(Nella foto: il lago Maggiore di fronte a Stresa)
LA BALNEABILITA' GIORNALISTICA
E' bastato un po' di caldo anticipato, e
quindi un eccesso di presenze e una temperatura dell'acqua anomala, e le
spiagge da balneabili si sono trasformate in non balneabili.
(A commento di un articolo da La Stampa,
riportato in calce)
Dopo i gridi di giubilo giornalistici per la
scorsa tornata dei dati Arpa sulla balneabilità delle nostre acque, eccoci
già in ginocchio: è bastato un po' di caldo anticipato, e quindi un
eccesso di presenze e una temperatura dell'acqua anomala, e le spiagge da
balneabili si sono trasformate in non balneabili. Si tenga inoltre presente
che le analisi di balneabilità vengono eseguite
"soltanto" davanti alle spiagge indicate come idonee dai sindaci,
e quindi nessuna analisi è effettuata negli altri chilometri di sponda, così
come nessuna analisi è effettuata lungo le coste di Omegna, città che
praticamente non depura le sue acque, e per questo motivo è finita anche
all'attenzione della Magistratura. Affermare quindi, come
fa La Stampa (v. sotto) che il Cusio è tutto balneabile è
un'inesattezza che può portare a conseguenze negative per la salute.
(Un'altra grave inesattezza è attribuire ancora una volta al liming il
miglioramento complessivo dello stato chimico delle acque del Cusio, quando
il risultato è da attribuire al depuratore che la Bemberg si è decisa
a installare dodici anni fa, con il contributo economico dello Stato, cioè
nostro, dopo sessant'anni di sversamenti "liberi" di ammoniaca e
rame, che avevano reso le acque del lago più acide dell'aceto). Un'altra
sottolineatura merita la questione degli scarichi chimici nelle acque
superficiali: la maggior parte di essi non influisce sulla balneabilità,
nel senso che la legge non prevede la loro ricerca e non ne pone limiti. Così,
ad esempio, gli scarichi dell'Acetati/Italpet, persino per quanto riguarda
le sostanze cancerogene, non intacca gli esisti di balneabilità. Potere
della chimica e della legislazione vigente. (Caliamo un velo pietoso sulla
bandiera blu dell'associazione FEEE, che quest'anno è stata attribuita a
Cannobio, se non ricordo male, cittadina che oggi presenta ben due spiagge
non balneabili! mentre Verbania non ha ancora tolto il suo antico e
smentitissimo vessillo all'ingresso da sud).
BANDIERA BLU SOLO ALLA SPIAGGIA
DI CANNOBIO. I LAGHETTI DI CERANO UNICA ECCEZIONE SUL CORSO DEL
FIUME |
Otto spiagge vietate sul
Verbano |
Bocciato il Ticino, promosso
a pieni voti il lago d´Orta |
Cristina Meneghini
Cinque spiagge vietate sul Lago Maggiore, una sul lago di Mergozzo,
promosso a pieni voti il Cusio. Dimentichiamoci, invece, fiumi e
torrenti. E´ la mappa della balneabilità fornita dall´Arpa che
compie i prelievi in collaborazione con l´Asl nelle acque
antistanti tutte le spiagge ben note a chi cerca refrigerio e
tintarella. La situazione sul Lago Maggiore. A Verbania è vietato
il bagno alla spiaggia del Sasso, alla Beata Giovannina e a Villa
Taranto. A Baveno niente tuffi dalla spiaggia della baracchetta, a
Castelletto Ticino dalla Cicognola. Sul torrente Cannobino bagno
proibito all´orrido Sant´Anna e nel tratto in cui sorgeva la «Ossidi
Metallici». L´ordinanza è anche sul torrente San Bernardino al
Ponte di Santino. Sul lago di Mergozzo è fuori gioco la Quartina.
Promosse a pieni voti, invece, le acque del lago d´Orta che fino
a vent´anni fa erano vietatissime per l´inquinamento da metalli
pesanti. Potenza del liming che ha ripulito i fondali. «Negli
anni `70-´80 - ricorda Gianpiero Fornara, direttore del
dipartimento Arpa di Omegna - anche il Lago Maggiore era
balneabile soltanto al 30%. Oggi la situazione è buona ma le
Amministrazioni devono fare di più. I divieti non sono legati
alle piogge ed al maltempo ma alla presenza di scarichi civili. Il
problema sono i colibatteri fecali che nell´acqua a queste
temperature (22-23°) sopravvivono circa 24 ore. Quando le analisi
danno risposte negative provvediamo anche ad individuare le cause
dell´inquinamento e le segnaliamo ai Comuni per provvedere». Ed
è polemica sulla bandiera blu. Il riconoscimento (non solo alla
qualità dell´acqua ma anche ad una serie di servizi che fanno
punteggio) quest´anno è andato a Cannobio. Verbania, premiata
per due anni consecutivi, ha dovuto fare l´ammaina bandiera. I
consiglieri di An, con un´interpellanza, hanno chiesto al
sindaco: «Perchè questa figuraccia?» Il fiume non è più
azzurro. E ancora una volta il Ticino è sorvegliato speciale. Con
polemiche che navigano dalla sponda piemontese a quella lombarda e
non permettono di issare la bandiera blu. Unica eccezione, i
laghetti di Cerano, isola felice nella sequenza dei divieti. L´ultima
campionatura dell´Arpa ai laghetti risale al 12 giugno e decreta
la balneabilità. I laghetti si trovano al centro di un´isolone
nel mezzo del Ticino: una filtrazione naturale permette alla zona
di fregiarsi dell´ok alla balneabilità. Le campionature del 12
giugno riguardano Varallo Pombia, Oleggio, Bellinzago, Cameri,
Galliate, Cerano. I prelievi sono stati sospesi in alcune località
(Marano, Bellinzago, Trecate), in seguito alla piena del fiume.
Ma eventuali esiti favorevoli non avrebbero spostato di molto l´ago
della bilancia: «Il fiume va curato attentamente - dice Walter
Porzio, assessore dell´ Ente Parco - per evitare che la
situazione peggiori. Nel tratto alto le condizioni sono migliori,
da Bellinzago verso la Lombardia la situazione diventa critica».
I coliformi totali e fecali mettono in ginocchio il Ticino, il
problema della depurazione fa il resto. «Anche gli impianti
lombardi - sottolinea Porzio - hanno le loro colpe». Ma a un
pomeriggio sul Ticino, con tanto di ombrellone e barbecue, rimane
il passatempo di molti.
Si sfida la multa di 50 euro per il divieto di balneazione e ci si
sdraia sulle spiagge che hanno accolto generazioni di novaresi.
Intanto a Villa Picchetta i responsabili dell´Ente Parco studiano
strategie per migliorare lo stato di salute dei fiume. Giovedì
saranno presentati i dati del monitoraggio 2001. Nel futuro «c´è
il progetto - conclude Porzio - di una collaborazione efficace da
parte di tutti gli enti interessati. Noi, come Parco, non possiamo
imporre nulla». |
Carlo Bologna
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