Nella foto: Vista sul Bosco delle Fate al Fernone,
sede del progetto di speculazione edilizia
 
OSSERVAZIONI ALLA VARIANTE DI VARZO
Cliccando puoi leggere i motivi dell'opposizione convinta
del Circolo Verbano, di Italia Nostra VCO e
di alcuni cittadini al villaggio turistico
24.11.03
 
COMUNICATO STAMPA

AL SINDACO DI VARZO (VCO)

 

Oggetto:

LR 56/77. OSSERVAZIONI ALLA VARIANTE STRUTTURALE AL VIGENTE PRGC. ADOZIONE DELIBERAZIONE PROGRAMMATICA. ADOZIONE PROGETTO PRELIMINARE DEL PRGC E CONTESTUALE ADOZIONE DELLA VARIANTE DI ADEGUAMENTO DEL PIANO REGOLATORE AL PAI (CON PARTICOLARE RIGUARDO ALL’AREA FERNONE).

LE OSSERVAZIONI SONO FATTE ANCHE AI SENSI DELLA LR 40/98 ART. 20.

Con una lettera inviata in data 8.05.01 a tutti i Sindaci e ai Presidenti delle Comunità Montane l’Assessore regionale all’Urbanistica F. M. Botta ricordava il contenuto cogente del "Comunicato del Presidente della Giunta Regionale in data 6.11.00", pubblicato sul BUR n° 46 del 15.11.00, secondo il quale "tutte le Amministrazioni Comunali che intendano procedere all’adozione preliminare di nuovi Piani Regolatori Generali e di Varianti di revisione o sostanziali ... agli strumenti urbanistici generali vigenti, dovranno porre attenzione a che i relativi atti deliberativi, oltre a riportare i contenuti già previsti dalla L.U.R., richiamino esplicitamente la LR 40/98, le condizioni di relazione ai disposti dell’art. 20 della medesima, nonché l’elencazione dei documenti e degli elaborati a tale scopo predisposti". E continua: "L’esposizione della procedura di pubblicazione ... dovrà indicare inoltre, per gli aspetti relativa alla VIA, la possibilità da parte di chiunque di formulare osservazioni in ordine alla compatibilità ambientale delle proposte avanzate". Ulteriori precisazioni sullo stesso tema sono trattate nella Comunicazione del PGR del 15.11.00 e nella Circolare del PGR del 13.01.03, che si allegano come parte integrante delle Osservazioni.

Osserviamo che la Deliberazione del Consiglio Comunale del 25.09.03, con cui si è adottata la Variante in osservazione, non contiene alcun richiamo alla LR 40/98 art. 20. Inoltre la "Relazione di analisi preliminare di impatto ambientale", citata nell’elenco degli elaborati, non era disponibile nel locale di consultazione dell’atrio aperto al pubblico, e ci è stata consegnata dall’Ufficio tecnico soltanto a nostra esplicita richiesta. Chiediamo che per questo motivo venga invalidata la pubblicazione della Variante. (Sulla coerenza della Relazione con i dettati della LR 40/98 e dei Comunicati sopra richiamati, ci esprimiamo più oltre).

La Relazione di analisi preliminare di impatto ambientale non sembra rispondere alle caratteristiche richieste dall’all. F all’art. 20 della LR 40/98, dove (come riassunto e specificato nei Comunicati sopra richiamati) si chiede che vengano valutati "gli effetti, diretti e indiretti, dell’attuazione del piano ... sull’uomo, la fauna, la flora, il suolo e il sottosuolo, le acque superficiali e sotterranee, l’aria, il clima, il paesaggio, l’ambiente urbano e rurale, il patrimonio storico, artistico e culturale, e sulle loro reciproche interazioni, in relazione al livello di dettaglio del piano ..." e vengono fornite "indicazioni per le successive fasi di attuazione".

La Relazione di analisi preliminare di impatto ambientale allegata alla Variante in osservazione valuta in modo del tutto sommario e superficiale, senza entrare in alcun dettaglio e senza motivarne la dichiarata congruenza ambientale, le possibili cause di impatto derivate dall’attuazione del piano, cosa di particolare gravità per quanto riguarda l’area di nuova edificazione nella zona denominata Fernone, area a prato-pascolo e boscata, di altissimo pregio naturalistico, non toccata dall’edificazione esagerata e inidonea della vicina frazione di San Domenico. Ad esempio, alla pag. 34 (Ambito omogeneo: Aree turistiche), dove si procede ad una sintesi tabellare del bilancio di sostenibilità delle previsioni, si legge che per l’uomo la Valutazione sintetica degli effetti (VSE) è (+), e cioè che i benefici sono superiori ai costi. Non si capisce a quale "uomo" si riferisca la Relazione: di sicuro non a quelli che abitano attualmente nelle baite perfettamente inserite nell’ambiente, oppure a quelli che transitano passeggiando, ammirando la naturalità dei luoghi e la profondità dei paesaggi. Forse la positività si riferisce a quella economica attesa dagli speculatori. Per la fauna la VSE è (-), senza però che un Rapporto scientifico documentato ci informi sui tipi di animali che verrebbero danneggiati dall’intrusione e in che numero, e se la perdita sia ecologicamente sopportabile. Anche per la flora la VSE è (-), ma anche in questo caso non si specificano le perdite, di numero e di specie. Per suolo e sottosuolo, acque superficiali e sotterranee, aria la VSE è (+-), anche in questo caso senza nessuna giustificazione, di fronte ad un intervento pesantissimo, che trasformerà un territorio da ambiente incontaminato a villaggio turistico. Si ammette una VSE (-) per il paesaggio, ma una VSE (+) per l’ambiente urbano, come se l’ambiente naturale attuale avesse bisogno di una urbanizzazione. Nessuna modifica qualitativa per l’ambiente extraurbano, con VSE (+-). Nessuna valutazione nei confronti del patrimonio storico, artistico, culturale, come se si trattasse di una terra senza storia.

