Ecosistema Urbano 2003 Legambiente

   

Dal rapporto di Ecosistema Urbano 2003 di Legambiente la Lombardia è in testa con ben cinque città nelle prime cinque posizioni: Cremona, Mantova, Bergamo, Sondrio, Pavia.

La Sicilia che distribuisce altrettante città - Ragusa, Agrigento, Catania, Trapani e Siracusa - tra i dieci gradini più bassi della graduatoria. Matera è l'isolato avamposto del Sud (17a).

I grandi centri urbani che attraversano trasversalmente tutta la graduatoria (Bologna è 18a, Genova 31a, Torino 44a, Roma 57a) con Milano (78a), Palermo (87a) e Reggio Calabria (95a) che proprio non riescono a migliorare le proprie performance.Limitatamente alla classifica è questo il verdetto di Ecosistema Urbano 2003 di Legambiente, il nono rapporto sulla qualità ambientale dei 103 centri urbani capoluogo di provincia, realizzato con l'Istituto di ricerche Ambiente Italia. Ma naturalmente la lettura comparata degli oltre 60 indicatori che Legambiente ha selezionato per valutare lo stato di salute delle città consente un giudizio assai più articolato. Va intanto sottolineato che si è di nuovo radicalizzato quel divario che separa le città del Centro-Nord e da quelle meridionali sotto il profilo della capacità di gestione ambientale: la mobilità con i mezzi di trasporto pubblico è al Sud dimezzata rispetto a quella dei comuni settentrionali, anche l'estensione delle isole pedonali è mediamente pari alla metà di quella dei centri urbani del Nord, le piste ciclabili sono presenti in circa 4 città su 10 (al Nord in circa 9 su dieci) e il verde urbano è all'incirca un terzo di quello disponibile nel resto del Paese. Analoghe indicazioni arrivano dalla raccolta differenziata (la media meridionale è del 4,6% pari a un quinto di quella delle città settentrionali e a meno di un terzo di quella delle città dell'Italia Centrale) e dalla depurazione che è presente in misura adeguata nel 60% dei comuni del Mezzogiorno, contro il 65% dell'Italia centrale e l'83% delle regioni settentrionali. E' una lacerazione, questa tra le diverse Italie, che segue il solco geografico della divaricazione della ricchezza ma che non trova più spiegazioni solo nella diversità di reddito: cinque anni fa le città del Nord avevano sempre migliori performance nei parametri di gestione (raccolta differenziata ad esempio), contestualmente però in quell'area geografica si registrava una maggiore pressione sull'ambiente: più auto, più rifiuti, più energia consumata. Oggi questi fattori di pressione si stanno livellando e così il Sud produce una quantità di rifiuti pro-capite solo di poco inferiore a quella del resto del Paese e il tasso di motorizzazione sta assumendo ovunque le stesse, insostenibili, dimensioni. Grosseto e Frosinone, per citare uno dei tanti casi possibili, hanno lo stesso reddito pro-capite (di poco inferiore alla media nazionale) ma una situazione in classifica diametralmente opposta (la città toscana è 12a quella laziale 101a). Ecco dunque, in estrema sintesi, i risultati di Ecosistema Urbano 2003 di Legambiente (LabItalia edizioni - pagg 200 - 12 euro) presentati oggi a Ferrara nel corso di un convegno che ha visto la partecipazione di Ermete Realacci, presidente nazionale dell'associazione, dei sindaci di Ferrara, Grosseto, Parma, Mantova, Cremona e Lecce e di numerosi altri primi cittadini e amministratori locali.

