ECORISVEGLIO

Oggetto: RICHIESTA DI OSPITALITA’

Gentile direttore di Ecorisveglio (e p.c. al Sindaco di Premia),

ho ricevuto un’interessante lettera da Premia da un tale, che si firma con nome e cognome non risultanti dalla guida telefonica e sconosciuti a persone di colà. Il nostro amico, che chiameremo L. G., si autodefinisce "turista", ma dimostra di conoscere profondamente la realtà locale e territoriale, e tratta un argomento che mi sta molto a cuore, quello delle concessioni per cave di sasso in Formazza. Egli dice: "La zona in questione è situata nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola, in valle Antigorio, nel comune di Premia, in particolare nel tratto comprendente le frazioni di San Rocco, Passo e Rivasco. In questo tratto di valle, di pochi chilometri, esiste una concentrazione di cave di pietra elevatissima, con effetti di impatto ambientale facilmente immaginabili. La valle per sua geomorfologia è molto stretta, di conseguenza l’impatto visivo, acustico, in consumo di suolo e risorse naturali non rinnovabili e il traffico di mezzi pesanti hanno effetti molto rilevanti su di un contesto che potremmo definire un microambiente con equilibri molto delicati. Le attività estrattive sono inoltre vicine ai centri abitati, i residenti e i turisti devono quindi subire le continue deflagrazioni delle mine e l’incessante rumore delle trivelle di perforazione". La descrizione è molto efficace, e corrisponde ai fatti. Il nostro L. G. continua: "Come sia stato possibile che gli strumenti di pianificazione territoriale e i soggetti preposti alla valutazione di impatto ambientale abbiano permesso tutto questo è veramente incomprensibile. Dalla frazione Passo le cave distano poche centinaia di metri, non credo che sia necessario essere degli esperti in materia ambientale per rendersi conto che le attività estrattive, per il loro impatto, non possono essere così vicine ad un centro abitato, basta un po’ di buon senso per capire che la qualità della vita e la salute degli abitanti e dei turisti risulta gravemente compromessa e che solo impedendone l’apertura possono invece essere garantite". Tutto ciò sarebbe veramente impossibile da capire, se non si conoscessero gli enormi margini di guadagno che stanno dietro ad ogni attività di cava, dove il sasso pregiatissimo è messo alla stregua di una "res nullius", come dicono i giuristi, e cioè di una cosa di nessun valore, che il titolare della cava può asportare a piacimento. Più difficile da capire è l’acquiescenza dei pubblici amministratori, che dovrebbero centellinare le concessioni, per rendere la materia prima durevole nel tempo e da riservare soltanto a manufatti importanti, incentivando il riutilizzo di quelli usati e in dismissione. Dalla lettera di L. G. veniamo poi a sapere che è in corso di formazione una Variante urbanistica, che prevede un’ulteriore concessione di suolo comunale (gravato, quasi certamente, da "uso civico", ritengo, e in tal caso non disponibile per i cavatori, a meno di lunghe e onerose pratiche di sdemanializzazione). L. G. ci chiede a questo punto di interessarci per presentare Osservazioni alla Variante di PRG, al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, e di porre la questione all’interno degli incontri previsti nell’ambito del processo di Agenda 21 del VCO ("Proprio in questa zona è in costruzione un centro termale, ma che futuro può avere dentro un contesto compromesso dal punto di vista ambientale? Come può un turista passare una vacanza tra le discariche, gli spari delle mine, il rumore delle trivelle e le code di autotreni che trasportano i blocchi di pietro? E’ ormai confermato da molte ricerche che il turismo verde e culturale è in forte sviluppo, condizione essenziale però sono la tutela e l’integrità del territorio").

Al nostro corrispondente, che non ci dà possibilità di colloquio diretto, rispondo approfittando della gentilezza di Ecorisveglio, a cui chiedo di pubblicare integralmente questa lettera.

Noi siamo un’associazione di volontari, che può intervenire laddove i nostri iscritti si rendono disponibili a intessere quella rete di informazioni continue e di presenza attiva, che dà un senso compiuto alla nostra azione. In Formazza abbiamo qualche conoscente, ma non abbiamo iscritti, attualmente, e quindi ci è particolarmente difficile intervenire su una questione che prevede l’acquisizione e la consultazione di carte e cartografie, la stesura di Osservazioni meditate, da discutere con chi abita nei luoghi, la deposizione delle medesime, la presenza ai Consigli Comunali, dove le Osservazioni saranno messe in discussione. Se L. G. vuole uscire dall’anonimato e farsi nostro tramite, possiamo provarci, soprattutto se troverà qualche amico attorno a sé (e, se non troverà nessuno, come pensa che sia possibile a noi di cambiare una situazione di cui le persone locali appaiono soddisfatte?).

Agenda 21 del VCO, partita per essere un super-piano provinciale verso lo sviluppo sostenibile, si è arenata nel silenzio delle parti politiche. Non siamo chiamati a nessun incontro e quindi non possiamo intervenire.

Idem per il Piano Territoriale.

 

Gentile direttore, come vede la questione che L. G. pone è grave e complessa. A lei chiedo ospitalità di pubblicazione integrale, ma anche, se crede, un’indagine sul problema specifico delle cave. La ringrazio e la saluto cordialmente.

 

Dott.ssa Amelia Alberti

Presidente Circolo Verbano

01/07/01