Con
la consulenza del dottor Leandro Mallamaci
specialista in Pediatria a San Lucido, Cosenza
Se
si parla di tonsillite subito dopo la mente va ai periodi freddi d’inverno,
quando questo tipo di infiammazione sembra avere la meglio sul sistema
immunitario, soprattutto dei più piccini. Non è detto però che con la bella stagione non ci sia il rischio di
cadere nella trappola del mal di gola. La faringo-tonsillite è ,infatti,
un’infiammazione acuta della mucosa della faringe che può essere causata da
virus e da batteri presenti anche d’estate. E se è vero che la faringite di
origine batterica è un disturbo caratteristico dell’autunno e dall’inverno,
perché facilitato dalla frequenza nelle scuole e dai rapporti più ravvicinati
in ambienti chiusi, è altrettanto vero che le faringo-tonsilliti di origine
virale sono favorite dai climi caldi e talvolta possono essere addirittura
tipiche malattie estive. Vediamo perché.
La faringite è un processo infiammatorio acuto della mucosa della faringe, che riveste il tratto di via aerea mettendo in comunicazione le fosse nasali con la cavità orale, per poi scendere giù lungo la gola. Non è vero che a una faringite si accompagni un’infiammazione delle tonsille: queste, proprio per la loro vicinanza, sono, infatti, le prime ad essere coinvolte dall’infiammazione in corso. In questo caso si parla di faringo-tonsilliti.
Ma le tonsille non
sono le uniche a pagare le spese per la vicinanza alla faringe: di origine
batterica o virale, la faringite può anche coinvolgere altri tratti
dell’albero respiratorio e, quindi, manifestarsi insieme a riniti, tracheiti o
bronchiti. Altre
volte può comparire in seguito o in concomitanza a certe malattie, tipiche
dell’infanzia, come il morbillo, la parotite, l’influenza o la mononucleosi.
L’inizio dell’infiammazione può essere improvviso o comparire in
maniera più graduale cominciando con un leggero pizzicore alla gola,
fino ad arrivare, se trascurato, ad un dolore ben più forte.
C’E IL TIPO DI ORIGINE VIRALE… E BATTERICA
D’estate l’infiammazione “favorita” è quella di tipo virale, rappresenta il 70 per cento delle faringo-tonsilliti. Gli agenti principalmente responsabili sono gli enterovirus, in particolare i coxasackievirus e gli echovirus: si tratta di virus che, pur trovandosi dappertutto, proliferano soprattutto nei climi caldi. La faringite virale è una malattia che può colpire tutti e che spesso dà origine a vere e proprie piccole epidemie: campeggi, campi estivi e complessi turistici sono luoghi favorevoli al propagarsi del virus. Ma tra tutti, le persone maggiormente colpite sono i bambini piccoli, specie se vivono in ambienti sovraffollati, a causa della loro abitudine poco igienica da mettere tutto in bocca e di lavarsi poco le mani.
La trasmissione, infatti, avviene quando i bimbi
mettono in bocca oggetti sui quali si trova il virus.
In alcuni casi,
ma senza dubbio meno frequenti, anche le goccioline di saliva possono
trasmettere l’infiammazione, ma solo quando la persona si trova nella fase
acuta della malattia. Durante il periodo di incubazione, che può variare da uno a
sette giorni dal momento del contagio, la carica infettiva è quasi nulla e vi
sono minori possibilità di contagio.
La
faringo-tonsillite batterica può essere causata da diversi germi che possono
trovarsi in ogni luogo,
come pneumococchi, stafilococchi, haemophilus influenzae e streptococchi.
Si tratta di
infezioni che normalmente colpiscono i bambini tra i 5 e i 15 anni di età,
con maggiore frequenza in autunno e in inverno; è proprio in questi mesi
infatti che la trasmissione è facilitata dai contatti stretti che avvengono
negli ambienti chiusi.
Le persone
infette e i portatori sani trasmettono il contagio con la saliva: in pratica, bastano poche goccioline di saliva da una
bocca ad un’altra o lo scambio di posate o oggetti che si mettono in bocca.
Ecco perché tutte le situazioni di sovraffollamento, come i campeggi estivi,
sono a rischio.
ECCO COME SI
MANIFESTA
Le
faringo-tonsilliti, virali o
batteriche che siano, si
manifestano nello stesso modo. I sintomi più tipici sono dolore alla gola, che si fa più acuto
mandando giù un boccone ma anche
saltando saliva e, a volte, ingrossamento delle linfoghiandole che si trovano
sotto la mandibola.
Talvolta possono comparire anche febbre elevata, una sensazione di malessere generale, stanchezza, mal di testa e scarso appetito.
Quando la faringite coinvolge anche le tonsille, queste
appaiono ingrossate e arrossate, spesso caratterizzate dalla presenza,
più o meno abbondante, di secrezioni sierose o purulente a seconda dello
stadio di infiammazione.
