Cap. II

 

Alcune considerazioni sull’erosione del litorale toscano

 

Molti fiumi, fino ad un tempo che si può quantificare in poco più di un secolo, non avevano problemi per quanto riguarda la capacità d’avanzamento della costa.

Prendendo com’esempio l’Arno, questo fiume vi contribuiva in modo elevato. In un secolo la variazione climatica si è verificata, ma non è stata poi così accentuata.

A mio modesto parere è quindi riduttivo, indicare questo fenomeno legato alla variazione del clima, come una delle cause principali dell’erosione costiera. Il fenomeno dell’erosione litoranea tra l’altro, si è presentato improvviso e pressoché continuo.

Le varie alluvioni che vi sono state sul bacino fluviale dell’Arno, alcune assai intense, come quella del novembre 1966, non hanno migliorato la situazione. Le abbondanti alluvioni hanno portato copiosi sedimenti nel fiume, ma hanno prodotto la corrosione del suo alveo e quella dei fondali litoranei.

Scrive, il prof. ing. Corrado Ruggiero, presidente della Commissione incaricata dell’erosione litoranea pisana (1948), nella relazione generale dello studio elaborato, relativamente alle misurazioni del fondale dopo le piene: in particolare in corrispondenza dello sbocco dell’Arno tra i due pennelli ivi costruiti (…) si nota invece la formazione di una profonda escavazione, per lo meno in certe epoche dell’anno (4 m. di massima profondità nell’Aprile 1931, 6 m. nell’Aprile 1947).

Le piogge primaverili, avendo prodotto le piene, in un fiume profondamente modificato nella sua natura come l’Arno, invece che contribuire ad accrescere la sedimentazione e quindi espandere la costa effettuano il risultato opposto, corrodendo la foce ed il fondale.

Possiamo solo indicare nella diminuita pioggia avvenuta negli anni, un fattore secondario, come causa relativa all’erosione litoranea mentre deve essere considerato fattore principale l’aumento della corrente fluviale, generato dall’incremento della portata idraulica del corso d’acqua.

Questo è accaduto quando sono stati eliminati sempre più, i naturali bacini d’esondazione per le continue bonifiche sui territori di pertinenza fluviale, con il conseguente rinforzo e sopraelevazione degli argini. Bonifiche che sono state attuate per favorire l’agricoltura e la salubrità dei luoghi.

L’acqua delle intense precipitazioni meteorologiche è quindi indirizzata, con il reticolo idraulico presente sul territorio del suo bacino, direttamente nel fiume. In questo modo aumenta repentinamente la sua portata idraulica e quindi la corrente fluviale, mentre in precedenza, era distribuita sull’ampio territorio naturale, laminando l’onda di piena.

La portata idraulica del fiume veniva in questo modo regolata, moderando la sua corrente fluviale nelle piene, ulteriormente rallentata dalla presenza dei numerosi meandri, le anse del fiume.

Le alluvioni prodotte su un territorio naturale, selvaggio, producono nei fiumi che vi si trovano, la conseguente espansione della costa. Non occorre andare molto lontano per rendersene conto, basta vedere le spiagge dei territori naturali della Sardegna.

Vi sono però fenomeni erosivi anche in particolari aree naturali del pianeta, dove intervengono altri fattori, quale la subsidenza accentuata del territorio che quindi si abbassa, la modifica delle correnti marine, l’aumento del livello del mare e soprattutto le perturbazioni climatiche estreme, che innalzano le onde nelle mareggiate.

Nei secoli precedenti, quando la naturalità del territorio era ancora presente ed estesa, le alluvioni nel bacino dell’Arno producevano l’espansione del litorale pisano.

Si può generalizzare, affermando che l’erosione della costa si è presentata quando l’intervento dell’uomo è diventato troppo incisivo, con modifiche eccessive al corso dei vari fiumi e torrenti, eliminando sempre più la loro naturalità. Interventi che in generale hanno interessato, estesamente nel tempo, il loro bacino imbrifero.

L’erosione è intervenuta o si è accentuata, anche quando è stata modificata la linea costiera con la realizzazione di porti, o con la posa di moli o pennelli alle foci dei corsi d’acqua, ed infine, con la posa di scogliere, dighe ed altre opere effettuate nel corso degli anni.

Queste opere, se hanno protetto una parte della costa, dall’altra hanno prodotto, in una spirale senza fine, lo spostamento dell’erosione costiera alla spiaggia vicina, aggravando sempre più il problema.

