23 giugno1999
Fratelli d'Italia in bilico tra intensità e ingenuità Cocktail di emozioni
(M.G.) Palla al centro campo... e via! Sei attori indiavolati cominciano a giocare
a pallone in un rettangolo verde di sei metri per quattro: due
fanno le porte, uno l'arbitro, altri due si battono tra loro; in sottofondo
una scatenata musica etnica e alcune frasi sulla guerra e la pace. E' l'inizio
di "Fratelli d'Italia", spettacolo di rara intensità emotiva
(anche se non privo di ingenuità) andato in scena domenica all'auditorio di
S. Michele, riproposizione della vicenda di Antigone proiettata nel periodo
della seconda guerra mondiale, tra partigiani, occupazione tedesca e camicie
nere. La produzione del Teatro delle Ariette (Castello di Serravalle , Bologna)
consiste in un teatro di narrazione (sono gli attori Paola Berselli e Maurizio
Ferraresi a raccontare l'attualizzata vicenda tragica), continuamente spezzato
nel ritmo da inserti di vario tipo, come quello in cui i sei attori gridano
la propria scheda anagrafica, il loro rapporto con le armi e i morti, lasciando
filtrare nelle parole il dolore e la sofferenza delle proprie tragedie personali.
Ed è proprio facendo leva su queste che i protagonisti riescono a immedesimarsi
(a volte fin troppo) nei personaggi della storia di Antigone, figlia di padre
partigiano (Creonte) e sorella di due fratelli fra loro nemici, Eteocle, partigiano
pure lui e quindi figlio prediletto e Polinice, fascista e destinato ad essere
insepolto dopo lo scontro finale per ordine del suo stesso padre. Antigone ama
tutte e due allo stesso modo e tenta segretamente di dare sepoltura a
Polinice, trasgredendo così l'ordine del padre, da cui verrà poi uccisa. Tante
emozioni (ormai così rare a teatro) per i venti spettatori, qualche carenza
recitativa e drammaturgica
(non si dovrebbe chiedere agli spettatori di schierarsi da una parte o
dall'altra, pena il venir meno della tragedia), per un'idea certamente ricca
di originalità.