In questi giorni di arsura anche il VCO, terra
di acque, soffre la sete. Molti paesi vedono razionata la loro dose
quotidiana e anche il capoluogo minaccia siccità. Alcune aziende agricole
sono invitate a innaffiare le coltivazioni nella notte. Contemporaneamente
gli impianti Acetati assorbono ogni ora, oggi come ieri, dal
sottosuolo, 1500 metri cubi di acqua di ottima qualità, che usano una sola
volta per raffreddare gli impianti e per diluire i reflui e che poi vengono
scaricati nel lago, caldi e inquinati. Con l'acqua sprecata dagli impianti
Acetati si potrebbero offrire ad ogni abitante del VCO quei 200 litri al
giorno, che costituirebbero una buona dotazione per un normale paese
occidentale progredito. Tra gli impegni del prefetto-commissario, il cui
primo mandato scadrà il prossimo 21 di giugno, c'era quello di separare le
acque di lavorazione da quelle di raffreddamento e di riciclare queste
ultime in modo da evitare gli sprechi. Niente di tutto questo è avvenuto. Né
risparmio di acqua, né cessazione degli scarichi pericolosi nel lago. E
intanto il VCO soffre la sete.
13.06.03
A riprova che ogni tanto qualche colpo va a
buon segno è la notizia che il prefetto ha ottenuto da Acetati la
disponibilità di un pozzo, per rifornire di acqua potabile Verbania e i
comuni vicini. Non si dice nell'articolo quanta acqua butta quel pozzo.
Sicuramente un'inezia, rispetto ai 1500 mc all'ora usati da Acetati una
sola volta, sporcati e ributtati a lago. In sei mesi di commissariamento,
neppure un litro di risparmio è stato imposto dal prefetto ad Acetati. E
i risultati si vedono.
17.06.03
Vi trascrivo qui sotto da La Stampa un
articolo di oggi sulla carenza idrica del lago Maggiore e un altro sulla
carenza idrica del lago d'Orta. Demoralizzanti, per disinformazione e
per deformazione.
Lago Maggiore. De Bernardi (direttore
dell'Istituto Idrobiologico, già non rimpianto assessore prov.le
all'ambiente, da sempre distratto sui temi scottanti del territorio -
dal DDT all'Acetati agli scarichi nello Strona, per citare quelli di sua
pertinenza -, afferma e riafferma che il lago Maggiore è da bere,
previa depurazione e filtrazione. E ha pure ragione, perché la vastità
del bacino compensa le nefandezze incoscienti e delittuose degli uomini.
Questa superficialità di giudizio in un "uomo di scienza" è
tremendamente pericolosa, perché induce gli uomini comuni a conclusioni
superficiali e ottimistiche. Non solo, quindi, fare il bagno nelle acque
di scarico di Acetati, ma addirittura berle. E infine ringraziare
commossi Acetati che concede alla sete dei cittadini un suo pozzo,
mentre i suoi impianti sprecano ogni ora 1500 metri cubi di acqua
potabile.
Lago d'Orta. Una volta di più i giornalisti
si accodano alle massime scientifiche dell'Istituto di Idrobiologia ed
elogiano il suo famoso "liming", che avrebbe reso limpidità e
purezza alle acque cusiane. E' opportuno che qualcuno ricordi che i
risultati positivi ottenuti (che, al solito, come per il DDT, non
riguardano i fondali, eternamente impregnati di sostanze chimiche
depositate) sono dovuti al mega depuratore imposto dalla legge Merli
alla Bemberg di Gozzano e pagato anche da noi tutti con un contributo di
dieci miliardi di lire di allora. Questo per dare a Cesare quel che è
di Cesare.
