Cos’è la notte quando
tanto arriva sempre l’urlo della sirena d’allarme per i bombardamenti
notturni? Cos’è che non ce la faccio più a mangiare sempre
pane nero e allora cerco di pescare le anguille? Cos’è strisciare
contro i muri per non farsi vedere dalla milizia fascista? Cos’è
cercare l’amuchina al mercato nero? Cos’è che mi servono
1800 lire per le medicine e non so come recuperarle? Cos’è vedere
il massacro di Palermo il 9 maggio ’43 e camminarci dentro e non ci sono
più le case e nemmeno le strade e non si vede niente che c’è
polvere e fumo dappertutto ma comunque quello che vedi nemmanco si riconosce?
Il nuovo lavoro trae linfa da
una serie di interviste a persone che subirono quei giorni del maggio ‘43,
e ne uscirono miracolosamente illese. Dalla loro narrazione e dai frammenti
di memoria raccolti principia l’elaborazione drammaturgica, che scompone
e intreccia e rielabora queste testimonianze, per poi incastonarle in un’unica
storia. Erano tempi cupi, in cui necessario era ingegnarsi per riuscire a sopravvivere.
Erano tempi atroci, in cui la morte cadeva inattesa dall’alto o dal basso
dei mercati neri, che stritolavano con prezzi schizzati alle stelle. Erano tempi
malati e bugiardi, tempi cinici e bari. Assomigliano ad oggi.