LEGAMBIENTE PIEMONTE
INFORMA
CIRCOLI N. 145
Disalvei
Fiumi
L'idraulica,
l'idrologia e la geomorfologia sono scienze poco intuibili e lo dimostra quanto
è stato scritto nella pdl 285 a
firma di alcuni consiglieri regionali (Pedrale e altri).
Mi segnalano dal circolo di Vercelli: il consigliere di Forza Italia, Pedrale,
ha tappezzato Vercelli con il suo faccione e con relativi slogan sulla necessità
di pulire gli alvei.
Noi siamo intervenuti nel merito presentando le osservazioni che vi allego.
Questa è solo una delle tante azioni e iniziative che dovremo sviluppare per
contrastare questa assurda tendenza.
Vi segnalo che Legambiente Nazionale, dopo aver pubblicato l'opuscolo Consigli
Utili, ha ripreso il tema acqua
(troppa o poca) con altri tre volumetti pubblicati dal settore Scuola e Formazione,
rivolti alle scuole superiori.
Se vi interessa, sono disponibile a presentare il nuovo materiale in incontri
con insegnanti, cittadini e amministratori, ad esempio attraverso i Laboratori
Territoriali.
Vanda Bonardo
OSSERVAZIONI
PROPOSTA
DI LEGGE n. 285 -Pulizia dei fiumi
PROPOSTA DI LEGGE
n. 342 - Sicurezza, pulizia e naturalità dei fiumi
PROPOSTA DI LEGGE
n. 354 - Manutenzione ordinaria degli alvei e sponde fluviali
Torino,
6 dicembre 2001
PREMESSA
I tre
provvedimenti sopracitati appaiono come evidenti espressioni di tre
differenti modalità di approccio
al problema alluvioni.
Sebbene
i primi due contengano entrambi, nel titolo, il termine pulizia, l'analisi e le conseguenti scelte operative
che li connotano, li rendono totalmente
differenti.
La
Proposta di Legge n.342 esprime nella relazione, una conoscenza dei fenomeni
che è quanto mai condivisibile.
Peculiare
è l’approccio della terza Proposta (P.d.L. n.354) che tende a incentrare
l’attenzione sul concetto di manutenzione ordinaria degli ecosistemi degli
alvei e versanti fluviali, come se
i problemi delle esondazioni si risolvessero con la manutenzione della coltre
vegetativa e non affrontando la questione dal punto di vista geomorfologico e
idraulico, eludendo poi una attenta analisi degli effetti della copertura
vegetale sulle precipitazioni e sulla portata del fiume .
L’uso
del termine “pulizia” nei provvedimenti è probabile che attinga da un
vocabolario orale (parlata “comune”), ma completamente estraneo a una qualsiasi definizione di carattere scientifico.
Le
osservazioni, incentrate soprattutto sulla Proposta di Legge n. 285, si
svilupperanno attraverso una analisi dal punto di vista giuridico per passare
successivamente ad una riflessione dal punto di vista scientifico.
PROPOSTA DI LEGGE n.285
Pur
condividendo le ottime intenzioni dei proponenti e precisamente il fatto che le
attività che vengono svolte nell’ambito considerato dalla legge sono
espressamente finalizzate alla tutela dell’integrità dei luoghi e
dell’incolumità delle popolazioni, nonché alla conservazione del patrimonio
idrografico e delle strutture che riguardano i corsi d’acqua (relazione
introduttiva) si è in disaccordo su metodi e orientamenti di base.
Si
esprimono dubbi circa gli aspetti giuridici,
Posto
che:
1) L'art. 14 della L. 18 maggio 1989 n. 183
al n. 7 inserisce tra i bacini di rilievo nazionale il Po ricomprendendolo
tra le regioni Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino
Alto Adige, Veneto ed Emilia Romagna;
Il terzo
comma di tale articolo prevede espressamente che “Nei bacini di rilievo
nazionale resta fermo il riparto delle competenze previsto dalle vigenti
disposizioni di legge.” Per una razionalizzazione delle competenze
amministrative e per una coordinata gestione delle opere idrauliche, della
polizia idraulica (cioè la sorveglianza delle sponde e degli argini per evitare
i furti di inerti, di acqua e le manomissioni) e del servizio di pronto intervento,
il Ministro dei Lavori Pubblici aveva il compito di individuare i corsi
d’acqua, escluse in ogni caso le aste principali dei bacini, per i quali le
competenze amministrative relative alle opere idrauliche ed alla polizia
idraulica sono trasferite alle Regioni territorialmente competenti.