19 Giugno 2003
Il Verbano disseta solo 100 case
E i Comuni che hanno sete attingono al pozzo
dell’azienda Acetati
VERBANIA
«Le acque del Lago Maggiore si possono bere». L’affermazione
un po’ provocatoria, per mettere in evidenza che il processo di
risanamento del lago procedeva bene, è del dottor Riccardo De
Bernardi, direttore del Centro nazionale di ricerche di Pallanza e
risale al periodo in cui lo studioso era pure assessore
provinciale all’Ambiente. I fatti, però, gli hanno dato ragione
tant’è che a Ghiffa già da parecchio tempo esiste un villaggio
con 108 abitazioni che prendono l’acqua proprio dal Lago
Maggiore. L’aspirazione avviene a cento metri dalla riva, a
circa trenta metri di profondità e, prima di entrare nelle case,
le acque vengono depurate e potabilizzate. Accanto a questa
esperienza, forse poco importante dal punto di vista dei numeri,
ne esiste un’altra sul Lago di Como più significativa. Qui 64
comuni della Brianza dal 1970 si riforniscono prelevando 1100
litri al secondo. Ci si chiede perchè allora di fronte alle
carenze idriche di questi giorni il Lago Maggiore non possa
diventare una risorsa per i paesi rimasti a corto d’acqua senza
dover utilizzare i pozzi dei privati. Secondo il sindaco di Ghiffa
Giovanna Agosti può essere una soluzione, ma è molto costosa: «L’impianto
di prelievo che c’è nel nostro comune - dice il primo cittadino
- appartiene a privati. Chi ha costruito non avrebbe potuto farlo
se non avesse provveduto a rifornirsi dal lago. Un obbligo che però
incomincia a pesare perchè la manutenzione della struttura costa
troppo». A parere di Angelo Rolla, assessore ai Lavori pubblici
del Comune di Verbania e studioso con trascorsi al Cnr, è una
strada praticabile anche perchè il lago svolge già «un’azione
purificatrice delle acque». «E poi - dice Rolla - esistono tanti
esempi di utilizzo dell’ acqua di lago per uso domestico.
L’importante è costruire le strutture di purificazione e
potabilizzazione che per piccoli prelievi come quelli di questi
giorni non sono, tuttavia, convenienti». L’utilizzo delle acque
del lago, nei momenti di scarsità, consentirebbe una maggiore
certezza per tutte le attività legate al turismo. La siccità di
questi giorni continua a creare polemiche. A Stresa nelle frazioni
di Magognino, Passera e Binda si alzano alte le proteste perchè,
mentre i vigili del fuoco fanno la spola con le autobotti, nelle
ville si riempiono le piscine. A Zoverallo viene segnalato che si
perdono centinaia di litri di acqua per una tubazione rotta che
non viene riparata. Così la soluzione all’emergenza arriva dal
pozzo dell’azienda chimica Acetati: qui i vigili del fuoco
possono fare i rifornimenti d’acqua da distribuire ai Comuni che
hanno sete. |
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19 Giugno 2003
LA RINASCITA DELLA PREZIOSA RISERVA IDRICA CHE
ALIMENTA IN QUESTI GIORNI L’ACQUEDOTTO: GLI ACIDI E ALTRI SCARICHI
INDUSTRIALI AVEVANO UCCISO OGNI FORMA DI VITA
Acqua del Lago d’Orta contro l’emergenza
siccità
Il bacino che fu bonificato diventa la
salvezza
Marcello Giordani
ORTA SAN GIULIO
Era il più grande lago acido del mondo, sembrava condannato,
adesso fornisce l’acqua buona e potabile a un intero paese
prostrato dalla siccità. Il lago d’Orta si è riscattato: da
ieri le autobotti dei vigili del fuoco utilizzano le sue acque per
rifornire le vasche dell’acquedotto di Orta svuotate dalla
calura e dalla mancanza di pioggia.
«Naturalmente le acque vengono filtrate e depurate, un processo
che è stato possibile avviare grazie al controllo dell’Asl -
dice il sindaco Fabrizio Morea - l’acqua va fatta bollire prima
di essere utilizzata, ma in questo momento il lago è davvero la
nostra salvezza».