Le dieci città premiate da Ecosistema Urbano 2003 di Legambiente. Cremona e Mantova, Bergamo e Sondrio, Pavia e Belluno e poi Bolzano, Ferrara, Arezzo e Biella. Da quest'anno Legambiente assegna ai primi dieci capoluoghi del rapporto il riconoscimento di città Ecosistema Urbano. Cremona, più alta di tutte (era quindicesima l'anno passato), ha buone performance in quasi tutti i parametri, anche se in nessun caso raggiunge la vetta. E' sesta nella raccolta differenziata (32,6% dei rifiuti avviato a riciclaggio), è quarta per verde urbano (21,4 metri quadrati per abitante) e isole pedonali (1,17 mq/ab), decima per estensione delle piste ciclabili. Mantova si conferma al secondo posto generale e si distingue per l'estensione della zona a traffico limitato (15 metri quadrati per abitante, seconda in Italia) e per il costante aumento delle aree verdi. Bergamo è invece caratterizzata da un tasso d'uso del trasporto pubblico relativamente elevato (ogni orobico sale sui bus 265 volte l'anno), Sondrio da una eccellente depurazione (il 100%) e dal primato italiano in fatto di piste ciclabili (0,68 metri per abitante). Mentre per Pavia, Belluno, Bolzano, Ferrara, Arezzo e Biella vale il discorso di Cremona (un giusto equilibrio, ma senza eccellenze). Nessuno di questi 10 capoluoghi, a dimostrazione che la città ideale da un punto di vista ambientale è ancora lontana, è esente da problematiche, anche gravi. L'inquinamento atmosferico, indicatore diretto di un traffico ovunque pesante, è problema diffuso in tutti i centri urbani, mentre proprio in alcune delle città qui menzionate c'è una eredità industriale che condiziona fortemente la qualità complessiva.

Le grandi metropoli. Nelle 13 città metropolitane si registrano superamenti della media di biossido di azoto nel 77% dei casi (contro il 56% delle piccole città con dati disponibili), superamenti del limite per il monossido di carbonio nel 31% dei casi (contro il 5% per le piccole città), superamenti del limite per il PM10 nel 67% dei casi (contro il 19% dei casi sulle 31 piccole città con dati disponibili). Milano, Roma, Torino superano i limiti per tutte le sostanze. Nel dettaglio Roma, Napoli e Palermo, ma soprattutto Reggio Calabria e Cagliari hanno percentuali di raccolta differenziata assai lontane dall'obiettivo del 35% fissato dalla legge quadro sui rifiuti (il capoluogo reggino è addirittura fermo al palo). Milano è ancora senza depuratore, mentre in tutte le grandi città (dove il traffico è più caotico che altrove) isole pedonali e piste ciclabili (con l'eccezione di Firenze) sono inferiori alla media. Solo relativamente al trasporto pubblico (per ovvie ragioni), nei comuni metropolitani si registra una incidenza significativamente superiore (225 passeggeri/abitanti all'anno contro una media di 110 nei comuni medi e di 65 nei comuni minori), anche se vi sono alcuni piccoli e medi comuni (Trieste, Siena, Bergamo, Pavia) che presentano valori superiori o prossimi alla media delle grandi città. "Ecosistema Urbano 2003 – ha dichiarato Realacci - ci consegna un'immagine delle città italiane che, pur con qualche lodevole eccezione, desta preoccupazione. Tra i grandi imputati, il traffico: la mobilità cittadina mostra segni allarmanti di crisi e le soluzioni elaborate spesso si sono dimostrate non all'altezza, mentre a livello nazionale si ripropone in grande stile la vecchia logica tutta asfalto e autostrade. Il traffico con le sue emissioni inquinanti uccide e fa ammalare moltissimi cittadini delle nostre città. Per questo, sempre più, deve smettere di essere oggetto esclusivo di politiche locali e deve diventare un impegno nazionale, di governo, un impegno qualificante per il futuro del Paese. Ecco perché subito dopo la presentazione di questo rapporto porteremo la battaglia contro l'inquinamento nelle piazze, con il lancio - il prossimo 7 dicembre - di Mal'Aria, la campagna delle lenzuola contro lo smog".

