Nello foto: Lo scarico del depuratore di Omegna
 
OMEGNA, SCARICHI A GIUDIZIO
La Magistratura unico baluardo
a difesa del territorio?
17.08.03
 
 
 
La Stampa (v. sotto) ha pubblicato la notizia che il sostituto Argentieri ha rinviato a giudizio il direttore dell'impianto di depurazione di Omegna, dott. Piero Lacqua e alcuni titolari di aziende per la questione degli scarichi di natura industriale, che hanno trasformato lo Strona (ma non solo) in un fiume morto. Cercheremo di costituirci parte offesa e di accedere agli atti, per capirci di più. Per i meno informati, è utile sapere che all'interno del depuratore consortile a fanghi attivi (per reflui urbani) di Omegna-Crusinallo, da una decina di anni è in funzione un depuratore chimico-fisico, specializzato nel trattamento dei rifiuti liquidi delle aziende galvaniche del Cusio (la Tecnoacque, mista pubblico-privato). Pare che il direttore della Tecnoacque, che è anche direttore del depuratore consortile, in alcuni casi facesse pagare alle aziende i costi di smaltimento, deviando invece i reflui verso lo Strona. Pare che le aziende non immaginassero neppure di essere gabbate.
E' certo che i guadagni smisurati dei rubinettai e simili del Cusio non si spiegherebbero, se non ci fosse un inquinamento ambientale così diffuso. Se le aziende fossero state assillate dai tutori istituzionali dell'ambiente: Comuni, Provincia, Arpa, Consorzi vari, affinché neppure una goccia di veleno finisse a fiume e a lago, oggi non ci troveremmo dove ci troviamo, con un territorio bello da vedere, ma repellente da esaminare. La scelta di "lasciare in pace" le aziende ha visto concordi la sinistra operaista e la destra confindustriale. Coloro che campano di turismo, invece, continuano a tacere, sperando solo che il marcio non salti fuori. Gli ambientalisti, quando gli è concesso di esprimersi, vengono trattati come strana gente, priva di concretezza e di gusto per lo sviluppo. Accade in questo modo che la Magistratura sia spesso l'unico, invece che l'ultimo, baluardo contro il degrado ambientale.
 
 
17 Agosto 2003

IL GIUDICE SI PRONUNCERA’ SULLE IPOTESI DI REATO CHE RIGUARDANO DIRETTORE DEL CONSORZIO CUSIO E TRE IMPRENDITORI


Acque pulite, chiesti 4 rinvii a giudizio


Conclusa l’inchiesta della Procura sugli scarichi nel lago d’Orta

Aristide Ronzoni
VERBANIA
Si è conclusa l’inchiesta del sostituto procuratore Fabrizio Argentieri sugli scarichi abusivi di aziende nei corsi d’acqua Strona, Fiumetta, Rio San Martino, canale Orta - Strona e lago d’Orta. Nell’ambito delle indagini - condotte da polizia provinciale, carabinieri di Omegna e nucleo giudiziario della Procura - il magistrato aveva posto sotto sequestro gli scarichi di 17 aziende cusiane e in un secondo tempo il by pass in testa al depuratore consortile Acque Cusio al quale, secondo il pronunciamento del tribunale del Riesame a cui avevano fatto ricorso gli avvocati difensori Daverio, Carlini, Garzulino e Borgna, «andrebbero ascritte le responsabilità dell’inquinamento delle acque superficiali». I gestori del Consorzio avrebbero infatti richiesto alle aziende il pagamento dei canoni di una depurazione che in realtà non sarebbe mai stata posta in atto, ipotesi questa confortata dagli accertamenti compiuti dagli investigatori. Quasi tutte le aziende indagate avrebbero scaricato i reflui in buona fede, confortate dal pagamento dei canoni della depurazione. Qualcuno avrebbe però fatto «orecchie da mercante» e pur sapendo di non essere in regola avrebbe perseverato nello scarico. Accertamenti sono stati compiuti a carico della Tecnocusio spa - azienda controllata dal Consorzio Acque Cusio - deputata al trattamento dei reflui contenenti residui delle lavorazioni galvaniche e che sarebbero stati confluiti al depuratore, a valle del by pass, aumentando così l’inquinamento delle acque in uscita rispetto a quelle in entrata. Il magistrato inquirente ha richiesto al gip del tribunale il rinvio a giudizio, per truffa e scarico non autorizzato, del direttore del Consorzio, Pietro Lacqua; per scarico non autorizzato in concorso i fratelli Luciano e Isidoro Cerutti, titolari dell’omonima azienda; per scarico non autorizzato e inquinante Enzio Masoero, titolare della Rif Metalli Boretti. Archiviate invece le posizioni delle altre aziende ritenute in buona fede. I sequestri degli scarichi sono stati tutti revocati a seguito delle autorizzazioni concesse con limiti rigorosi il 18 luglio dal Comune di Omegna (l’Arpa controllerà sul rispetto dei limiti) e nessuna delle aziende coinvolte nell’inchiesta ha sporto querela contro i vertici del depuratore consortile. A fare scattare l’inchiesta, nel gennaio scorso, sono state le ripetute morie di pesci nello Strona e Fiumetta. «E’ ormai tempo - sottolinea il sostituto Argentieri - che enti pubblici e cittadini si attengano ad una reale cultura di salvaguardia dell’ambiente».