Zone Umide
"Stagno Saloni"

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L E G E N D A


La "Padula Saloni" è un piccolo stagno d'acqua dolce sito in comune di Arzachena ai margini di un'Oasi Permanente di Protezione Faunistica (387 ettari), gestita dal Comitato Provinciale Caccia, che occupa in condizioni di massimo allagamento una superficie di circa 30 ettari. Il livello delle acque dello stagno è sottoposto a frequenti e notevoli variazioni stagionali che dipendono dai cambiamenti climatici. Infatti i due immissari principali, Rio di Petralonga e Rio di l'Impitratu, ed, in periodo di piena anche del Rio S. Giovanni, nell'arco dell'anno portano allo stagno quantità d'acqua molto variabili. Comunque dal 1969 l'allagamento è permanente a causa dell'apporto delle acque di irrigazione provenienti dalla rete idrica dall'invaso del Liscia. Nel 1963 inoltre fu completata la costruzione della strada di bonifica in direzione E-0, che oggi delimita a N lo stagno, che ne interrompe la continuità naturale e di fatto ne riduce l'area. Nel 1963-64, è stato aperto un emissario artificiale che collega il tratto finale dello stagno con il Rio S. Giovanni, permettendo così ad acque leggermente salmastre di mescolarsi alle acque dolci in periodi di particolare siccità.


UN PO' DI STORIA

Il paesaggio circostante la "Padula di Saloni" ha subito nel corso del tempo sostanziali modifiche dovute essenzialmente all'azione dell'uomo. Lo stagno viene segnalato dal Casalis verso la meta' dell'800 come un piccolo bacino presso la foce dell'Unale (Rio S. Giovanni), della superficie di "starelli 8", soggetto ad abbassamento estivo del livello dell'acqua e per tale motivo molto rinomato per la pesca delle anguille, effettuata dagli abitanti della zona. Il trattato parla anche di un'altra palude, sempre alla sinistra dell'Unale, in località Chilvagghjia (10 starelli di superficie), allora conosciuta per la gran ricchezza di pesce, che fu bonificata verso gli anni '40 e dello stagno di Caputula, lungo 900 metri e largo 20, ancora osservabile presso la foce del S. Giovanni. L'intera zona veniva definita ricca di anatre e cigni. Anche Michele Ruzzittu nella sua "Cronistoria di Arzachena" del 1938, nel capitolo dedicato al "parco di caccia riservato", accenna agli stagni della Pitrizza definendoli luoghi di bellezza inestimabile e ricchissimi di selvaggina e pesce.Il paesaggio circostante è caratterizzato da campi coltivati e colline granitiche. 

Paesaggio
La vegetazione delle colline circostanti era costituita da macchia mediterranea dove pero' erano gia' evidenti i segni lasciati dalle asce dei carbonai nei secoli precedenti. La presenza dei lecci era già ridimensionata e prevaleva una macchia ad olivastro-lentischio, con filiree, mirto, corbezzolo di dimensioni ben maggiori di quelli attuali e varie specie di cisto (che in alcune alture permane tutt'ora). I bordi dello stagno erano coperti da vegetazione palustre (scirpi, carìci, giunchi ed in particolare tamerici). I tamerici erano presenti in modo molto piu' diffuso di oggi; infatti molti esemplari di notevoli dimensioni costituivano un boschetto nella parte a sud dello stagno e solo occasionalmente venivano bagnati dalle piene dei due immissari Rio Petralonga e Rio L'Impitratu. Poco rappresentate invece le cannucce palustri che solo negli ultimi anni hanno invaso le foci dei due immissari.

Le bonifiche
Dal 1945 le aree allagate, come tutte le altre zone umide della Sardegna, vennero irrorate con il DDT per debellare la zanzara anofele portatrice di malaria. La campagna di bonifica promossa dall'Ersat nei primi anni '60 interessò in particolare i due immissari, con interventi di cementificazione degli alvei, e vide anche l'apertura di un emissario artificiale su un rivolo preesistente a nord dello stagno e la costruzione di una strada di bonifica che
sostituì i due sentieri (impraticabili nei periodi di piena del Rio S. Giovanni) che mettevano in comunicazione le due coste del golfo e collegavano i vari stazzi solo in periodi di secca o di magra del fiume. Dal '69-'70 si cominciò ad osservare un allagamento permanente della zona di Salone (compreso il boschetto di tamerici citato) a causa delle acque di irrigazione provenienti dalla rete idrica dell'invaso del Liscia completata dopo il '68. Da allora le fluttuazioni del livello delle acque sono praticamente scomparse e solo in luglio-settembre dell'89 si e' avuta la secca totale dello specchio d'acqua a causa dell'eccezionale ondata di siccita' registrata in Sardegna. Piene eccezionali vengono ricordate negli inverni del'63,'72, '84 e '89.


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