2) Chiediamo che la Relazione di analisi preliminare di impatto ambientale venga riscritta, completa di tutti gli approfondimenti necessari, di tipo scientifico, qualitativo e quantitativo, affinché l’Amministrazione Comunale prima di tutto, e i cittadini poi, siano messi in grado di valutare compiutamente e obiettivamente l’impatto ambientale, ovvero di chiedere quegli interventi compensativi, che potrebbero bilanciarne gli effetti, ovvero ancora di chiedere che il piano venga respinto perché troppo gravoso in termini di impatto ambientale.

E’ attualmente in itinere il Piano Territoriale Provinciale del VCO, che si esprime in modo netto sul "Dimensionamento residenziale dei piani" (art. 10 delle NTA). "Il PTP ritiene che in alcune zone la crescita urbana residenziale albbia raggiunto livelli di saturazione, soprattutto a causa del proliferare di seconde case spesso sottoutilizzate, e questa tendenza debba essere limitata. Il Piano stima che l’espansione urbanistica di nuovo impianto abbia comportato, in alcuni ambiti, un eccessivo consumo di territorio libero, con conseguenti ripercussioni negative. ... Per i comuni contrassegnati con la lettera R (come è il caso di Varzo, ndr), la CIRT complessiva potrà essere incrementata ... sulla base di 1 nuovo abitante su area di nuovo impianto ogni 5 vani esistenti recuperati". Varzo, come troppi altri paesi del VCO, ha già mortificati i suoi incantevoli orizzonti con un’edificazione selvaggia di edifici senza personalità, di strade e di superstrade devastanti. Varzo, oggi, si accorge di valere soltanto per quelle parti incontaminate, che sono state preservate per merito delle richieste degli ambientalisti e dalla saggezza della Regione Piemonte (Alpe Veglia), oppure dalle occupazioni agricole residue (Fernone). Invece di prendere coscienza del malfatto e invertire la rotta, assistiamo ai tentativi di banalizzare l’Alpe Veglia, favorendone un accesso di massa, e di sventrare l’area incontaminata del Fernone, che andrebbe invece valorizzata in ben altro modo. "Non si deve dimenticare che il turista cerca la montagna sempre più come luogo della natura per eccellenza. Ogni forma diversa di sfruttamento turistico porterà ad un’omogeneizzazione del territorio alpino a quello delle confinanti pianure. L’industria turistica montana perderà così la sua specifica identità, il suo fattore principale di reddito" (brano tratto dalla Relazione TUTELA DELLA MONTAGNA E ATTIVITA’ TURISTICA IN ITALIA E NELLE ALPI, presentata al convegno SPD, 6 Settembre 2003 - Grainau (BAVIERA) da Marco Travaglini, Responsabile per il Turismo per la Direzione Nazionale DS).

3) Condividiamo in toto e facciamo nostre, qualunque ne sia il destino, le parole sopra riportate del PTP. Osserviamo che nel caso di Varzo non vengono rispettati i parametri indicati. Chiediamo che vengano ritirati i progetti edificatori del Fernone.

La scelta di edificare in località Fernone un Villaggio turistico ricettivo-alberghiero, di cui non vengono comunicati i dettagli, rinviati ad un SUE successivo, viene sommariamente giustificata dall’esigenza di non espandere San Domenico in direzione dell’Alpe Veglia (e ci mancherebbe altro!). Nessun altro argomento di natura urbanistica viene messo in campo e l’unica motivazione della scelta è la esistenza di una domanda di intenti ad edificare. Sublime esempio di amministrazione pubblica che impegna le risorse amministrative per una operazione che nessuna capriola dialettica riesce a mascherare per quello che è: nel migliore dei casi speculazione privata, che alcuni privati hanno proposto al Comune e che la Pubblica Amministrazione ha fatto propria, attrezzandola con motivazioni programmatiche. L’idea di costruire un nuovo insediamento in una località vergine è quanto di più antitetico oggi si può pensare in una corretta impostazione urbanistica ed è anche contrario allo spirito della legge urbanistica piemontese, tutta impostata a evitare lo spreco di territorio conseguente a forme di dispersione urbana. Sembra inoltre esserci contraddizione fra la riconosciuta esigenza di far partecipare i privati all’opera di riqualificazione proponendo incentivi diretti, ad esempio "operando sui tributi, sul regolamento sugli oneri di urbanizzazione, su finanziamenti e cofinanziamenti" e poi ipotizzare di prelevare il plusvlore immobiliare derivante dalla edificazione in località Fernone per realizzare opere di urbanizzazione e servizi eccedenti la quota dovuta per legge e imporre complessi alberghieri se questi non hanno mercato (sono in sofferenza in località con ben altre attratttive e con più lunghe stagioni turistiche!) La riconosciuta debolezza del mercato turistico e immobiliare nel territorio di Varzo è contradditoria rispetto all’ipotesi di innescare un progetto integrato quale quello adombrato. L’ipotesi edificatoria di Fernone serve solo a mascherare l’avvio di una banalissima operazione analoga a quelle che nel linguaggio corrente si chiamano "lottizzazioni", favorita anche dal fatto che ormai in base ai disposti della LR 41/97 non costituisce variante urbanistica la modificazione di strumento urbanistico esecutivo (SUE) specificamente imposto dal PRG.