2) Per i bacini di rilievo nazionale é
istituita l’Autorità di bacino (art. 12) la quale svolge compiti e controlli di
varia natura, tra cui:
- adotta i
criteri e metodi per l’elaborazione del piano di bacino, ne individua i tempi e
le modalità, determina quali componenti del piano costituiscono interesse
esclusivo delle singole regioni e quali interessi comuni a più regioni, adotta
i provvedimenti necessari per garantire comunque l’elaborazione del piano di
bacino, lo adotta.
3) L'art. 14 della L. 183/1989 prevede per
la Regione solo un ruolo di collaborazione nel rilevamento e nell’elaborazione
del progetto di piano del bacino di competenza dell’Autorità di bacino.
L'art.5
della L. 5 gennaio 1994 n. 37 prescrive che sino a quando non saranno adottati
i piani di bacino nazionali, interregionali e regionali, previsti dalla L.
183/1989 i provvedimenti che autorizzano il regolamento dei corsi dei fiumi
e dei torrenti, gli interventi di bonifica ed altri simili destinati ad incidere
sul regime delle acque, compresi quelli di estrazione dei materiali litoidi
dal demanio fluviale e lacuale devono essere adottati sulla base di valutazioni
preventive e studi di impatto, redatti sotto la responsabilità dell’amministrazione
competente al rilascio del provvedimento autorizzativo.
si osserva:
L'art.
5 Pdl 285. stabilisce che, se non risultano essere stati adottati gli strumenti
di programmazione di cui alla L. 183/189, la Regione, previo espletamento
degli adempimenti di cui all’art. 5 della L. 5 gennaio 1994 n. 37, interviene
direttamente.
Da qui consegue che
a) non si prevede alcuna procedura di
consultazione e collaborazione con le altre regioni né in relazione ai piani di
bacino nazionali, né in relazione ai piani di bacino interregionale (art. 18 e
art. 19 L. 183/1989);
b) non é previsto alcuna informativa, consultazione
e/o collaborazione con l’Autorità di bacino, salvo il disposto dell'art.
10 secondo cui “Restano impregiudicate le competenze spettanti all’Autorità
del Bacino del Po e ferme le normative di legge e di pianificazione ad oggi
adottate che prevedono competenze e funzioni dell’Autorità nella materia
della presente legge”.
Ed
invero la normativa della L. 183/1989 é in vigore, ciononostante nella proposta
non é stata prevista nessuna procedura né forma di controllo e indirizzo da
parte dell’Autorità, neppure investita di compiti di consultazione e/o
informazione: la Regione opera quindi in piena autonomia, salvo il limite
formale e di per sé inderogabile delle normative di legge e pianificazione ad
oggi adottate.
La
Regione quindi potrebbe adottare provvedimenti in aperto contrasto con i futuri
piani di bacino che, in ogni caso, ex art. 17 della L. 183/1989 n.5, sono immediatamente
vincolanti per le amministrazioni, gli enti pubblici ed i privati.
La
proposta di legge regionale disattende poi la ratio della L. 37/1994
consistente nell’evitare di lasciare scoperta una materia così delicata nelle
more dell’adozione del piano di bacino.
Inoltre si esprimono dubbi sulla legittimità per quanto
segue:
1) La procedura d’urgenza formulata al
punto 7 dell’art. 5 prop., secondo cui é facoltà della Giunta disporre per una
sola volta l’acquisizione di ulteriori elementi tecnici.
La relazione
nella parte in cui a pag. 2 dichiara che esiste un obbligo di informare le
autorità di amministrazione delle aree protette (peraltro non espressamente
individuate) della necessità di svolgere interventi nell’ambito del
territorio eventualmente loro affidato. Gli organi di vertice di dette autorità
possono presentare osservazioni che non hanno potere di bloccare l’intervento,
dovendo la Regione solo darne conto secondo i principi generali dell’azione
amministrativa. La formulazione generica, priva di riferimenti concreti ai
criteri dell’azione amministrativa, di fatto, impedisce di individuare
i limiti del potere regionale, con un ampliamento incontrollato di detto ente.
Aspetti
scientifici
Non si
comprende come questo provvedimento possa, coerentemente, essere messo in
relazione con quanto prescritto dalla normativa del Piano di Assetto Idrologico
(PAI) recentemente approvato. Gli orientamenti di fondo del PAI sono in totale
discrepanza con quanto si vuole affermare attraverso la P.d.L. 285.
Nella
relazione introduttiva si focalizza l’attenzione sul fatto che il tutto è
orientato nell’ottica dell’intervento di rimozione del materiale in eccesso
negli alvei fluviali.