I sette percorsi ambientali di Ecosistema Urbano 2003

Dietro i numeri dei singoli parametri e della classifica generale si possono cogliere differenti percorsi ambientali. Questi percorsi, senza essere veri e propri cluster, possono essere sintetizzati in sette gruppi di città, in funzione del rapporto tra condizioni di pressione ambientale (consumi e inquinamento) e capacità di gestione ambientale (infrastrutture, servizi, pianificazione). Tale analisi, fa emergere la rilevanza assunta dalla capacità di governo delle pubbliche amministrazioni e dal senso civico nel generare percorsi di sviluppo differenziati che si riflettono anche nel diverso grado di qualità e di sostenibilità ambientale.

Degradate: Ragusa, Frosinone, Agrigento, Catania, Caserta, Siracusa, Benevento, Palermo. sono le città con elevati carichi ambientali (valori superiori alla media che ricadono spesso nel 20% di pressione ambientale a maggiore intensità) e con bassi livelli e capacità di gestione ambientale che pregiudicano la realizzazione di interventi innovativi. A fronte di livelli di inquinamento elevati (ad esempio, superamento dei limiti per il biossido di azoto ed il PM10) non risultano implementati o sono molto in ritardo gli interventi di "risposta", sia per la mobilità urbana, che per la gestione dei rifiuti. Sono in prevalenza città del Sud, soprattutto siciliane (Ragusa, Agrigento, Siracusa, Catania, Palermo) sempre caratterizzate da livelli di reddito procapite ben inferiori alla media nazionale (con la sola eccezione di Frosinone). In alcune di queste città - particolarmente rilevante il caso di Palermo - pur essendo state sviluppate politiche innovative di recupero del patrimonio edilizio, molti interventi di recupero e protezione ambientale stentano a decollare.

Trascurate: Oristano, Reggio Calabria, Vibo Valentia, Enna, Isernia, Trapani, Crotone, Catanzaro, Nuoro, Messina, Imperia, Brindisi, Taranto. Sono le città dove si associano condizioni di pressione ambientale contenuta e assenza o grave carenza di gestione ambientale. Con la sola eccezione di Imperia, si tratta sempre di città meridionali caratterizzate da bassi livelli di reddito (e spesso da elevate condizioni di disagio sociale) nelle quali, in genere proprio per effetto di queste condizioni di disagio, i consumi e le pressioni ambientali (energetici, motorizzazione, rifiuti ecc.) sono nettamente inferiori alla media. Occorre però ricordare che per molte di queste città mancano dati sui livelli di inquinamento atmosferico, anche se, laddove disponibili, risultano generalmente contenuti.

 

Stressate. Pordenone, Alessandria, Milano, L'Aquila, Lecce, Padova, Forlì, Cuneo, Ravenna, Vicenza. Sono città che presentano i maggiori carichi ambientali (i valori rilevati si collocano quasi sempre nel 20% a maggiore intensità), con alti tassi di motorizzazione e consumi energetici e livelli di inquinamento atmosferico tra i più elevati: biossido di azoto e/o PM10 quasi sempre sopra le soglie. Lo sviluppo di politiche e misure ambientali è stato parziale e discontinuo. In alcuni ambiti eccellono, in altri si collocano tra i peggiori. Sono principalmente città del Centro-Nord, grandi e piccole (come Milano o Pordenone), in genere con elevati livelli di reddito e consumo. Se per le città del Sud, come Lecce, questa classificazione corrisponde ad una "uscita" da situazioni di degrado ed è associata ad un cospicuo e diffuso miglioramento delle performance di gestione ambientale (ad esempio, la gestione della mobilità, la raccolta differenziata e la depurazione) le città stressate del Nord sono le città che non hanno ancora saputo rispondere con coerenza alla decadimento della qualità ambientale. Gli interventi di protezione e tutela ambientale sono ancora concepiti in maniera difensiva, si tampona la crisi con qualche misura di contenimento. La qualità ambientale non è uno degli elementi della strategia di governo e di sviluppo della città e l'inquinamento è ancora visto come un "costo" da sopportare.