4) Anche per i motivi di carattere generale sopra esposti, si chiede di stralciare il progetto di Fernone dalla Variante.

Non si condivide la mappatura della zona boschiva, come riportata nella cartografia allegata alla Variante. A tal fine si allega la perizia agronomica, eseguita dal per. agr. Stefano Costa.

5) Si chiede di rivedere la mappatura reale della zona boschiva, anche tenendo conto della perizia allegata.

Per quanto riguarda il progetto dell’area del Fernone, che la Variante individua sommariamente, in attesa di successivi strumenti esecutivi, si sottolinea che si tratta di un territorio assolutamente non urbanizzato, dove si andrebbe a sconvolgere completamente l’ambiente esistente, sia per costruire le case previste, sia per le opere di urbanizzazione (strade, posteggi, fognature, impianti di depurazione, luce, acquedotto), interne ed esterne all’area perimetrata. Oltre ai danni ambientali insopportabili, si indica l’eventualità molto probabile che si vada ad interessare terreni gravati di uso civico, intorno ai quali ultimi l’Amministrazione comunale al momento non si pronuncia, né, a nostra richiesta, si è detta in grado di produrre documentazione esaustiva.

6) Si osserva che non appare economicamente sensato progettare su terreni di cui non si conosce la disponibilità, e, soprattutto se coinvolgono gli usi civici, testimonianza di un passato da conservare e tutelare. Si chiede di produrre una mappazione completa ed esauriente dei terreni gravati da uso civico nel comune di Varzo, e in particolare per quanto riguarda l’area perimetrata del Fernone e quella di servizio.

Per quanto riguarda l’attuale strada di accesso al Fernone, si sottolinea che essa è un percorso angusto, asfaltato, con una pendenza elevatissima, che si stacca dalla strada comunale Varzo-San Domenico. Essa è percorribile da un’automobile alla volta, ma non assolutamente percorribile in condizioni di innevamento. Non sarà quindi sufficiente un "adeguamento con parziale sostituzione e/o modifica del tracciato", come si dice a pag. 65 delle NTA, per garantire la raggiungibilità del Villaggio turistico da parte di centinaia di utenti.

7) Si chiede che la strada venga disegnata nella cartografia di accompagnamento e che la sua individuazione precisa non sia rimandata alla fase di SUE.

Con riferimento alla Relazione geologica allegata alla Variante, trascrivo la lettera che ricevo dal sig. Roberto Thieme, Dottore in Scienze Geologiche, che trascorre molto tempo in una baita al Fernone.

Milano 20 11 2003

Spett. Legambiente Circolo Verbano

All’attenzione del Presidente, Dott. Amelia Alberti

Oggetto: Relazione Geologica della Variante di Piano di Varzo

Con riferimento alla Relazione Geologica Generale facente parte della documentazione della Variante strutturale al Piano Regolatore Generale di Varzo, noto che non vi è fatta menzione di recenti eventi di cui sono stato personalmente testimone.

Si tratta della semplice constatazione di fenomeni sismici forse dovuti a fasi di assestamento del substrato roccioso nell'areaVeglia - Dosso - Balzo.

I seguenti fenomeni osservati da me a da altre persone nel corso dell'ultimo decennio si limitano ai
saltuari periodi di mia presenza nella zona montana considerata. Purtroppo non sono in grado di
ricordare le date con esattezza.

1) Circa dieci anni or sono, al Veglia nella zona di Stalaregno si è verificato un doppio
movimento del terreno apparentemente di tipo sussultorio brusco e in rapida successione
(pochi secondi).

2) Non più di cinque anni fa una scossa più morbida nella zona del monte Dosso.

3) Nell'estate del 2001 si è verificata una scossa più forte mentre mi trovavo con la famiglia
sempre nella zona del monte Dosso in località Dorcia , quota 1560. Questa scossa, sempre di pochi
secondi, ha provocato scricchiolii nelle pareti in legno della baita e la formazione di sottili
crepe nell'intonaco della parte muraria (in pietra all'esterno e in cemento armato

alI 'interno ).

La scossa potrebbe aver avuto una componente ondulatoria poiché ha portato i pesi della carica
della pendola, agganciati alle catenelle, a battere contro le pareti di legno del locale. Da una
semplicistica interpretazione, deducibile dalla tipologia delle scosse suddette (scosse brusche e di
pochi secondi) si potrebbe supporre che esse fossero dovute a fenomeni di subsidenza di tipo
discontinuo per slittamenti di blocchi a scarsa profondità. In tal caso la propagazione dell'energia
sviluppata potrebbe limitarsi a piccole aree, esaurendosi anche a pochi chilometri dall'epicentro.
Non conosco l'ubicazione più prossima dei sismografi dai quali si potrebbe chiarire la tipologia e la
precisa ubicazione di questi fenomeni.

Ritengo che la registrazione di questi eventi costituisca un necessario completamento del quadro riportato dalla relazione in oggetto.