Dal 1926 agli anni ‘80 nel lago d’Orta è finito di tutto,
solfati di rame ed ammonio, rame e altri metalli pesanti che hanno
reso il bacino d’acqua talmente acido da fare scomparire ogni
forma di vita. Un lago allo stremo. Il miracolo si chiamò «liming»,
l’immissione di 15 mila tonnellate di carbonato di calcio
realizzata tra il maggio 1989 e il giugno del 1990, ideata dal
Centro Idrobiologico di Pallanza. Il lago è tornato a vivere, i
pesci oggi sono abbondanti e adesso lo specchio d’acqua si
permette anche l’exploit di dissetare il piccolo capoluogo
turistico cusiano. Ieri i vigili del fuoco sono intervenuti con
un’autobotte da otto mila e 500 litri, che pesca l’acqua da
piazza Motta per venire poi filtrata e immessa nell’acquedotto:
«Nonostante l’aiuto fondamentale dei pompieri e l’immissione
dell’acqua del lago, il vascone dell’acquedotto, alto quattro
metri - dice il sindaco - ha un livello di quaranta centimetri.
Questo dice tutto sulla drammaticità della situazione».
Morea ha inviato una lettera ai sindaci della zona, anche loro
alle prese con i problemi della siccità: Borgomanero, Pella,
Gozzano, Gargallo, Cavallirio, Boca, Maggiora. «Chiedo ai
colleghi sindaci di firmare una richiesta di stato di calamità
naturale dovuto alla siccità». Sia ad Orta sia negli altri paesi
permangono le ordinanze che vietano di usare l’acqua per
irrigare orti e giardini o per lavare le automobili. Proprio ad
Orta sono state già elevate delle multe ai trasgressori: «Non
soltanto - aggiunge Morea - ma intensificheremo i controlli, perchè
se siamo al punto da dovere utilizzare l’acqua del lago per il
rifornimento idrico, è inaccettabile che venga sprecata. Per
questo saremo molto fiscali nei controlli sulle piscine».
Sull’emergenza-siccità che sta colpendo l’intera fascia del
Cusio e del Borgomanerese, è intervenuto anche il parlamentare
Daniele Galli: «E’ fondamentale che venga attuata al più
presto l’autorità d’ambito per le risorse idriche, che
prevede il collegamento degli acquedotti, in modo che nessuna
località resti più priva di acqua. Purtroppo, proprio nella zona
che in questi giorni è maggiormente colpita dalla siccità, i
Comuni non riescono a trovare un’intesa su questo problema, che
i problemi della scarsità idrica hanno invece messo ancora più
in risalto». |
19.06.03
Continua imperterrita la sete nel VCO e
continua la lotta contro gli sprechi (v. sotto da La Stampa). Lo
spreco numero uno del VCO continua anch'esso imperterrito sotto
gli occhi benevoli del sindaco di Verbania, con Acetati che
risucchia dalla falda ogni ora tanta acqua da dissetare tutta la
provincia, ributtandola a lago calda e sporca, senza neppure un
tentativo di riciclo. Alt agli sprechi, dunque, purché non si tocchi
l'intoccabile. Se tutti insieme provassimo a chiedere lo stop
temporaneo alla produzione? Certamente gli operai saprebbero come
impiegare il tempo nella manutenzione straordinaria degli
impianti e i tecnici potrebbero dedicarsi a districare il reticolo di
tubazioni, per separare le acque di lavorazione da quelle bianche. E'
una proposta.
24.06.03
AI SIGG. GIORNALISTI
Come certamente sapete, il Comune di
Verbania ha incaricato a suo tempo l'Istituto AmbienteItalia di
Milano di predisporre i lavori per Agenda 21 locale di Verbania. Il Rapporto
sullo Stato dell'Ambiente (RSA), preliminare agli studi e
sviluppi successivi, è stato recentemente presentato al gruppo di
lavoro consiliare. Un consigliere mi ha cortesemente prestato il suo
volume, che raccoglie e brevemente commenta molti indicatori di
pressione ambientale, tra cui il Ciclo idrico (cap.