Un'affermazione
di tale peso dovrebbe essere necessariamente supportata da dati che ne dimostrino
la veridicità. Dalle conoscenze esistenti si sa che non esiste in tutta l’asta
principale del fiume Po, costantemente monitorato da almeno quaranta anni
(sezioni trasversali Brioschi) e in nessuno degli affluenti fin qui esaminati,
alcun deposito di solidi trasportati, né sovralluvionamento, né accumulo di
nessun tipo o entità. L’impressione visiva degli “affioramenti”
di isolotti ecc. è dovuto allo sprofondamento dell’alveo di magra: non
è la ghiaia che si è alzata, ma il fiume che si è abbassato.
Le importanti dichiarazioni del Prof.Passino (Segretario Generale dell’Autorità di
Bacino del Po) durante l’Audizione Camera dei Deputati del 18/10/2000 illustrano una situazione ben precisa
che gli estensori della P.d.L. 285 non possono trascurare
“Il problema degli inerti
E' doveroso
che io tratti il problema degli inerti, perché è un problema importante. Come
forse sapete, sulla questione della regolamentazione del prelievo degli inerti
abbiamo adottato anche dei provvedimenti. Abbiamo promosso una maggiore attenzione
e abbiamo frenato la faciloneria con cui venivano rilasciate le concessioni.
Con riferimento a queste ultime devo però sottolineare un aspetto molto
grave. Rispetto alla quantità di materiale prelevato nel bacino quello prelevato
sulla base di autorizzazione non raggiunge il 10%: il 90% è abusivo!
Il
prelievo di inerti dal bacino compatibile con l’equilibrio del bacino stesso (e
sono valutazioni caute) è intorno ai 5-6 milioni di metri cubi di inerti
all’anno.
Devo dire
che le azioni che abbiamo svolto - non da soli - un po’ di freno lo hanno
posto, per cui le misure che abbiamo adottato in termini di erosione e di
abbassamento dell’alveo - abbiamo una statistica multidecennale - indicano che,
da circa tre anni a questa parte, vi sono una specie di stop all’ulteriore
abbassamento e qualche debole segnale di inversione (parlo in termini medi, non
in termini locali, evidentemente) ”
Ma il
vero problema sono ovviamente le escavazioni realizzate con il pretesto
idraulico, che sempre abbiamo visto falso.
L'escavazione
o l’erosione degli alvei è causa di aumento delle piene e quindi di
alluvione, perché impedisce o diminuisce lo stoccaggio temporaneo delle piene in golena (laminazione di
moto vario). Se il fiume scorre incassato nell’alveo di magra non può uscire, per laminare, espandersi e
ridurre la velocità, che in golena è
tre o quattro volte più bassa di quella nel canale di magra. Nel caso del
Po si è assistito, in certi tratti, spesso a piene di portata anche assai grande (ritorno centennale)
che sono transitate tutte nell’alveo “di magra “ di molto
approfonditosi, propagando così una portata maggiore nelle sezioni subito
a valle (che vanno in crisi)
Sempre
nella relazione introduttiva alla PdL 285 alquanto imprecisa risulta
l’affermazione:” sotto il profilo operativo, assume ruolo centrale la rilevante
modificazione dell’alveo rispetto ai suoi assetti ottimali: essa è a sua volta
definita, nelle grandi linee e con elasticità logica, dal provvedimento.”
Si può
intuire che il relatore con ciò intenda il parametro profilo di fondo-curva di equilibrio del corso d’acqua, essendo quest’ultimo l’indicatore più
usato per definire il grado di “instabilità” o di evoluzione di un alveo.
A tale
proposito giova ricordare che nella parte più alta del profilo (in montagna)
l’erosione è causata dalla maggior velocità dovuta alla pendenza e della
maggiore viscosità dovuta alla temperatura. Nella parte media, di pianura, l’erosione e il deposito sono dapprima
in equilibrio e poi, verso la foce
il deposito prevale sull’erosione.
Tuttavia
questa condizione di equilibrio dinamico si è profondamente alterata negli
ultimi cinquanta anni. Gli interventi umani hanno manomesso in modo nettissimo
il profilo di fondo di tutti i corsi d’acqua italiani. Le opere di decisivo impatto sono ovviamente le
dighe e le escavazioni in alveo o
in golena.
Si sa
che l’alluvione arriva quando la portata (quantità di acqua che attraversa una
sezione in un secondo) è tanto
elevata da non essere contenuta nell’alveo del fiume.
Ma, la
portata è anche il prodotto tra la velocità media dell’acqua e la sezione:
PORTATA
= SEZIONE x VELOCITA’
Se la sezione
aumenta, aumenta anche la portata che può transitare (quindi la quantità di
acqua che passa). L'area della sezione può aumentare se:
* si alzano argini a ridosso del fiume
* si allargano le sponde
La
velocità è un fattore che a sua volta dipende dalla scabrezza, dalla
forma della sezione (raggio idraulico) e dalla pendenza, (legge
di Chézy)
Cercando
di capire l’influenza dei fattori che condizionano la velocità proviamo a
descriverli.