Distinti saluti,

Roberto Thieme

Dott. in Scienze Geologiche

Piazza Guardi 16,

Milano

Non sorprende l’informazione, che completa quanto pubblicato da La Stampa del 18.11.03 e che riporto:

 

NELLA MAPPA DELLA REGIONE SONO INSERITI NELLA «ZONA 3»

Sono 23 i Comuni del Vco
definiti a rischio sismico

 
 

DOMODOSSOLA
Sono 23 i Comuni del Vco inseriti nella «zona 3» della mappa del rischio sismico aggiornata dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore alla Protezione civile Caterina Ferrero. Complessivamente si tratta di una superficie di 1067 chilometri quadrati abitata da 48.230 persone e, secondo i dati del censimento Istat del 1991, con 27634 abitazioni. I comuni sono: Antrona Schieranco, Baceno, Beura-Cardezza, Bognanco, Calasca-Castiglione, Ceppo Morelli, Crevoladossola, Crodo, Domodossola, Macugnaga, Masera, Montescrestese, Montescheno, Pallanzeno, Piedimulera, Premia, Seppiana, Trasquera, Trontano, Vanzone con San Carlo, Varzo, Viganella, Villadossola.
Attualmente sono 41 i Comuni piemontesi classificati come sismici (40 in provincia di Torino, 1 in provincia di Cuneo); 168 quelli che, in base alla nuova classificazione, entrano nella zona considerata debolmente sismica (59 in provincia di Cuneo, 46 in provincia di Alessandria, 40 in provincia di Torino e 23 nel Vco). Gli altri restanti 1000 sono classificati a bassa sismicità e per loro non viene introdotto l' obbligo della progettazione antisismica, tranne che per nuove costruzioni relativamente ad alcune tipologie di edifici strategici. Per quanto concerne i 168 Comuni che per la prima volta entrano nella categoria dei comuni sismici i progetti delle nuove costruzioni private (compresi gli interventi sulle costruzioni esistenti), dovranno essere depositati presso lo Sportello unico dell' edilizia, laddove costituito, oppure presso i Comuni competenti per territorio. Nel Vco esistono due stazioni sismiche: una nella miniera della Guia a Macugnaga, un’altra inaugurata da poco sotto il cimitero di Premia.

Dott.ssa Amelia Alberti

Presidente Circolo Verbano di Legambiente

 

24/11/2003

8) Si chiede di integrare la Relazione geologica, tenendo conto di quanto sopra riportato.


I t a l i a N o s t r a

ASSOCIAZIONE NAZIONALE PER LA TUTELA

DEL PATRIMONIO STORICO - ARTISTICO

E NATURALE DELLA NAZIONE

O.N.L.U.S.

SEZIONE VERBANO CUSIO OSSOLA

Piazza Cavour, 14 - Tel. (0324) 44 106

Fax (0324) 24 89 01

e-mail: italianostra_verbanocusioossola@yahoo.it

28845 D O M O D O S S O L A (V B)

Domodossola, 20 novembre 2003

RACCOMANDATA A.R.

 

Ill.mo

SIGNOR SINDACO DI VARZO

 

Ns. Prot. n. 6903

 

OGGETTO: Comune di Varzo. Osservazioni alla variante strutturale al vigente PRGC ai sensi della L.R. 56/77 ed art. 20 della L.R. 40/98.

E' in corso l'iter del nuovo Piano Territoriale Provinciale. La variante strutturale al PRGC di Codesto Comune è forse la prima risposta di un ente locale al documento provinciale che ancorché non approvato dovrebbe costituire un punto di riferimento per i piani regolatori comunali.

Sappiamo che il nuovo piano non ha incassato consensi molto elevati sia presso le associazioni ambientaliste sia, per motivi generalmente di segno opposto, dei singoli comuni.

Su un punto, tuttavia, sembra siano (quasi) tutti d'accordo, chi per intima convinzione, chi per una questione di immagine o di opportunità politica. Ci riferiamo alla necessità di evitare, per il futuro, di consumare altro suolo per nuovi insediamenti, sia produttivi che residenziali. Ciò deriva dalla consapevolezza che il costruito è già eccessivo rispetto alle reali necessità della popolazione attuale che di quella ragionevolmente prevedibile nel prossimo futuro. Questo orientamento è ovviamente contrastato sia dai costruttori che dagli immobiliaristi, per intuibili motivi, ma anche da quei cittadini che desiderano "investire nel mattone", divenuto un bene rifugio, come una volta l'oro, salvo constatare in seguito che le cosiddette seconde case risultano inutilizzate per buona parte dell'anno e che i capannoni industriali vengono usufruiti solo parzialmente. Per tacere delle aree dismesse che rimangono tali per lunghissimi anni.

Vediamo qual'è la situazione del patrimonio immobiliare nel Comune di Varzo. Per quanto riguarda il centro non sembra ci siano pressioni per un incremento del costruito, anche in considerazione della sostanziale staticità della popolazione e la scarsa appetibilità turistica. Richieste di nuova edificazione gravitano invece sulla Frazione di S. Domenico per il richiamo rappresentato dal Parco Regionale del Veglia e della stazione sciistica di Ciamporino.

Qui si è registrata, negli ultimi anni, un'espansione edilizia che a definire brutta è un puro eufemismo. D'accordo che il concetto di bello è molto soggettivo; tuttavia ci sono limiti invalicabili al cattivo gusto, generalmente accettati e condivisi. Come si sa i danni provocati dall'edilizia cosiddetta selvaggia sono irrimediabili talché i luoghi che ne sono toccati vengono generalmente declassati, anche sotto il profilo economico. Un loro recupero è problematico per cui sarebbe preferibile, se espansione deve esserci, procedere alla loro saturazione, cercando tuttavia di non aggravare la situazione in atto, oltre misura. Naturalmente è altrettanto, se non maggiormente esecrabile, l'occupazione di aree di alto pregio naturalistico per nuovi insediamenti, di qualsiasi tipo.