In mezzo al guado. Grosseto, Lecco, Varese, Savona, Lucca, Lodi, Udine, Trieste, Prato, Rovigo, Venezia, Gorizia, Perugia, La Spezia, Pisa, Genova, Terni, Chieti, Firenze, Vercelli, Novara, Verona, Teramo, Pistoia, Cagliari, Viterbo, Treviso, Ancona, Pesaro, Napoli, Rieti, Bari, Asti, Foggia, Como, Pescara, Aosta, Salerno, Cosenza, Sassari, Avellino, Latina. La gran parte delle città italiane è caratterizzata da livelli di inquinamento significativi, anche se spesso decrescenti, e da politiche ambientali discontinue, buone o eccellenti in alcuni settori, mediocri se non indegne in altri. Sono le città in mezzo al guado. Medie e piccole città soprattutto del Centro-Nord, ma anche alcune grandi città come Napoli, Firenze, Genova. In questa classe si ritrovano situazioni differenti. Accanto a città medio-piccole senza condizioni ambientali stressate, ma con politiche ambientali modeste, vi sono città grandi o medie che hanno ancora da completare la realizzazione di importanti servizi ambientali (come la depurazione per Firenze) o che non hanno intrapreso con la stessa efficacia la strada innovativa delle città "reattive". Si segnalano, inoltre, città meridionali, come Napoli, che escono con successo da una situazione di forte degrado e incuria ambientale e territoriale.

Reattive. Roma, Modena, Torino, Piacenza, Siena, Rimini, Massa, Reggio Emilia, Brescia, Parma, Trento, Bologna, Verbania, Bergamo. C'è invece chi reagisce ai carichi ambientali legati allo sviluppo economico e ad alti livelli di consumo. Sono le città "reattive". In queste città i carichi ambientali sono elevati ed i livelli di inquinamento, anche se decrescenti, restano significativi. Ma le città "reattive" tendono a non rimanere ferme e dispiegano politiche, spesso anche di segno "proattivo", per reagire allo stato di degrado e all'alta pressione ambientale. Si tratta di città che hanno raggiunto livelli di eccellenza (come Bergamo), almeno nel contesto italiano, su molti degli indicatori di gestione ambientale. Su quasi nessun indicatore ricadono nel 20% delle città peggiori, e spesso si posizionano tra le città migliori in circa la metà degli indicatori. Sono tutte città del Centro-Nord e, tra queste, anche alcune delle grandi città italiane come Roma o Torino (la cui collocazione in questa classe è ancora precaria) e come Bologna che da anni si colloca ai vertici per le politiche ambientali (anche se con qualche segno di appannamento).

Rilassate. Campobasso, Caltanissetta, Ascoli, Potenza, Macerata, Matera, Biella, Arezzo, Belluno. Sono città con grandi potenzialità di miglioramento ma che, forse proprio per una qualità ambientale già dignitosa, non hanno politiche ambientali sufficientemente attive e coerenti. In molte di queste città, anche in virtù della loro storia o della loro collocazione geografica, vi sono bassi livelli di pressione e di inquinamento ambientale. Sono tra le non molte città italiane dove non vengono superati i limiti né per il biossido di azoto né per il PM10. Le città meridionali che rientrano in questo gruppo sono caratterizzate anche da livelli di servizi e gestione ambientale ben al di sopra della media del Sud. Le città del Centro-Nord si collocano su livelli medi di gestione ambientale. Queste città, con politiche ambientali più decise e innovative potrebbero collocarsi ai vertici della sostenibilità ambientale, ma sembra quasi che i bassi livelli di pressione e conflittualità ambientale non riescano a fornire adeguati stimoli.

Virtuose. Livorno, Ferrara, Bolzano, Pavia, Sondrio, Mantova, Cremona. Tra le piccole e medie del Centro-Nord si ritrovano anche le città "virtuose", le città dove sono bassi (o comunque inferiori alla media) i livelli di pressione ambientale e di inquinamento atmosferico e dove è, invece, alta la capacità di gestione e la disponibilità di servizi di tutela ambientale. Sono le città che da tempo compongono la testa della classifica di Ecosistema Urbano, dove servizi e politiche ambientali sono stati dispiegati da tempo. Sono, in genere, città che già dieci anni fa erano dotate di un sistema efficiente di depurazione, che avevano cominciato a sviluppare la raccolta differenziata prima del decreto Ronchi, e che si erano dotate di isole pedonali, zone a traffico limitate, piste ciclabili. Anche negli ultimi anni esse continuano a registrare un costante miglioramento.

