Au pair, i documenti che servono


Le procedure burocratiche da seguire per recarsi all’estero sono spesso diverse da paese a paese, quindi non è possibile fornire delle informazioni valide in ogni situazione.

Qualche indicazione di massima però possiamo darla.

In particolare per andare in Inghilterra non serve una documentazione specifica, a parte la carta d’identità, visto che non c’è bisogno di un permesso di lavoro. Per le altre nazioni appartenenti alla Comunità europea in genere la normativa è abbastanza simile, anche se la cosa migliore da fare è chiedere consiglio ad un’agenzia che si occupa di lavoro au pair o recarsi direttamente all’ambasciata del paese in cui si vuole andare.

È bene ricordare, anche se molte volte l’euforia della partenza sembra abbassare la probabilità di certe eventualità, che all’estero ci si può anche ammalare: prevedere questa possibilità ed attrezzarsi per poter ricevere le cure necessarie abroad è quindi di estrema importanza. Se si va in una nazione della Comunità europea, è essenziale prima di partire richiedere il modulo sanitario E111, reperibile presso la propria Usl. Inoltre non è da scartare la possibilità di stipulare, specie se si esce dall’Europa, una particolare polizza assicurativa relativa ai rischi per la salute. Assicurazione che non di rado è a carico della famiglia ospitante.

Le cose si complicano quando il paese scelto per la vacanza-lavoro non è comunitario, ad esempio l’America, dove ci sono leggi specifiche e il settore è regolato in modo assai differente rispetto all’Europa. Questo vale anche per le questioni di ordine assicurativo e sanitario.

"Una delle differenze più rilevanti sta nel fatto che in America serve il visto", spiega Eveline Hermans, dell’ "Intermediate" (Agenzia di intermediazione romana). "Se una ragazza ci chiede di andare a lavorare come au pair negli Stati Uniti, noi procediamo in questo modo: chiediamo i documenti per ricevere il visto ad una delle 7 agenzie che in America sono abilitate a svolgere questo lavoro. Con questi documenti la ragazza va all’ambasciata americana e lì è possibile ottenere il visto: si tratta di un documento particolare chiamato J1".


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