Questo è quanto si sta profilando per la bellissima area di Fernone, località amena a due passi da S. Domenico, ancora incontaminata, che si vorrebbe urbanizzare. Qui convergono una ripida stradina e numerosi sentieri che si dipartono da S. Domenico, un tempo luogo bellissimo, ora più simile ad una brutta periferia di città che ad un ameno centro alpino. Il turista può in questo modo ritrovare, facendo due passi, quell'atmosfera che S. Domenico non possiede più. Ci chiediamo perché si vuole degradare anche questa zona con insediamenti dal carattere banalmente speculativo.

Quanto precede dovrebbe essere sufficiente per indurre l'Amministrazione Comunale all' abbandono dell'infausto progetto.

Se poi si riguarda la proposta di variante da un punto di vista strettamente tecnico si rileva che la Relazione di analisi preliminare di impatto ambientale non è conforme al dettato legislativo (art. 20 L.R. 40/98) in quanto carente sotto diversi profili, in specie per quanto riguarda la valutazione nei confronti del patrimonio storico, artistico e culturale. Pur nella sua incompletezza emergono valutazioni negative su aspetti importanti e decisivi quali l'impatto negativo sulla fauna, la flora, il paesaggio. Se tale analisi fosse stata effettuata con tutti i crismi voluti dalla legge sarebbe risultata ancora più evidente l'assoluta incompatibilità ambientale del nuovo insediamento.

Di più, risulterebbe che il previsto insediamento andrebbe ad interessare terreni gravati da uso civico. Il Comune non è tuttavia in grado di produrre una mappatura di tali terreni per cui il progetto di variante è carente di un imprescindibile supporto istruttorio.

Confidiamo che l'Amministrazione comunale, per i motivi esposti, voglia riconsiderare l'intera vicenda abbandonando spontaneamente il progetto de quo.

Con osservanza.

Il Presidente Dr. Italo Orsi


Comune di Varzo

All’attenzione del Sindaco

dott. Bruno Stefanetti

Milano, 23 Novembre 2003

Oggetto: Osservazioni alla Delibera del Consiglio Comunale di Varzo del 25/9/2003, sulla Variante Sostanziale al Piano Regolatore Generale ai sensi delle L.R. 56/77 art. 15 e L.R. 40/98 art. 20

I sottoscritti:

Federico Vagliani abitante in Milano, via Matteucci 2

Roberto Thieme, abitante in Milano, piazza Guardi 16,

Emita Salmini, abitante a Crevoladossola, via Antigorio 54,

tutti proprietari di immobili in Val Cairasca, presa visione della documentazione della "Variante Sostanziale del Piano Regolatore Generale Comunale" resa disponibile dal Comune di Varzo (ai sensi delle L.R. 56/77 art. 15 e L.R. 40/98 art. 20), con riferimento alle previsioni di urbanizzazione dell’area di Fernone,

osservano quanto segue:

OSSERVAZIONE 1

Per inquadrare correttamente questa osservazione basta ricordare pochi punti della triste storia di S. Domenico, come stazione di soggiorno montano, e delle sue varie stentate imprese degli ultimi trent’anni:

§ una improvvida serie di realizzazioni edilizie, private e pubbliche, incuranti del loro contesto urbano e naturale;

§ lo sviluppo incontrollato di seconde case (dalle architetture più improbabili) e condomini, di dimensioni sproporzionate al luogo;

§ l’estinguersi di attività che erano Istituzioni del luogo come il Posto di Ristoro S. Domenico;

§ l’impossibilità di giustificare economicamente due negozietti di generi alimentari, che sono risultati eccessivi: uno ha dovuto chiudere;

§ l’abbandono delle attrezzature del percorso vita nel Bosco delle Fate, ridotte da anni e anni di incuria a legni marcescenti e frammenti sparsi;

§ la raccolta, fra i villeggianti e gli amici, di finanziamenti (quanto in totale?) per la ristrutturazione e messa in sicurezza della cappella di Maulone, conclusa beffardamente, agli occhi dei donatori, con la sparizione sia della cappella sia dei finanziamenti, senza rendere conti.

Insomma, una gestione improntata al disprezzo per la qualità del luogo, in tutti i sensi. Quasi vi fosse finalmente consapevolezza di questo disprezzo praticato nel passato, e della necessità di un nuovo corso, la Variante di Piano dichiara l’importanza di uno sviluppo attento alla qualità ambientale e urbanistica, ponendola come un obiettivo primario per lo sviluppo della valle. Con uno sforzo di ottimismo si può immaginare, a quella lettura, un ravvedimento di amministratori e imprenditori, ma che dire dell’ultima prodezza urbanistica in atto (che sarebbe logico facesse già parte di questo nuovo corso) che ha recentemente sbancato l’unico prato che alleviava un po’ l’oppressione da cemento/asfalto di chi entrava in paese e riceveva il benvenuto dall’orrendo piazzale- parcheggio, circondato da muraglioni e file di anonime vetrine più o meno in disuso? Sbancato in nome di che cosa? Di nuovi parcheggi e immobili.