 

ECOSISTEMA URBANO 2003 DI LEGAMBIENTE - CLASSIFICA FINALE

Pos.

Città

Punt.

Pos.

Città

Punt.

Pos.

Città

Punt.

1

Cremona

67,7%

35

Pisa

54,3%

71

Aosta

46,0%

2

Mantova

66,8%

37

Genova

54,2%

72

Salerno

45,8%

3

Bergamo

66,5%

37

Rimini

54,2%

73

Padova

45,5%

4

Sondrio

66,0%

39

Terni

53,8%

73

Cosenza

45,5%

5

Pavia

65,1%

40

Chieti

53,4%

73

Forlì

45,5%

6

Belluno

62,6%

41

Siena

53,3%

76

Brindisi

45,2%

7

Bolzano

62,1%

41

Firenze

53,3%

76

Lecce

45,2%

8

Ferrara

61,5%

43

Vercelli

52,8%

78

Milano

45,1%

9

Arezzo

61,4%

44

Torino

52,4%

79

Imperia

45,0%

10

Biella

61,2%

45

Vicenza

52,3%

80

L'Aquila

44,8%

11

Livorno

60,5%

46

Piacenza

51,9%

81

Sassari

44,1%

12

Grosseto

59,5%

47

Ravenna

51,8%

82

Avellino

44,0%

12

Lecco

59,5%

48

Ascoli Piceno

51,7%

83

Latina

43,9%

14

Massa

58,6%

49

Novara

51,6%

84

Alessandria

42,2%

15

Varese

58,5%

50

Taranto

51,5%

85

Messina

42,0%

16

Verbania

58,4%

51

Caltanissetta

51,4%

86

Nuoro

41,9%

17

Matera

58,0%

52

Verona

51,2%

87

Palermo

41,7%

18

Bologna

57,8%

52

Teramo

51,2%

88

Pordenone

41,1%

19

Savona

57,4%

54

Campobasso

51,1%

89

Catanzaro

40,9%

20

Lucca

57,2%

54

Pistoia

51,1%

90

Crotone

40,2%

21

Lodi

57,0%

56

Modena

51,0%

91

Isernia

39,4%

22

Udine

56,1%

57

Roma

50,9%

92

Benevento

38,6%

22

Trieste

56,1%

58

Cagliari

50,4%

93

Enna

37,1%

24

Prato

55,8%

59

Viterbo

49,6%

94

Siracusa

36,9%

24

Macerata

55,8%

60

Treviso

49,3%

95

Caserta

36,4%

26

Potenza

55,4%

61

Ancona

49,2%

95

Vibo Valentia

36,4%

27

Trento

55,3%

62

Cuneo

48,3%

95

Trapani

36,4%

28

Parma

55,2%

62

Pesaro

48,3%

95

Reggio Calabria

36,4%

28

Brescia

55,2%

64

Napoli

48,1%

99

Catania

34,9%

28

Rovigo

55,2%

65

Rieti

47,5%

100

Agrigento

34,0%

31

Venezia

55,1%

65

Bari

47,5%

101

Frosinone

32,7%

31

Gorizia

55,1%

65

Asti

47,5%

102

Oristano

29,0%

33

Perugia

54,5%

68

Foggia

47,4%

103

Ragusa

28,8%

34

Reggio Emilia

54,4%

69

Como

46,7%

     

35

La Spezia

54,3%

70

Pescara

46,2%

     

Fonte: Ecosistema Urbano 2003 di Legambiente

Elaborazione: Istituto di Ricerche Ambiente Italia