Le notizie storiche aiutano a comprendere com’erano i fiumi allo stato naturale, prima delle bonifiche sul territorio.

Queste annotazioni, che si trovano nelle biblioteche e negli archivi storici, illustrano com’erano le foci naturali di quei fiumi e torrenti che allagavano la pianura ad ogni piena e per questo riuscivano a rallentare la loro corrente alla foce, consentendo la sedimentazione dei fondali. Le paludi costiere erano infine i loro ultimi grandi bacini d’esondazione che permettevano una lenta sedimentazione e conseguentemente un’espansione regolare della costa.

Ad esempio, le notazioni relative alla Maremma, una storica zona umida rimasta pressoché intatta, naturale fino a poco più di un secolo fa. Su alcune vaste aree, fino a prima delle bonifiche effettuate dal fascismo.

Negli anni seguenti, promosso dal fascismo, dallo stesso Mussolini, che volle attuare ovunque in Italia la cosiddetta bonifica integrale, questo tipo d'interventi fu esteso diffusamente sul territorio.

L'opera di bonifica dell'intero territorio italiano, attuata dal fascismo, aveva un duplice scopo, i medesimi fini che si prefiggevano le storiche bonifiche. In primo luogo, acquisire nuovi territori per l'agricoltura, molto sviluppata in quel tempo, dove la terra era lavorata diffusamente con mezzi tradizionali. Erano numerose, infatti, in quel periodo, le persone che si dedicavano a quest'attività.

La bonifica infine, cercava di ridurre i vasti territori, dove la malaria era diffusa, con pregiudizio della salute. Per questi motivi le bonifiche ottennero il vasto consenso popolare e l'approvazione incondizionata anche di numerosi tecnici dell'epoca.  

In tutta l’Italia quindi fu attuata l’opera della bonifica integrale, spesso però senza valutare troppo l’impatto ambientale subito dai vari corsi d’acqua.

Fu rilevante l’incremento di portata idraulica che subirono in quegli anni, molti corsi fluviali, torrenti compresi, causati da questi interventi sul territorio.

L’acqua, che gli eventi meteorologici scaricavano sul territorio fu indirizzata rapidamente nei vari fiumi e torrenti premunendo di rinforzare gli argini.

 

Castiglione della Pescaia nel 1930. Si nota sullo sfondo l’estesa palude, dietro il cordone litoraneo.

In conseguenza delle bonifiche sempre più incisive sul territorio, si è manifestata da vari anni, una preoccupante erosione costiera alla foce del Fiume Ombrone.

Nella maremma livornese, da vari anni la foce del Fiume Cecina è stata parzialmente modificata con due pennelli di scogli per mantenerne costante la profondità, consentendone anche la navigazione realizzando recentemente, in un’area adiacente alla riva destra del fiume, un porto turistico su cui possono trovare posto 650 varie imbarcazioni.

Su questa costa l’erosione costiera è presente da anni e negli ultimi tempi si è fatta minacciosa, soprattutto davanti all’abitato di Marina di Cecina.

 

La foce naturale del Fiume Cecina, in una cartolina del 1968. 

Nei secoli trascorsi, questo procedere della natura, allagando estesamente le zone litoranee accadeva non solo nella Toscana meridionale ma sull’intera costa tirrenica (un fenomeno esteso anche nel Lazio), ed oltre.

Accadeva ovunque, nelle numerose ed estese aree umide costiere, allagate periodicamente dai fiumi e torrenti che le percorrevano sfociando in mare.

Guardando le antiche carte topografiche del Seicento, si può vedere quanto era esteso il lago di Porta sulla costa versiliese, naturale bacino di raccolta delle acque dei vari torrenti che scendevano impetuosi dalle Apuane.

Altrove le vaste bassure acquitrinose retrodunali accoglievano le torbide dei torrenti nelle piene che inoltre, spagliavano, in pratica esondavano nei territori litoranei, allagandoli estesamente.  

Particolare della mappa comprendente il territorio tra il Cinquale ed il Magazzino dei marmi, 1682 – Archivio Storico Comunale di Pietrasanta

Lo sviluppo urbanistico ha sottratto sempre più territorio alla natura, con le bonifiche effettuate. Sono sorte cittadine, come Marina di Massa, Marina di Carrara e vari agglomerati urbani su tutta la Versilia, privando i torrenti, tra cui il Frigido, della possibilità d’esondare durante le piene, essendo il territorio litoraneo oramai completamente urbanizzato.