GLI ESAMI PER
RICONOSCERLO
Per
distinguere una faringite virale da una batterica non ci si può quindi basare
solo sui sintomi, che sono del tutto identici, ma si ricorre alla coltura
faringea, l’indagine di laboratorio più utile per una diagnosi certa.
Si esegue sfregando ripetutamente un tampone in più punti
del faringe del bambino per raccogliere una secrezione in cui ricercare i
batteri responsabili dell’infiammazione. Fatto questo, il tampone viene messo
in terreni di coltura (che favoriscono la crescita dei batteri) per far crescere
le colonie batteriche. Una volta capito qual è il batterio responsabile si
esegue un antibiogramma, con il quale si stabilirà
anche qual è l’antibiotico più adatto e che meglio reagisce contro il
microrganismo selezionato.
Meno
specifici per formulare una diagnosi sono invece esami come il conteggio dei
globuli bianchi, la determinazione della velocità di eritrosedimentazione (Ves)
e la determinazione della proteina C (che indica la presenza di infiammazione):
questi esami possono talvolta essere richiesti, ma non aiutano a stabilire con certezza la causa
della faringite.
COME SI CURA
IL DISTURBO
Una volta
stabilito il tipo di microrganismo responsabile dell’infiammazione della gola,
lo specialista può scegliere la cura più indicata.
Per il trattamento delle infezioni da streptococco il farmaco di prima scelta è
senz’altro la penicillina. In Italia, a differenza degli altri Paesi europei,
non è disponibile la penicillina in sciroppo e, per questo si deve ricorrere
alle compresse o alle iniezioni di “penicillina ritardo” da usare in
un'unica dose. Ma la mancanza dello sciroppo e il rifiuto da parte del bambino
di fare la puntura, effettivamente dolorosa oltre che difficile da eseguire,
spesso impediscono di mettere in pratica la cura più efficace.
In Italia
vengono solitamente usati i derivati della penicillina, i macrolidi e le
cefalosporine, da prendere per bocca alla comparsa dei primi sintomi e da
continuare per almeno dieci giorni. Per le faringo-tonsilliti di origine virale non è
necessario alcun tipo di cura, perché l’infiammazione tende ad andare via da
sola, in pratica si “autolimita”. Si ricorre a qualche farmaco antipiretico
solo in caso di febbre. Per ridurre il dolore locale il bambino può fare
gargarismi con acqua tiepida salata, in cui si possono disciogliere compresse
balsamiche.
NON ESISTE
ANCORA UN VACCINO
Attualmente non
ci sono vaccini per prevenire questo tipo di disturbo. Batteri e,
specialmente d’estate, virus si trovano ovunque e per questo non è facile
evitare di rimanere vittime di un brutto mal di gola, soprattutto se si parla
dei bambini, inclini a mettersi in bocca qualunque cosa e a non lavarsi le
manine.
Un buon
consiglio è evitare di mettere qualsiasi oggetto in bocca, specialmente se si
trascorrono le vacanze in un campeggio.
E questo vale anche per i campi estivi in cui a volte si possono evitare piccole
epidemie tra i bambini che vi partecipano semplicemente attenendosi a norme
igieniche più scrupolose.
Certamente se
l’organismo è debilitato è più facile che il virus o il batterio
“attecchiscano” al primo colpo:
questo spiega, per esempio, perché
il freddo invernale può essere predisponente a questo tipo di infezione.
D’estate,
condizioni che abbassano le difese dell’organismo possono essere gli sbalzi di
temperatura che
colgono impreparati e scarsamente equipaggiati, oppure grandi sudate associate a
colpi d’aria.
PUO’ ESSERE
COLPA DI UN BATTERIO PERICOLOSO
La faringite da
streptococco beta emolitico di gruppo A necessita di un’adeguata cura
antibiotica per
evitare complicanze come la malattia reumatica (una malattia infiammatoria che
interessa principalmente il cuore, le articolazioni e il sistema
nervoso centrale) e la glomerulonefrite post-streptococcica
(infiammazione dei reni che si manifesta con sangue nelle urine e che, molto
raramente, può evolvere in insufficienza renale acuta).
Per la diagnosi
di questo tipo di faringite il metodo più efficace rimane quello del tampone
faringeo con antibiogramma, grazie al quale è possibile saper qual è l’antibiotico
più adatto per la cura.
Le complicanze
possono essere evitate solo sconfiggendo il microrganismo.
Nell’ultimo decennio, negli Stati Uniti, la malattia reumatica ha avuto un
forte aumento. Le cause di questo fenomeno non sono chiare ma si sospetta una
relazione con la presenza di ceppi particolarmente aggressivi.
In Italia, dove
fortunatamente non si è registrato un aumento del genere, i problemi maggiori
sono legati alla scelta della cura:
riguardano, in pratica, il rischio di provocare fenomeni di
antibiotico-resistenza di alcuni ceppi di tale batterio. Tale eventualità e
causata dall’impiego di un gruppo di antibiotici, da decenni prescritti con
successo per il trattamento delle infezioni streptococciche, l’uso
indiscriminato dei quali potrebbe determinare un aumento delle complicazioni.