C’era da sperare in un piano di recupero e valorizzazione del tessuto urbano esistente, che rimediasse all’attuale squallore per fare una S. Domenico più desiderabile; si vedono invece tuttora i segni concreti di una inarrestabile metastasi che copre tutti gli angoli possibili dell’abitato e che in futuro, con l’urbanizzazione di un nuovo "polo" in luogo ora incontaminato potrà proseguire la sua opera insensata producendo una S. Domenico 2.

Si ha purtroppo la sensazione che la qualità eccelsa dell’Alpe Veglia e del suo Parco e gli encomiabili sforzi effettivamente fatti per la sua salvaguardia autorizzino di fatto ad abbassare la guardia su tutto il resto della valle. A parte considerazioni di carattere più elevato, è un errore imprenditoriale gravissimo: i turisti e i villeggianti vorranno sempre di più la qualità fuori dall’uscio e tutto intorno, non soltanto a un’ora di marcia.

Come si può puntare ad un bacino di utenza europeo (la vicinanza di Malpensa e l’autostrada che la serve sono citate nella relazione illustrativa della Variante come opportunità da cogliere) trascurando la salvaguardia anche dei "piccoli gioielli"? I punti più belli che circondano S. Domenico sono i suoi punti di forza non meno dell’Alpe Veglia e vanno difesi e valorizzati come beni preziosi e irrinunciabili.

E’ difficile pensare che la attuale, notoria crisi da disinteresse del pubblico per S. Domenico (quanti cartelli AFFITTASI e VENDESI che ingialliscono alle intemperie!) non sia già oggi dovuta alla cattiva qualità dell’abitato ed alla abnorme sproporzione fra la preponderante imprenditorialità immobiliare e tutte le altre, motivo della inadeguatezza dei servizi offerti rispetto alle aspettative della gente.

E’ proprio questa preponderanza dell’imprenditorialità immobiliare che può spiegare la scelta di edificare in località Fernone. E’ lecito ritenere, infatti, che senza questa iniziativa immobiliare la scelta di Fernone come polo decentrato di sviluppo non ci sarebbe mai stata. Essa non sarebbe certamente potuta nascere da una strategia urbanistica razionalmente concepita per la val Cairasca. Da tale iniziativa unilaterale è invece conseguita l’impostazione di un Progetto Integrato, i cui termini non sono ancora di dominio pubblico.

Ecco quindi che questo Progetto Integrato, con l’alibi dello strumento urbanistico esecutivo individuato per raggiungere i conclamati nuovi orizzonti della valorizzazione immobiliare che favorisce lo sviluppo, nasconde quello che è nella realtà (e non si conosce caso in Italia in cui non sia stato così): un cavallo di Troia per far accettare proposte di insediamenti altrimenti neppure proponibili.

Per quanto sopra riportato, i sottoscritti chiedono lo stralcio della edificazione e della modifica di destinazione dall’attuale uso agricolo a quello insediativo, per Fernone, dalla Variante in oggetto.

Nel caso questa richiesta non venisse accolta come valida, gli scriventi ritengono di dover presentare le seguenti ulteriori osservazioni:

OSSERVAZIONE 2

Lo studio sullo stato dei luoghi concernente la individuazione delle aree boscate (ai sensi del D. leg. N° 227 del 18 05 2001 e della L.R. 56/77, art. 30, comma 5), secondo quanto indicato dalla Tav. 2.3 ("Stato dei luoghi – Suddivisione aree boscate Scala 1:2000") stabilisce, per l’area di Fernone contorni del "bosco che assolve a funzioni di difesa del territorio" che non sembrano corrispondere alla obiettiva attuale situazione dell’area boschiva.

Pertanto:

Gli scriventi richiedono che tutta la cartografia della Variante del PRG in oggetto venga riveduta per quanto attiene l’ area boscata che circonda Fernone e per tutti gli aspetti coinvolti, e che riporti nelle mappe le curve di livello, ora assenti.

OSSERVAZIONE 3

La pianificazione dell’urbanizzazione dell’area di Fernone comporta quella della relativa viabilità di accesso dalla strada provinciale Varzo-S. Domenico.

Nella documentazione della Variante al PRG in oggetto esiste un unico accenno a questo tema nelle Norme di Attuazione (pag. 65, Disposizioni particolari) che afferma: "Gli interventi sono subordinati alla formazione di uno SUE individuato nella fattispecie del Programma Integrato, che deve garantire

prioritariamente la compatibilità ambientale degli interventi attraverso la predisposizione di una fase di verifica (art. 20 LR 40/1998). Nel caso delle aree in località Fernone, l’indicazione di accesso, attraverso la strada esistente, comporta la valutazione delle necessità di adeguamento della stessa, con parziale sostituzione e/o modifica del tracciato".

Non esistono altri passi della Documentazione in cui si affronti questo tema di fondamentale importanza, né dal punto di vista ambientale né da quello del successo dell’iniziativa. Si deve quindi concludere che tutto il problema della viabilità viene rimandato alla fase "di dettaglio" del SUE.

Peraltro, nel passaggio sopra riportato, vene prevista come inevitabile la necessità di modificare il tracciato e di adeguare la strada silvo-pastorale ora esistente.

Ciò comporterà necessariamente varianti non piccole per la necessità di elevazione del livello di gerarchia della suddetta strada, dimensioni molto maggiori della presente carreggiata e pendenze molto minori delle attuali, per permettere un regolare accesso nel corso di tutto l’anno. Tutto ciò, specialmente la necessaria modifica del tracciato, comporterà inevitabilmente gravi problemi di impatto negativo sull’ambiente delle aree attraversate dall’accesso a Fernone, tutte di alto valore ambientale e naturalistico.

