PRIMAFILA,
giugno 2000

SPETTATORE-OSPITE DISCRETO PER UN TEATRO “DOMESTICO”
di GIUSEPPE LIOTTA

Con le premesse di un vero e proprio manifesto teatrale, nasce nell’estate del ’96 il gruppo diretto da Stefano Pasquini e Paola Berselli che da più di quattro anni organizza e gestisce questa particolare, e per molte ragioni, straordinaria esperienza teatrale che lo scopo di produrre, promuovere e sviluppare un nuovo teatro popolare di ricerca. “Nell’autunno dell’89, quando crollava il Muro, abbiamo abbandonato il teatro, dove lavoravamo professionalmente dal ’84. Da allora lavoriamo e viviamo in campagna, nel podere Le Ariette a Castello di Serravalle (Bologna), nel cuore di una valle umida e fredda? Nel silenzio di questa valle è cresciuta in noi una storia, una riflessione sulla nostra storia. Era necessario parlare, era necessario raccontare i nostri pensieri, era indispensabile affermare le nostre idee ed era ormai urgente condividere la nostra esperienza di sette anni di esilio. Con gli amici incontrati in questi anni di silenzio abbiamo creato il Teatro delle Ariette per produrre e promuovere un teatro popolare e civile che racconti storie ed esperienze, che si nutra delle vite di quelli che lo fanno e lo guardano, alla ricerca di un senso, di un riscontro collettivo, della voglia di capire. Un teatro che chiama tutti a una nuova responsabilità, attori e pubblico, inteso come soggetto indispensabile, attivo e creativo dell’evento teatrale.” Questo lavoro cresciuto “nel segno dell’autogestione e dell’autofinanziamento” ha prodotto spettacoli come Argini (finalista Premio Scenario 1997) Fratelli d’Italia (Festival Opera Prima di Rovigo 1999) e vari progetti speciali: A teatro nelle case , sviluppato nel triennio ‘97-’99, con l’ospitalità di ventiquattro spettacoli in case private e luoghi non teatrali del Comune di Castello di Serravalle è quello che ha dato maggiore fisionomia; identità e interesse nazionale all’attività del gruppo: Giovinezza è invece un progetto che si propone ogni anno di dare la “possibilità ad una giovane e rappresentativa realtà teatrale di sperimentare la sua proposta col pubblico”; Tutto compreso le fiabe e la merenda , in collaborazione con l’Associazione Viandanti è un lavoro “sulla fiaba e sul grado zero del teatro, il puro racconto”. Infine per il triennio 2000-2002 Vite- progetto triennale per un teatro vivente che si incentrerà sull’autobiografia.
Nel Deposito Attrezzi, un edificio rurale attrezzato per il teatro, vengono ospitati spettacoli fuori dai normali circuiti della distribuzione teatrale, anche da quella più off e sperimentale, che figurano come veri e propri eventi unici, anche letterari e musicali.
Amnesie, storie per la casa di un ospite , con Stefano Vercelli che inizia con l’Odin Teatret di Eugenio Barba e il Teatr Laboratorium di Jerzy Grotowski, e prosegue il suo lavoro di attore e ricercatore presso il Centro per la ricerca e la sperimentazione teatrale di Pontedera diretto da Roberto Bacci, mentre da due anni collabora con Drama Teatri di Modena, è uno spettacolo che si svolge in tre case private di Castello di Serravalle, quindi destinato a mutare per la diversa topografia dell’appartamento e delle persone che lo ospitano.
Ho assistito alla prima delle sue cortesi e timide incursioni domestiche, in una bella e accogliente casa indipendente a due piani di Castelletto di Serravalle seduto, insieme al pubblico (una quindicina di persone) nella strana condizione di ospite discreto, anche un po’, per natura, imbarazzato, nell’elegante ingresso-salone. Stefano Vercelli, alias signor Boni, entra da fuori come ultimo degli ospiti attesi. E in modi dolci e insinuanti si impossessa attorialmente di quella stanza, ci racconta le sue storie, magiche e coraggiose, fatte di niente; memorie sparse nel tempo tenute insieme da una parola, un silenzio, un gesto. Interagisce con quello spazio, e con gli oggetti che vi si trovano come se avesse sempre abitato lì, e con noi spettatori, come se ci conoscesse da sempre.
E questa familiarità con le persone e le cose diventa l’aspetto più persuasivo e intrigante (coinvolgente) della serata, che ha momenti costruiti con effetti di sorpresa, divertimento e poesia (“Ci deve essere qualcosa di sacro nel sale, lo trovano nelle lacrime del mare”), fino al congedo, quando il signor Boni sparisce, salendo su per le scale, per poi ridiscendere come Stefano Vercelli e stare in mezzo a noi a chiacchierare intorno ad un tavolo da cucina fra vino, borlenghi e piadine al prosciutto.