La scabrezza Dipende dal grado di “pulizia”
dell’alveo, dal rivestimento “liscio” o “scabroso” dell’alveo stesso. E’
facilmente intuibile che l’acqua scorre più velocemente sul liscio, ad esempio
superfici cementificate, mentre le asperità della superficie la rallentano. La
scabrezza degli alvei e delle sponde frena la velocità, pertanto non è un
parametro da combattere a tutti i costi come è stato fatto in passato e si è
continuato a fare anche nel presente. La vegetazione allora, compresa quella
arborea, non crea nessun problema idraulico, forse può causarne altri relativi
alla stabilità delle sponde, in qualche raro caso. Può, e la discussione è aperta,
creare, a volte, problemi di trascinamento di piante, ma quasi sempre accade
che i tronchi galleggino e l’acqua passi sotto.
La
sezione A parità
di area la forma della sezione, espressa dal raggio idraulico
La
pendenza Aumenta
se il corso d’acqua scorre su un pendio secondo una linea
retta anziché con andamento
sinusoidale. Canalizzare significa raddrizzare accorciando il percorso e quindi
aumentando la portata.
Nell'alluvione
del 2000 e nelle precedenti, le canalizzazioni della Dora Baltea e dei suoi
affluenti, in valle d'Aosta, hanno
favorito la piena catastrofica a Ivrea.
Un maggiore
spazio per le acque di piena e una sua minore velocità si recuperano allargando
il più possibile la distanza tra gli argini, cioè aumentando la cosiddetta
fascia di pertinenza fluviale.
Il maggiore
spazio corrisponde a uno 'stoccaggio', immagazzinamento fisico; la minore
velocità ad uno stoccaggio cinematico (in moto vario).
Al
contrario, asportando ghiaia dall’alveo non si fa altro che approfondire
l’alveo di magra, incidendo sul
raggio idraulico e quindi sulla portata.
In tal
modo viene aumentata anche la pendenza locale con conseguente rischio di
erosione e quindi instabilità per i ponti e i sostegni spondali. C’è un
richiamo di inerti a monte, con aumento del rischio di frane delle sponde. Si
abbassa il livello dell’acqua delle falde vicine al fiume e si rischia di
eliminare lo strato di ghiaia che costituisce il primo strato di depurazione
delle acque.
Traslazione dell’onda di piena
Al
crescere della portata in un alveo,
crescono il livello e il volume temporaneamente immagazzinato nell’alveo.
La
velocità di traslazione dell’onda di piena (celerità) è generalmente maggiore
di quella dell’acqua (come se ci fosse una perturbazione che viaggia sull’acqua e corre più
veloce)
Per una
data portata di picco, corre più veloce l’onda con maggior portata iniziale.
In
sintesi favorire il disalveo
significa aumentare la portata, accrescere l’onda di piena e quindi l’effetto nefasto delle alluvioni.
Considerato
che l’obiettivo principale delle scriventi associazioni è di proteggere e salvaguardare il patrimonio naturale, culturale e
abitativo ma soprattutto le popolazioni, non possiamo che esprimere il più profondo e convinto
dissenso nei confronti di una simile proposta di legge che, da quanto
osservato, evidenzia consistenti criticità dal punto di vista sia giuridico
sia scientifico.
Legambiente
Piemonte La Presidente Vanda Bonardo
Circolo
Legambiente Alessandria Il Presidente Giacomo Vassallo
Circolo
Legambiente Casale Monferrato Il Presidente Vittorio Giordano
Circolo
Legambiente Biella Il Presidente Marco Pinarello
Circolo
Legambiente Alba Il Presidente Marco Martini
Circolo
Legambiente Barge La Presidente Elisabetta Roberti
Circolo
Legambiente Borgaro Il Presidente Marco Moschini
Circolo
Legambiente Chivasso Il Presidente Domenico Cena
Circolo Legambiente Gassino Il Presidente
Piercarlo Porporati
Circolo
Legambiente Ivrea Il Presidente Leonardo Curzio
Circolo
Legambiente Pinerolo La Presidente M. Consolata Gaspari Grosso
Circolo
Legambiente Quincinetto Il Presidente Domenico Pignataro
Circolo
Legambiente Tre Fiumi Torino Il Presidente Maurizio Tacconella
Circolo
Legambiente Vercelli Il Presidente Giuseppe Ferraris
Italia
Nostra Inter-reg. Piemonte e Valle d’Aosta Il Presidente Giovanni Reina
Pro
Natura Piemonte Il Presidente Domenico Sannino