Nella foto: Baite nell'alpe Vova
 
A PREMIA, UNA CENTRALINA
MOLTO PARTICOLARE
Cliccando puoi leggere le osservazioni
contro la centralina sul rio Giove
6.12.03
 
Sta facendo il suo iter procedurale presso la Provincia la domanda per un'ennesima, lucrosissima centralina idroelettrica, questa volta a Premia, lungo il rio Giove. Il titolare dell'impianto, che per un errore procedurale aveva inizialmente chiesto e persino ottenuto direttamente la concessione al prelievo idrico, aveva in seguito presentato regolare domanda di  VIA (Valutazione di impatto ambientale). Il progetto ha quindi affrontato, senza superarla, la fase di "verifica", per poi presentarsi, proprio in questi giorni, alla fase di "valutazione", più impegnativa. Situazione che apparirebbe quasi banale, nel nostro martoriato territorio, sede di ben centodue impianti funzionanti, e di una decina di domande in sospeso, ognuno dei quali con anche due o più punti di prelievo su altrettanti corsi d'acqua, se non fosse per il committente: la GIOVE srl, di Diego Guenza, via Rodis 1/pt, Premia. Se non si tratta di un'omonimia (anche di indirizzo!), il titolare della domanda dovrebbe essere il figlio dell'assessore provinciale alla pesca Angelo Guenza. Forse non è illegale che il figlio di un assessore provinciale chieda alla Provincia una concessione di derivazione idrica. Ma certamente non è elegante. Soprattutto mentre infuria la discussione sulla sostenibilità nel VCO di ulteriori impianti idroelettrici e mentre gira in tutti gli uffici pubblici un documento di contestazione, sottoscritto dalle Associazioni ambientaliste insieme con la Federalbergatori e con tutte le Associazioni provinciali dei pescatori.

ALL’UFFICIO V.I.A.

PROVINCIA VCO

Oggetto:

IMPIANTO IDROELETTRICO SUL RIO GIOVE – fase di valutazione

Presentato all’Ufficio VIA della Provincia VCO dalla Soc. Giove s.r.l. di Diego Guenza.

Data di scadenza per le Osservazioni 27.12.03

L’Associazione Circolo Verbano di Legambiente, portatrice di interessi diffusi di tutela del territorio, interviene con le seguenti Osservazioni nella Procedura provinciale di VIA.

Dott.ssa Amelia Alberti

Presidente Circolo Verbano di Legambiente

23/12/2003

SINTESI DEL PROGETTO

L’impianto di sfruttamento a scopo idroelettrico delle acque del rio Giove si compone delle seguenti opere, tutte in comune di Premia:

opera di presa a quota 1777 m, attraverso una griglia piana in cima alla cascata del rio Giove

opere di presa secondarie a quota 1742 e 1733 m, attraverso griglie piane, lungo le cascate secondarie (sorgenti), che confluiscono nel rio Giove

galleria di derivazione lunga 180 m, che collega le tre prese, convogliando le acque fino alla vasca di carico

vasca di carico a quota 1722 m, da cui parte la condotta forzata e il DMV (che confluisce nel rio Giove)

condotta forzata interrata lunga 894 m

centrale elettrica a quota 1490 m e restituzione a quota 1487 m

la portata naturale media dichiarata del rio Giove è di 63,16 l/s, la portata media delle due sorgenti è di 90 l/s (totale 153,16 l/s), il DMV calcolato è di 20 l/s, il DMV eff. sarà di 50 l/s, tenendo conto degli obblighi previsti al 2005.

la potenza eff. è di 235 kW, con una produzione di 1.913.112 kWh/anno

OSSERVAZIONI

Ai sensi dell’art. 12 LR 40/98, il progettista ha presentato copia della Sintesi in linguaggio non tecnico, che, a nostro avviso, non adempie agli obblighi prescritti. Infatti non contiene cartografie illustrative della localizzazione del progetto (v. All. D); non descrive il progetto; non comunica la potenza dell’impianto, né le quote del bacino di carico, degli attraversamenti; è del tutto generico sugli interventi di ripristino; si limita a rinviare alla Relazione tecnica di progetto per i dati progettuali. Inoltre, i dati numerici presenti nella Sintesi non sempre coincidono con quelli riportati nel fascicolo progettuale.

Per quanto riguarda gli impatti ambientali, la Sintesi si limita a quelli di cantiere, come se l’opera non implicasse impatti irreversibili sull’ecosistema ("non si sono evidenziati effetti sistematici e permanenti derivanti dalla realizzazione dell’opera sul sistema ambientale e paesaggistico dell’alpe Vova"). In compenso è riportata una bella paginetta sul mercato italiano dell’energia, estremamente di parte.

Si chiede agli uffici provinciali di respingere come inadeguata la Sintesi in linguaggio non tecnico, che non consente al cittadino di rendersi conto del progetto nella sua interezza e di poter quindi esprimere una valutazione nel merito, seppure non tecnica.

