" tramite Web. E proprio in questi giorni, ha annunciato Mpeg-21, la nuova versione di Mpeg: un'iniziativa per arrivare a contenuti multimediali protetti.

Napster sarà chiuso. Qual è il suo giudizio?
Napster è stata un'idea geniale. E' un mezzo straordinario per aumentare la capacità di raggiungere il consumatore finale. Però l'uso che ne era fatto, non era un uso legittimo. Credo che la decisione del giudice sia da interpretare come una punizione per l'uso di Napster, non per il sistema in sé.

Lei è uno dei più convinti assertori della protezione del contenuto delle opere in digitale. Come far convivere questa esigenza con l'anima "libertaria" di Internet?
Ma che cos'è quest'anima "libertaria" della Rete? Nessuno è mai riuscito a spiegarla. Secondo me nasce da un equivoco: "Free" viene tradotto come libero, ma in verità è un termine con due accezioni diverse. Una è il libero di "Liberté, egalité, fraternité". L'altra è l'uguaglianza tra libero e senza prezzo. Quest'ultima è sbagliata. In italiano libero vuol dire una cosa ben precisa ed è diverso da gratis.

Quali sono i vantaggi della protezione per i produttori?
La protezione è solo uno strumento. Il fine è mantenere il controllo sul prodotto da parte del produttore. Ad esempio, fino a ieri, se io stampavo un cd, lo davo a un negoziante, lui lo vendeva e io percepivo una cifra. Oggi non è più tanto vero, con i masterizzatori.
Con mp3 e la Rete questo principio è del tutto falso. Se io partecipo a una mailing-list con 50.000 persone, e spedisco un mp3 in allegato, lo ricevono in 50.000 e lo possono usare. Con un file protetto, se clicco per aprirlo, mi direbbe: non sei tu il legittimo acquirente di questo brano, se vuoi sentirlo paga 2.000 lire. E questo restituirebbe equilibrio al sistema.

E i vantaggi gli utenti quali sono?
Bisogna vedere le cose in prospettiva. Se uno ha un pozzo di petrolio e lo sfrutta intensamente, ci guadagna, ma a un certo punto si prosciuga. Ora esiste un meccanismo virtuoso (ammesso che lo sia) per cui, poniamo, Sting scrive un pezzo, lo vende, la gente lo compra e Sting percepisce una certa percentuale. Il ritorno economico lo stimola a scrivere altri pezzi. Ma se i soldi non ritornano indietro, il meccanismo si rompe. Arriveremo alla morte delle opere. O almeno finirà il meccanismo attuale e si tornerà, magari, al medioevo, al mecenatismo. Per cui un mecenate pagherà Sting per fargli fare nuove canzoni, e tutti le sentiranno gratis. Ma chi l'ha detto che qualcuno pagherà e che invece non ci saranno più opere e basta?

Quali sono stati finora i risultati del Secure Digital Music Initiative (SDMI)?
Abbiamo emesso delle specifiche che hanno permesso all'industria di far uscire gli equivalenti dei player mp3, ma in formato protetto. Questi prodotti sono già in vendita.

MPEG-21 sostituirà mp3?
Prima di tutto, bisogna ricordare che mp3 è uno standard di compressione vecchio, risale a otto anni fa. Non è una tecnologia di punta. Mpeg-21, però, non è da interpretare tanto dal punto di vista della compressione, quanto della creazione di un ambiente in cui integrare compressione, protezione, capacità di riconoscere e trovare i contenuti. E creare dei rapporti sull'uso delle risorse: ad esempio certificare i passaggi su un sito, un fattore molto importante se su un sito c'è della pubblicità.

Paolo Ottolina

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