Le cure miracolose

IL FASCINO DELLA PANACEA

Il mercato delle panacee è quanto mai ricco e tale da soddisfare le speranze di salvezza di quanti ogni giorno sono alla ricerca di illusioni. Ma che cosa sono nella realtà le cure miracolose? Secondo i medici sono tutti quei rimedi che non hanno mai dimostrato, in seguito a verifiche cliniche rigorose, di possedere alcuna attività antitumorale documentabile e riproducibile. Secondo i proponenti sono invece la soluzione del problema, la panacea che si pone in alternativa oppure (più spesso) a completamento delle cure tradizionali.

Chi sono i proponenti e con quali argomenti? Dispensatori di cure anticancro possono essere i cosiddetti "guaritori" (in inglese charlatans), oppure laureati in scienze biologiche o anche in medicina che esercitano la professione e quindi, almeno teoricamente, sono abilitati a proporre e attuare terapie dei tumori. I primi sono in genere persone estranee alla medicina, taumaturghi con presunti quanto ben divulgati poteri "curativi": si dicono vittime della gelosia della classe medica, oppure della persecuzione occulta delle aziende farmaceutiche produttrici di farmaci antitumorali. Costoro in genere propongono rimedi la cui composizione viene tenuta gelosamente segreta o resa nota soltanto in parte. Essi distribuiscono i loro preparati senza richiedere ufficialmente alcun compenso. Dicono di farlo per spirito umanitario e per il bene della gente che soffre. All'inizio si limitano infatti ad accettare solo offerte di denaro. Quando poi la "cura" diventa il polo di attrazione di un numero sempre crescente di persone, attorno al guaritore fioriscono figure (in genere parenti ed estimatori) meno disinteressate: fiutano l'affare e intrecciano attorno al 'rimedio'' una redditizia rete commerciale. Sostenitori di cure che pretendono di guarire i tumori possono essere anche medici con un passato professionale di tutto rispetto, con esperienza nel settore della ricerca di base piuttosto che nella ricerca clinica. Animati dalla certezza di aver avuto l'intuizione giusta, di aver trovato finalmente la risposta al problema cancro, non ammettono che i medicamenti da loro proposti siano, di fatto, sprovvisti di una documentabile efficacia terapeutica. Ai loro occhi, l'efficacia del loro rimedio è argomento di fede: in mancanza di dimostrazioni scientifiche inoppugnabili, essi invocano le prove viventi di un gran numero di malati che sarebbero migliorati e anche guariti. Interpretano le obiezioni degli oncologi, come altrettante manifestazioni di sabotaggio. Si sentono vittime dell'incomprensione e dell'ostilità della scienza ufficiale, che non tollererebbe il "sorpasso" da parte di non addetti ai lavori, ossia i medici non oncologi. Usata ad arte, tale presunta ostilità non disturba molto il dispensatore di cure miracolose che continuano a essere distribuite. A volte si ricorre alla piccola astuzia di porsi al sicuro dai rigori della legge di un determinato Paese che ha proibito la vendita della "cura", stabilendo la sede di distribuzione in zona extra-territoriale.

Sia i guaritori puri che i medici solitari in guerra contro i tumori commettono lo stesso errore: pretendono di guarire con la stessa cura tutte le neoplasie, come se il mito della panacea potesse diventare realtà espugnando l'intera malattia cancro. Invitati a documentare le virtù del loro rimedio, sì limitano a esibire lettere e testimonianze verbali di presunti pazienti guariti. Al numero altisonante dei pazienti trattati fa riscontro una bassissima incidenza di risposte documentate (in genere del tutto mancanti o comunque sempre inferiori a quelle documentabili con trattamenti antitumorali convenzionali usati da soli). Qualora direttamente implicati in discussioni ove vengono sollecitati a produrre i risultati, la risposta è classica «Quando ci si trova di fronte a un malato di cancro, alla disperazione, la cura alternativa può dare risultati insperatamente positivi, specie sul piano psicologico». Se esplicitamente sollecitati a farlo, i guaritori non sono neppure in grado di fornire la prova dell'esistenza di un tumore nei pazienti trattati Nell'evenienza (non rara) di trovarsi ad applicare il loro rimedio su pazienti neoplastici già trattati efficientemente con terapie classiche, oppure con farmaci antineoplastici associati alla cura miracolosa, non esitano a gridare al successo, tralasciando (ovviamente) di menzionare le altre terapie.