L’impianto si prefigge di assorbire per uso idroelettrico la portata di una cascata e di due sorgenti collaterali, che, dalle immagini riprodotte, appaiono ricchi di acqua. I dati di progetto forniscono valori di portata veramente modesti, che non sembrano credibili.

Si chiede di verificare nell’arco dell’anno le portate idrologiche del rio e dei suoi collaterali.

L’impianto in esame, data la ridotta portata idrica, che comporta un DMV ridottissimo, ma da adeguare alle imposizioni del 2005 (da 20 a 50 l/s) è in grado di fornire una potenza veramente esigua (circa 235 kW), a fronte della perdita di un bene collettivo significativo, quale è una cascata in una valle incontaminata, come i valori eccezionali di IFF e IBE testimoniano.

Si chiede di respingere il progetto, poiché l’impatto ambientale generato dalla sparizione di una cascata visibile anche da notevole distanza e da sentieri frequentati dagli escursionisti, non sembra neanche lontanamente compensata dalla fornitura di energia elettrica conseguente.

A causa dell’esigua potenza dell’impianto e della complessità e onerosità delle opere da sostenere (una per tutte, l’incassamento in roccia viva della condotta e il suo mascheramento con tecniche di ingegneria naturalistica, ma anche il mantenimento ad alta quota del cantiere, da alimentare per mesi con voli di elicottero), il vantaggio economico dell’impresa dovrebbe risultare modestissimo, e anzi tale da scoraggiare qualunque investimento finanziario. Viceversa siamo di fronte a un progetto che, non avendo superato la fase di verifica, si ripropone con uno studio oneroso di valutazione. Si osserva peraltro che nel progetto non compare "l’indicazione del rapporto tra costi preventivati e benefici stimati, anche in termini socio-economici" (All. D, punto 3 della LR 40/98). Infatti non abbiamo trovato traccia del Piano economico-finanziario che dimostri la sostenibilità economica dell’impresa, che infatti non può esistere, se calcolata con i dati del progettista.

Si chiede di obbligare il progettista a produrre, come da indicazione di legge, il piano economico-finanziario dell’opera. Per quanto siamo contrari al sacrificio della cascata del rio Giove e del suo habitat per l’interesse economico di un privato, ancor più ci dispiacerebbe che l’opera venisse mal fatta per carenza di mezzi finanziari.

Il rio Giove, nel tratto interessato dall’opera, appare, dalla documentazione prodotta, come popolato dalla quantità e qualità attesa di ittiofauna, e di ottima qualità IBE, tranne, ovviamente nel tratto a caduta verticale (cascata). I progettisti, peraltro, arrivano a sostenere che un DMV pari a 50 l/s, corrispondenti a 1/3 del naturale (sempre che i dati idrologici vengano confermati da ulteriori misurazioni), intaccherebbe solo marginalmente la qualità del corpo idrico.

Si chiede ai tecnici, e specialmente ai tecnici di formazione bio-naturalistica, maggiore concretezza e coerenza scientifica nel trarre le conclusioni progettuali. Agli uffici provinciali si chiede di respingere le conclusioni tratte. E’ ovvio che, se l’opera verrà realizzata, il rio si immiserirà drammaticamente da un punto di vista ecosistemico.

Nella cartografia si intuisce la presenza di numerosi mappali gravati da uso civico, su cui verranno costruite le opere, ma non si dice niente sulla volontà espressa dal Comune e dai cittadini di rinunciare agli usi civici e sulle pratiche eventualmente predisposte per affrancarli o liquidarli.

Noi riteniamo gli usi civici una memoria di civile convivenza, cui non è il caso di rinunciare mai, anche se la qualità e il ritmo della vita odierna ne abbia sminuito (o meglio: modificato) l’importanza. Le terre gravate di uso civico sono portatrici di un vincolo ambientale di primaria importanza. Svendere un capitale collettivo per un interesse immediato di piccolo conto non è operazione lungimirante.

Si chiede che vengano evidenziati "tutti" i terreni gravati da uso civico, compresi quelli eventuali alle opere di presa e che vengano indicati i passi già compiuti o che si intendono compiere e far compiere per risolvere il problema. Infatti non ha alcun senso progettare su terreni ancora non disponibili.

Come da obbligo di legge, il progettista presenta quattro scenari ipotetici, di cui tre negativi per loro implicita natura ed uno solo positivo. E’ questo un modo di procedere che svilisce le intenzioni del legislatore e mette un pregiudizio negativo nel cittadino che studia i progetti modificanti il territorio. Rispetto a questa osservazione, non chiediamo nulla, tanta è la delusione da cui siamo ogni volta presi. Con lo stesso spirito di delusione ritroviamo tra i progettisti pagati per sostenere il progetto di uno stretto parente dell’assessore provinciale alla pesca, la stessa società Graia, redattrice del Piano ittico provinciale del VCO, che noi spesso citiamo (e che anche nella Premessa generale a quest’opera citiamo), in quanto nel Piano si esprime con lucidità estrema e condivisibile contro le interruzioni dei flussi idrici e contro la sottrazione di acqua.

23/12/2003