Pertanto:

Gli scriventi, ritenendo che il tema della viabilità d’accesso non sia un aspetto secondario, da poter affrontare in sede di messa a punto dell’urbanizzazione di Fernone, ma ne costituisca uno dei problemi di fondo, richiedono che almeno il progetto di massima per la soluzione dell’accesso viario all’area di Fernone debba far parte della documentazione di base della Variante di PRG in oggetto e che l’impatto ambientale di tale realizzazione sia oggetto esplicito di analisi preliminare. Si chiede quindi di completare l’analisi di tale aspetto a livello adeguato senza attendere il SUE, in quanto la mancata soluzione del problema della viabilità, in questa fase del processo, è inammissibile.

OSSERVAZIONE 4

L’area di Fernone è estremamente pregiata sia dal punto di vista naturalistico che da quello paesaggistico. Tale area costituisce terreno preferenziale di frequentazione dei turisti di S. Domenico che cercano un ambiente naturale intatto a distanza ragionevole dal paese (20-30 minuti di camminata in piano attraverso il bosco delle Fate, a conclusione del "percorso vita" realizzato dalla pro-loco non molti anni fa).

L’ambiente è frequentato, per il suo basso livello di antropizzazione, da ermellini, scoiattoli, ghiri, volpi, caprioli ed anche cervi e molte specie di uccelli anche rapaci, ed è caratterizzato da flora e vegetazione alpina ricchissima. In particolare è caratteristica di Fernone l’abbondanza di grandi ciliegi, che spiccano fra la vegetazione per le loro macchie di colore bianco, al tempo della fioritura, e rosso in autunno.

Per la sua posizione, l’area è anche caratterizzata dalla completa assenza di inquinamento luminoso e pertanto permette di ammirare bellissime stellate notturne, cosa ormai sempre più difficile in Italia.

Ciò premesso, la variante al piano in oggetto prevede per Fernone il mutamento della destinazione dalla categoria di area agricola, la quale comporta la totale salvaguardia delle suddette caratteristiche, a quella di area turistica di nuova edificazione, per un’estensione di circa 21.500 mq, con parametri di edificabilità tali da consentire costruzioni per circa 13.000 mc, e relative infrastrutture.

Questo mutamento comporterebbe la totale devastazione dell’attuale valore naturalistico e paesaggistico di Fernone, indipendentemente dall’attenzione posta nella definizione dei vincoli all’edificazione e all’urbanizzazione.

Nella relazione di analisi preliminare di impatto ambientale (annessa alla documentazione della variante) si parla di pressione sull’ambiente degli interventi previsti nel Piano e di provvedimenti atti a minimizzarne gli effetti perversi.

L’impressione indotta dai documenti del Piano è che la materia sia "a problematicità uniforme" ed a "risolvibilità generale" grazie alle attenzioni poste nella stesura del piano. Malauguratamente la realtà è tutt’altra: c’è una enorme differenza di impatto fra iniziative e iniziative della Variante ed in particolare il caso Fernone è di una criticità ambientale del tutto eclatante nell’ambito della Variante.

Pertanto:

Gli scriventi richiedono che la relazione di analisi preliminare di impatto ambientale nella sua attuale forma sia del tutto insufficiente e debba contenere una intera sezione dedicata ai problemi di Fernone, e del suo accesso, basata sui risultati di tre perizie, da attuarsi contestualmente: due, rispettivamente,

sulla fauna selvatica e sulla flora esistenti nell’area di Fernone e nella porzione di territorio circostante, ed una terza sul valore paesaggistico del luogo e sull’impatto visivo di un’urbanizzazione della zona della portata di quella prevista per Fernone nella Variante.

OSSERVAZIONE 5

Dalla precedente osservazione appare evidente che un’iniziativa dall’impatto ambientale negativo come quella proposta per l’area di Fernone potrebbe essere giustificata nel Piano solo se essa risultasse la "conditio sine qua non" per un sicuro rilancio della vocazione turistica della valle. La presente osservazione esamina questo aspetto.

L’apertura all’edificabilità dell’area di Fernone è dovuta, alla concomitanza di due fattori:

il presupposto fabbisogno, secondo i documenti della Variante al PRG in oggetto, di nuove edificazioni turistico-ricettive e residenziali per S. Domenico, che ha fame di nuove iniziative e avrebbe fame di nuove aree e che non si potrebbe sviluppare ulteriormente in direzione ovest, direttrice lungo la quale è stato prevalente lo sviluppo edilizio degli ultimi anni (questa impossibilità è reiteratamente affermata ma non motivata nei documenti di Piano);

una specifica iniziativa di immobiliaristi privati, lanciatisi anni fa in un investimento in terreni agricoli di quell’area, nella prospettiva dell’ottenimento di una variazione della loro destinazione d’uso da concretizzarsi in un Progetto Integrato.

E’ nella legittima logica dei Progetti Integrati, che ci sia una convergenza di interessi fra Privati e Comunità, ed è nella stessa logica che i bilanci costi-benefici ed i rischi di queste operazioni siano accettabili per entrambe le parti in causa: gli imprenditori e la comunità . E’ scontato che i benefici per la Comunità stanno nell’occupazione indotta permanentemente nella valle dalla realizzazione dei Progetti Integrati. Gli scriventi ritengono che sulle prospettive reali di questi benefici non si siano fatte, nella stesura della Variante, sufficienti analisi.