Il lago di Porta, il naturale bacino d’esondazione dei torrenti, negli anni è stato progressivamente prosciugato, ridotto ai minimi termini. Tra l’altro vi sono stati gettati nel passato, anche scarichi abusivi.

I torrenti nelle piene, defluendo le loro acque torbide rapidamente nel mare, hanno corroso nel tempo i fondali costieri, un fenomeno accentuato per opera dell’uomo,  dalla modifica della foce naturale e puntualmente si è presentata l’erosione litoranea.

La realizzazione del porto a Marina di Carrara (di servizio a tutta l’area apuana, compresa la zona di Massa), ha portato inoltre, alla modifica della linea costiera con la conseguente variazione delle correnti litoranee che rese incisive, hanno contribuito alla corrosione dei fondali marini.

Marina di Carrara con il suo porto, in una cartolina del 1960

Le dighe del porto, soprattutto il molo di ponente e la diga foranea, impediscono ai sedimenti provenienti dalla foce del fiume Magra, di raggiungere i fondali litoranei prospicienti il litorale di Marina di Massa e quindi di poter effettuare la sedimentazione, diminuendo in questo modo la loro profondità.

A Marina di Massa, La zona litoranea della Partaccia, ha subito un arretramento notevole, per l’erosione litoranea piuttosto rilevante, qui presente oramai da molti anni.

A Marina dei Ronchi, tra il fiume Frigido ed il fosso Magliano, la spiaggia è in progressiva scomparsa, erosa dalle ricorrenti mareggiate, nonostante che siano presenti delle difese costiere (pennelli).

Nella zona del Poveromo, poco distante, caratterizzata un tempo da estesi acquitrini, dopo la bonifica effettuata, è sorta una zona elegante, con villini ed alberghi. In questa zona, è presente da vari anni una progressiva erosione della costa.

Nel bacino portuale di Marina di Carrara si trova attualmente anche un porto turistico con una capienza di 360 posti-barca, su un fondale di banchina che varia da due a 9 metri di profondità, dotato di varie attrezzature.

Tra l’altro, questo bacino portuale, a quel che si legge sui giornali, sarà ampliato in un futuro prossimo, per realizzare un porto turistico da ben 1.250 posti-barca, che interesserà anche il litorale massese, coniugando, secondo le intenzioni di chi lo ha proposto, le prospettive di sviluppo delle due vicine cittadine.

Prospettive economiche, soprattutto, di coloro direttamente interessati allo sviluppo portuale. Nella delibera, approvata dal Consiglio Comunale di Massa, sono state inserite varie clausole a garanzia del litorale, attualmente sottoposto ad un’erosione consistente.

L’esperienza dimostra però, che l’erosione litoranea si fa sempre più incisiva, modificando la linea costiera con le dighe a protezione dei porti. Sarà quindi difficile, avere garanzie che il fenomeno erosivo già gravemente presente in questa zona non peggiori ulteriormente e con tutta probabilità interessando maggiormente il litorale adiacente. L’erosione litoranea è ben difficile che si fermi, se non si eliminano le cause che ne consentono il suo sviluppo.

In questo litorale, eroso da anni in modo notevole, è previsto un intervento di ripascimento con un milione di metri cubi di sabbia, un costo considerevole per lo Stato, quindi per tutta la collettività. Le cause che hanno prodotto l’erosione costiera però rimangono e quindi influiranno ancora in modo negativo sul ripascimento della spiaggia.

Sono state poste negli anni, a protezione della spiaggia, varie scogliere frangiflutti, realizzati numerosi pennelli costituiti da massi, spendendo molti miliardi di lire.

E’ stato difeso un tratto di costa, ma l’erosione si è presentata sempre più grave altrove. Il pontile di Marina di Massa ha subito cedimenti alla sua base, per la corrosione della sabbia del fondale.

Le scogliere, negli anni, hanno lentamente ceduto e si è dovuto reintegrarle con altri pesanti massi. Lentamente, la corrosione della sabbia alla loro base, le scalza ed i massi franano con l’azione delle onde del mare.

Le difese realizzate con le scogliere sono, infatti, solo rimedi temporanei che rallentano l’erosione per qualche anno, ma non la sconfiggono.

La sconfitta dell’erosione costiera, a parer mio, si potrà avere solamente indirizzando verso la naturalità i corsi d’acqua, quindi rallentando la loro corrente con dei bacini idraulici che ne permettano la moderazione e lasciando la loro foce in modo pressoché naturale.

   

         Una spiaggia aggredita dall’erosione, protetta dalle dighe frangiflutti

 

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