La Stampa (v. sotto) ha pubblicato la notizia che il sostituto
Argentieri ha rinviato a giudizio il direttore dell'impianto di
depurazione di Omegna, dott. Piero Lacqua e alcuni titolari di aziende
per la questione degli scarichi di natura industriale, che hanno
trasformato lo Strona (ma non solo) in un fiume morto. Cercheremo di
costituirci parte offesa e di accedere agli atti, per capirci di più.
Per i meno informati, è utile sapere che all'interno del depuratore
consortile a fanghi attivi (per reflui urbani) di Omegna-Crusinallo,
da una decina di anni è in funzione un depuratore chimico-fisico,
specializzato nel trattamento dei rifiuti liquidi delle aziende
galvaniche del Cusio (la Tecnoacque, mista pubblico-privato). Pare che
il direttore della Tecnoacque, che è anche direttore del depuratore
consortile, in alcuni casi facesse pagare alle aziende i costi di
smaltimento, deviando invece i reflui verso lo Strona. Pare che le
aziende non immaginassero neppure di essere gabbate.
E' certo che i guadagni smisurati dei rubinettai e simili del Cusio non
si spiegherebbero, se non ci fosse un inquinamento ambientale così
diffuso. Se le aziende fossero state assillate dai tutori istituzionali
dell'ambiente: Comuni, Provincia, Arpa, Consorzi vari, affinché
neppure una goccia di veleno finisse a fiume e a lago, oggi non ci
troveremmo dove ci troviamo, con un territorio bello da vedere, ma
repellente da esaminare. La scelta di "lasciare in pace" le
aziende ha visto concordi la sinistra operaista e la destra
confindustriale. Coloro che campano di turismo, invece, continuano
a tacere, sperando solo che il marcio non salti fuori. Gli
ambientalisti, quando gli è concesso di esprimersi, vengono trattati
come strana gente, priva di concretezza e di gusto per lo sviluppo.
Accade in questo modo che la Magistratura sia spesso l'unico, invece che
l'ultimo, baluardo contro il degrado ambientale.
17 Agosto 2003
IL GIUDICE SI PRONUNCERA’ SULLE
IPOTESI DI REATO CHE RIGUARDANO DIRETTORE DEL CONSORZIO CUSIO
E TRE IMPRENDITORI
Acque pulite, chiesti 4 rinvii a
giudizio
Conclusa l’inchiesta della
Procura sugli scarichi nel lago d’Orta
Aristide
Ronzoni
VERBANIA
Si è conclusa l’inchiesta del sostituto procuratore
Fabrizio Argentieri sugli scarichi abusivi di aziende
nei corsi d’acqua Strona, Fiumetta, Rio San Martino,
canale Orta - Strona e lago d’Orta. Nell’ambito
delle indagini - condotte da polizia provinciale,
carabinieri di Omegna e nucleo giudiziario della
Procura - il magistrato aveva posto sotto sequestro
gli scarichi di 17 aziende cusiane e in un secondo
tempo il by pass in testa al depuratore consortile
Acque Cusio al quale, secondo il pronunciamento del
tribunale del Riesame a cui avevano fatto ricorso gli
avvocati difensori Daverio, Carlini, Garzulino e
Borgna, «andrebbero ascritte le responsabilità
dell’inquinamento delle acque superficiali». I
gestori del Consorzio avrebbero infatti richiesto alle
aziende il pagamento dei canoni di una depurazione che
in realtà non sarebbe mai stata posta in atto,
ipotesi questa confortata dagli accertamenti compiuti
dagli investigatori. Quasi tutte le aziende indagate
avrebbero scaricato i reflui in buona fede, confortate
dal pagamento dei canoni della depurazione. Qualcuno
avrebbe però fatto «orecchie da mercante» e pur
sapendo di non essere in regola avrebbe perseverato
nello scarico. Accertamenti sono stati compiuti a
carico della Tecnocusio spa - azienda controllata dal
Consorzio Acque Cusio - deputata al trattamento dei
reflui contenenti residui delle lavorazioni galvaniche
e che sarebbero stati confluiti al depuratore, a valle
del by pass, aumentando così l’inquinamento delle
acque in uscita rispetto a quelle in entrata. Il
magistrato inquirente ha richiesto al gip del
tribunale il rinvio a giudizio, per truffa e scarico
non autorizzato, del direttore del Consorzio, Pietro
Lacqua; per scarico non autorizzato in concorso i
fratelli Luciano e Isidoro Cerutti, titolari
dell’omonima azienda; per scarico non autorizzato e
inquinante Enzio Masoero, titolare della Rif Metalli
Boretti. Archiviate invece le posizioni delle altre
aziende ritenute in buona fede. I sequestri degli
scarichi sono stati tutti revocati a seguito delle
autorizzazioni concesse con limiti rigorosi il 18
luglio dal Comune di Omegna (l’Arpa controllerà sul
rispetto dei limiti) e nessuna delle aziende coinvolte
nell’inchiesta ha sporto querela contro i vertici
del depuratore consortile. A fare scattare
l’inchiesta, nel gennaio scorso, sono state le
ripetute morie di pesci nello Strona e Fiumetta. «E’
ormai tempo - sottolinea il sostituto Argentieri - che
enti pubblici e cittadini si attengano ad una reale
cultura di salvaguardia dell’ambiente». |
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