Sui costi per la Comunità del Progetto Integrato in questione si è già detto nelle osservazioni precedenti.

In questa osservazione si esaminano, viceversa, i rischi sui pretesi benefici che dovrebbero conseguirne.

La giustificazione del Progetto Integrato del Fernone si appoggia ovviamente, per i suoi sostenitori, sulla sua prospettiva di successo imprenditoriale, cioè di felice connubio di impresa e mercato, che esso dovrebbe essere in grado di realizzare. Orbene, su questa prospettiva di successo si possono sollevare forti dubbi.

Infatti: esaminiamo i vari tipi di realizzazioni previste nelle Norme di Attuazione della Variante in oggetto. In particolare si prevede per una "dimensione" non inferiore al 40% la costruzione di aziende alberghiere (LR 21/1981, 59/1981 e 46/1984) e di strutture ricettive extralberghiere (LR 31/1985) e, per una dimensione non superiore al 60% la costruzione di residenze e strutture di albergo residenziale in appartamenti con servizi comuni, in altre parole un villaggio turistico o dei residence.

Dal momento che il Progetto Integrato non è di pubblico dominio né sono stati resi noti i progetti già presentati, né risulta ufficialmente nota l’identità degli imprenditori interessati ad esso, non è dato sapere la effettiva qualità e prospettiva di realizzazione proposta negli intenti degli imprenditori. Si deve quindi procedere per ipotesi.

L’ipotesi più verosimile (anche in base ai "si dice" sull’identità degli imprenditori interessati al Progetto) è che gli imprenditori in questione siano degli immobiliaristi. In tal caso la parte certa del progetto è la realizzazione di quel 60% indicato nelle Norme di Attuazione, tutto in seconde case o residence, con la realizzazione di immobili concepiti in modo da essere convertibili facilmente fra l’una e l’altra funzione. In questo contesto potrebbe trovar posto, come struttura ricettiva extralberghiera, al più, un ristorante. Di negozi non si potrebbe certo parlare, data la già precaria situazione dei pochi negozi di S. Domenico-centro. Ciò comporta che Fernone resterebbe comunque tributario, per i servizi, del centro di S. Domenico.

Si pone quindi la questione di quale possa essere il mercato in cui può entrare un’iniziativa che offra seconde case o un servizio di "residence" a Fernone. A questo proposito si possono presentare due possibili alternative:

una prima alternativa è quella di una realizzazione di qualità, per un pubblico orientato a una residenza molto qualificata che antepone la bellezza naturale della collocazione e la sua assoluta tranquillità alla

comodità del bar, dello spaccio, della sala giochi e della stazione della seggiovia dietro l’angolo;

una seconda alternativa sarebbe di rivolgersi ad un pubblico orientato ad una vacanza "consumistica".

Nel primo caso, anche ammettendo per Fernone una realizzazione di buona fattura, verrebbero comunque a mancare il prestigio ed i servizi delle località di classe, giacché il paese di S. Domenico resterebbe, nel suo complesso, quello che è purtroppo diventato nel corso degli ultimi trent’anni con l’improvvido tipo di sviluppo prima illustrato: una modestissima località di soggiorno montano afflitta da moltissime brutture, maturate in anni e anni di incultura imprenditoriale e amministrativa.

L’interesse per Fernone di un pubblico esigente sarebbe quindi molto scarso.

Nel secondo caso l’isolamento rispetto a S. Domenico per un pubblico non troppo raffinato sarebbe un grave handicap. Anche per questa seconda categoria di clienti sarebbe quindi scarso l’interesse per Fernone.

Ma c’è di più di queste argomentazioni: al di là di ogni considerazione sulla effettiva garanzia di una sicurezza geomorfologica futura, non si può ormai ignorare la nomea negativa che la zona del Fernone potrà assumere come luogo geomorfologicamente critico, per effetto delle norme cautelative particolari che lo stesso Piano Regolatore contiene, espressamente concepite per l’area del Fernone, che ad esempio fissano la necessità di realizzare una rete di monitoraggio permanente. Tale nomea influirà negativamente, specialmente sulla propensione del pubblico a impegnarsi in investimenti di tipo residenziale.

Pertanto , mentre è certo che l’iniziativa, una volta avallata e avviata, riuscirà subito a distruggere il pregio di un luogo molto bello, è molto elevato il rischio che essa poi fallisca a metà strada sul piano imprenditoriale avendo solo creato danni irreparabili ad uno dei punti di forza attuali di S. Domenico.

Inoltre, essendo il tipo di realizzazioni verosimili (seconde case e residence) a basso o bassissimo impiego di manodopera permanente, anche in caso di "successo" il beneficio per la comunità sarebbe basso.

Pertanto:

Gli scriventi ritengono che, con riferimento a Fernone, debba far parte della documentazione della Variante al PRG, con precedenza su ogni SUE, un accurato studio preliminare di previsione dei benefici, per la comunità, dell’iniziativa di urbanizzazione inclusivo della valutazione dei relativi rischi ("business plan" di comunità).

Gli scriventi ritengono inoltre che una attenta valutazione del bilancio costi-benefici-rischi debba pure far parte della documentazione della Variante, basata sui risultati dello studio di cui sopra e su quelli delle analisi di impatto ambientale di cui ai punti precedenti.

Tali valutazioni e analisi dovrebbero prevedere anche un confronto esterno al Consiglio Comunale.

Con i più distinti saluti

Federico Vagliani Roberto Thieme Emita Salmini