L'arte non esprime soltanto il risarcimento dell'artista verso il mondo attraverso l'elaborazione della forma ma anche la possibilità di una riqualificazione del tempo del mito e della storia. II linguaggio è lo strumento di elaborazione del lutto, della perdita dell'unità antropologica dell'uomo, sconfitto non soltanto dalle circostanze della vita ma anche dal crudele movimento della storia.

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Dario Alvarez Basso utilizza la pittura come costruzione di una architettura morale, lapidaria testimonianza di una posizione dell'arte non soltanto verso il proprio presente bensì nei riguardi di un passato fatto di forma e di sostanza. Per questo ha realizzato un ciclo di opere intorno alla figura mitica dell'Argonauta che riuscì a riprendere il vello d'oro con fantasia strategica.

Questi rappresenta la volontà di potenza che travolge ed aggrega, geografia, cultura e popoli lontani. Ciò richiede un'etica ed una mentalità espresse entrambe, attraverso il tentativo di contrastare un'egemonia e difendere la propria storia. La volontà di potenza richiede solenne gestualità e determinazione, etica dello scambio, senso della regola, del viaggio e del recinto, il luogo entro cui avviene il dialogo e la comunicazione. In qualche modo il giovane artista spagnolo si identifica con l'argonauta, in quanto intravede una attitudine tra l'artista che formalizza e regola la materia ed il condottiero che ribadisce con la lotta il loro bisogno di conquista.

 

 

Dove sono gli Argonauti

I colori si adattano ad esprimere l'elaborazione del lutto verso la storia, il senso dell'avventura determinata dallo svolgimento degli eventi. Partendo dalla lezione di Tapies e Mirò, costruisce un'architettura di forme giocata tra chiuso ed aperto, geometrico ed organico, riuscendo a rappresentare le forze in campo che si fronteggiano eternamente anche nel processo creativo dell'arte, il vello d'oro per l'artista. II segno scheletrico alla Klee che traccia linee e direzioni serve a sostenere questa architettura tesa verso l'ampio respiro delle cupole, metafora del cielo e della libera circolazione. Nello stesso tempo si respira una sorta di classica fermezza, rafforza-ta da un uso frontale del nero che ricorda Burri. Artista eminentemente europeo Basso, portato alla rappresentazione pittorica della storia, intesa anche come coscienza delle forme che confermano oltre la condizione dell'artista verso il linguaggio, quella verso il contesto che lo ha determinato e lo determina.

 

 

II sogno della storia rappresenta Basso, anzi la storia che sogna e risogna se stessa. La possibilità dell'arte di interdire l'ineluttabilità del tempo come vissuto e di tramutarlo in una dimensione capace di mutare l'evento in questo caso la straordinarietà consiste nell'affermazione del primato della forma sulla potenza, della forma dell'etica sulla potenza dell'estetica. Lo scontro tra le due diverse attitudini avviene in maniera flagrante, come si addice all'arte, nel presente visivo dell'opera che documenta in diretta la dialettica in essere tra forza del gesto e costruzione dolce dell'immagine. L'arte riesce a prendere un sogno alternativo, quel sogno che governa la cultura spagnola da Calderon de la Barca, a Tapies, senza cadute mistiche nell'utopia; un non-luogo astratto. Qui domina la realtà lampante del linguaggio che denota la tensione dell'artista, la sua capacità di costruire un'architettura cementante oriente colorato del nero, rosso e verde, il dissenso della forma come festa dell'arte.

Casa di Burri