In ogni parte del mondo, indipendentemente dal livello culturale e dalla specifica preparazione, i guaritori hanno lo stesso stereotipo. Questi sono gli attori. La scena è rappresentata dall'umanità sofferente costituita da tutti quei pazienti nei quali la medicina ufficiale avrebbe deluso le aspettative di guarigione. La cassa di risonanza è variegata, ma con una caratteristica costante: la diffusione delle informazioni a macchia d'olio. Parenti, conoscenti, amici di famiglia, estimatori sono i protagonisti di un incessante tam-tam che segnala l'esistenza in una determinata città di un personaggio (nome, via, numero di telefono, orario di apertura del luogo di distribuzione del "farmaco») in possesso di una cura per il cancro. Nessuno sa dire con certezza di che si tratta, ma tutti sono pronti a giurare che il rimedio "funziona", perché hanno avuto modo di constatare che un loro amico affetto da tumore dichiarato inguaribile dai medici "sta molto meglio" dopo la cura. Comincia così la corsa dei parenti. I malati (per fortuna), compaiono molto raramente in prima persona in questi santuari dell'assurdo dove la disperazione riesce a tramutarsi in speranza, dove la fila della gente in attesa è direttamente proporzionale alla fama raggiunta dal binomio guaritore-cura miracolosa.

La notorietà fa notizia, la notizia attira l'attenzione dei mass media, sempre alla ricerca del sensazionale. Nascono così le interviste telefoniche, (raramente di persona) prima con i soli guaritori, poi (separatamente) con un gruppo di esperti oncologi di provata fama ai quali l'intervistatore pone in genere quesiti insolubili, non avendo gli esperti alcun documentato argomento di giudizio, se non quanto si conosce attraverso i mezzi non scientifici di informazione. Le conclusioni delle interviste sono nel primo caso la presentazione del guaritore come potenziale vittima incompresa in attesa di giudizio (in chi è psicologicamente predisposto a credere, ciò rafforza l'idea della bontà della cura); al guaritore si raccomanda di prendere contatti con la medicina ufficiale per fugare ogni possibile dubbio. Nel secondo caso una disquisizione sui concetti di base della biologia e della terapia dei tumori, un monito alla gente a non fidarsi delle cure miracolose, sostenuto dall'esigenza perentoria di severi controlli delle terapie non ortodosse. Si continua così a viaggiare su due binari paralleli senza possibilità d'incontro, col risultato che la realtà resta tale e quale anche in questi casi in cui le autorità sanitarie prendono posizione contro le cure non ortodosse. È capitato ripetutamente (anche in Italia) che le autorità sanitarie del Paese, spinte da campagne di stampa, nonché dalla preoccupazione di trascurare una terapia potenzialmente efficace, abbiano disposto sperimentazioni controllate secondo rigorosi criteri scientifici sul "rimedio anticancro", di volta in volta salito agli onori della cronaca.

In ogni parte del mondo le sperimentazioni eseguite in Istituti specializzati per la cura dei tumori hanno puntualmente smentito la presunta efficacia delle varie panacee. Questi dati di fatto hanno portato ad una serie di prese di posizioni ufficiali, come quella assunta negli Stati Uniti dal National Office dell'American Cancer Society e dalla Food and Drug Administration del Governo Federale, che hanno raccolto in una pubblicazione dal titolo Unproven Methods of Cancer Management almeno un'ottantina di test diagnostici e modalità di trattamento per il cancro la cui efficacia non è mai stata provata. A controbilanciare questa iniziativa, sempre negli USA, sono sorte organizzazioni specificamente votate alla diffusione delle cure miracolose: la Independent Citizens Research Foundation for the Study of Degenerative Diseases, l'International Association of Cancer Victims and Friends Inc. e la National Health Organization. Lo scopo statutario di tutte queste organizzazioni si pone tre obiettivi: a) difesa legale nei confronti delle autorità sanitarie governative, cui viene chiesta maggiore "apertura" di giudizio sulle cure proposte; in pratica, la richiesta è quella di concedere spazio ai loro prodotti al fine di controbilanciare il monopolio dei medici e dell'industria farmaceutica; b) conquista della stampa, delle reti radiofoniche e televisive; c) istituzione di punti di ritrovo (sale di lettura, biblioteche), ove il grande pubblico possa trovare conferma di quanto preannunciato dai mass-media, con materiale appositamente preparato sulle proprietà terapeutiche dei vari trattamenti anticancro definiti dalla medicina ufficiale come non ortodossi.

Questo articolo è tratto da un testo di Oncologia clinica redatto non oggi ma nel 1992 - Manuale di Oncologia Clinica - Bonadonna - Robustelli della Cuna - Editore Masson.

Personalmente non mi sento di aggiungere altro se non chè nessun medico dovrebbe avere la possibilità, per legge, di curare un paziente o di essere " l' esecutore " - come medico di famiglia - di un trattamento deciso da altri, senza che ci sia la certezza di scienza dell' efficacia della terapia.

Dott. Leandro Mallamaci - Pediatra in San Lucido (CS)