USI E TRADIZIONI POPOLARI
“Mammaredda
Cicca”
Nella
tradizione popolare permangono ricordi che indicano la Padula Salone
come uno dei principali siti di raccolta delle sanguisughe, utilizzate
per i salassi fino agli anni 50. Una singolare
venditrice di sanguisughe era Mammaredda Cicca che le catturava
infilando il braccio nudo nell'acqua dello stagno, facendole attaccare.
Le raccoglieva quindi in gerle di terracotta piene d'acqua
che veniva cambiata ogni giorno, poiché esse necessitano di acque
pulite e ben ossigenate. Le sanguisughe venivano vendute a "tre
franchi" l'una, ma spesso venivano semplicemente
"affittate" all'ammalato ed applicate da Mammaredda in persona
fino a quando, cariche di sangue venivano tolte con un po' d'aceto e,
dopo averle strizzate dal sangue (operazione chiamata "scugnimentu"),
venivano riposte nuovamente nella gerla, pronte per un nuovo utilizzo.
Con la campagna di erogazione del DDT negli anni 48/50 la popolazione di
sanguisughe calò drasticamente e le successive opere di bonifica dei
due immissari e l'ingresso di acque di irrigazione contribuirono alla
quasi definitiva scomparsa di questi invertebrati.
“La
pisca a maningala”
La pesca
delle anguille e dei muggini veniva effettuata nei mesi estivi con
l'organizzazione di vere e proprie battute di pesca in mezzo al fango in
cui venivano coinvolti adulti e ragazzi della zona. Essi utilizzavano
cassette di legno prive di
fondo, le appoggiavano nel fango e catturavano i pesci
intrappolati nel rettangolo con le mani, dopo averli sospinti verso le
sponde con movimenti a semicerchio nell'acqua. Dalla fine degli anni '60
sono comparse le tinche, probabilmente discese con le piene del Rio
San Giovanni in seguito all'allagamento permanente dello stagno.
“La
dì di la caccia a li puddichini di li nati”
Anche la caccia veniva praticata in tutti i periodi dell'anno, ma
in particolare si ricorda "la di' di la caccia a li puddichini
di li nati" (il giorno della caccia ai pulcini delle anatre) in cui i
ragazzi, nudi, si inoltravano nelle acque
dello stagno per catturare gli immaturi va
il 29 giugno, "festa di Santu Petru", unica occasione di
festa durante la trebbiatura che veniva percio' attesa in modo
particolare, non solo in quanto giornata di riposo. Gli
uccelli che si potevano osservare nella palude erano: nata facciata
(folaga), puliga (gallinella), cincioni (alzavola), nata sciaccjiata
(moriglione), balurea (airone cenerino), tunfinu
(tuffetto), capieldi (germano reale), nata brunda (femmina
del germano reale) e' la nata frusciaiola (fischione).
L'attività venatoria continuò fino al 1978 dopodichè
si giunse all'istituzione di un'oasi permanente di protezione faunistica
promossa dopo non pochi sforzi da un comitato di cacciatori e
proprietari della zona.
"Li
capanni di Saloni"
I campi circostanti erano per lo più coltivati ad ortaggi (angurie,
fagiolini, melanzane ecc.) in quanto l'umidità del
terreno ne permetteva la coltivazione senza la necessità
di irrigazione. Per proteggere le colture da eventuali ladri o animali
i proprietari erano soliti passare la notte in capanni issati su quattro
robusti pali capanni issati su quattro robusti pali di salice o di
tamerice (tipo palafitte), muniti di scaletta. La
costruzione dei capanni era molto laboriosa e per la pavimentazione e la
copertura venivano intrecciati e legati fasci di "teciu"
(Juncus subulatus) e di "buda" (Typha angustifolia).
L'unica apertura sulla parte anteriore era chiusa per proteggersi dalle
zanzare da una sorta di tenda fatta di foglie di "buda".
Capanni issati su quattro robusti
pali di salice o di tamerice (tipo palafitte), muniti di scaletta.
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LA SITUAZIONE
ATTUALE
La vegetazione
Attualmente la vegetazione delle colline circostanti è costituita da
macchia mediterranea secondaria degradata ad olivastro-lentisco:
altre essenze comuni sono il leccio, le filliree, il
corbezzolo, 1’erica arborea, il mirto, il cisto salvifolio e nelle
zone più degradate il cisto marino, la lavanda selvatica
e l'elicriso. I campi attorno allo stagno sono in prevalenza
adibiti a prato e pratopascolo. Ai bordi dello stagno domina la
vegetazione palustre con corone concentriche di giunco nero, tamerici,
specie diverse di salici, cannucce d'acqua, tife e
sagitta. Anche l'isolotto al centro dello stagno presenta un fitto
intreccio di specie della macchia mediterranea e di specie lacustri a
seconda della vicinanza all'acqua. La vegetazione sommersa è costituita
prevalentemente da ceratofillo, potamogeto e ranuncoli
d’acqua. Nel lato sud ovest sono presenti filari di eucalipti di
impianto forestale (1967 ), mentre ad ovest è interessante la presenza
di un gruppo di lentischi secolari, che sono forse l'unica testimonianza
della macchia primitiva che un tempo circondava la palude.
La flora
E particolarmente degna di nota la presenza
del Leucojum aestivum
“Pulchellum", la campanella maggiore, una pianta
tipica di Sardegna e Corsica (endemica), considerata specie
critica ed in regressione in tutta la Sardegna e perciò meritevole di
protezione. Sono da segnalare anche varie specie
di splendide orchidee che punteggiano i prati umidi primaverili assieme
al gladiolo selvatico ed al narciso tazetta. Ai bordi
delle zone allagate, d'inverno fiorisce il candido narciso dei poeti.
La fioritura primaverile della sagitta colora di violetto le zone
allagate. Anche le bianche fioriture dello spinoso pruno selvatico
spiccano tra la macchia ed i graniti delle campagne circostanti
conferendo una nota caratteristica al paesaggio della palude. Ai
fini di una potenziale fruizione turistico-naturalistica di tale area,
sarebbe auspicabile un'adeguata protezione e valorizzazione delle
risorse floristiche esistenti.
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