4). Al par. 4.4.6 (Profondità della falda) si legge: "Il
confronto dei dati relativi alle misure effettuate in corrispondenza
dei pozzi del liverllo di falda dagli anni 92 e 95 al 2000 consente
... di evidenziare ... la netta differenza tra la profondità a cui
si trova l'acquifero nella zona di Intra rispetto a quello della
zona di Pallanza: il primo si attesta ad una profondità di 3-5
metri circa, mentre il secondo si trova tra i 10 e i 22 metri. Tale
differenza ... potrebbe essere ricondotta alla minore capacità di
ricarica e al maggiore sfruttamento della risorsa, data la presenza
dei pozzi industriali". Segue un grafico in cui tra
l'altro si evidenzia che su un prelievo totale dalla falda di
Verbania nel 2002 di 18.600.000 mc, ben 14.000.000
corrispondono al prelievo industriale.
Quanto sopra riportato conferma, se ce
ne fosse bisogno, come negativamente incida sulla falda idrica di
Pallanza e quindi sulla disponibilità di acqua potabile, l'idrovoracità
dell'industria locale (Acetati), e rafforza la richiesta che avevamo
avanzato al Prefetto di sospendere il prelievo di acqua a fini
industriali, per riservarla alla distribuzione per usi civili, di
Verbania e di tutto il VCO.
Abbiamo rivolto analoga istanza
all'assessore reg.le alla Protezione Civile, Caterina Ferrero.
30.06.03
La Stampa di oggi (v. sotto) tra le
lettere pubblica integralmente una replica di Acetati ai miei
documenti, che peraltro La Stampa non ha mai pubblicato.
Interessante, comunque, l'intervento, dove si legge che la
disponibilità di un pozzo da parte Acetati per la popolazione è
stata una concessione magnanima, di cui dovremmo essere grati,
altro che pretendere di più e recriminare. Sotto qualche
riga di commento, che invio anche ai redattori de La Stampa, caso
mai che si decidessero di adeguarsi alle buone regole del buon
giornalismo.
|
02 Luglio 2003
La
crisi idrica che attanaglia il Verbano Cusio Ossola è un problema
del quale anche Acetati si è fatta carico offrendo la
disponibilità dei propri pozzi affinché le autobotti dei Vigili
del Fuoco possano approvvigionarsi e garantire alla popolazione il
rifornimento di questo fondamentale elemento naturale. Di questa
disponibilità i media hanno già dato conto e pensavamo fosse
poco elegante ribadire e sottolineare quello che riteniamo non sia
altro che un nostro dovere civico.
Ma anche in questo caso sono sorte delle polemiche che, tanto per
cambiare, portano alla richiesta di chiusura dello stabilimento.
Si tratta di una situazione paradossale che nasce da convinzioni e
notizie errate sulle nostre attività. Acetati ha scavato a suo
tempo sei pozzi per garantire l'apporto necessario d'acqua al
proprio ciclo produttivo. Negli anni 80 uno di questi è stato
ceduto al Comune di Verbania. Degli altri pozzi solo due/tre su
cinque sono abitualmente utilizzati. I pozzi, autorizzati dalle
autorità preposte e, secondo la recente legge, regolarmente
denunciati, pescano acqua a grandi profondità senza, com'è
ovvio, intaccare la falda acquifera dalla quale si approvvigiona
la rete idrica pubblica.
Questo sistema d'approvvigionamento consente quindi ad Acetati di
continuare a mantenere la propria produzione e a rispondere
positivamente alla richiesta di collaborazione chiesta da
Prefettura e Comune. Attualmente campioni d'acqua sono stati
prelevati dalla SPV per essere analizzati e stabilirne la
potabilità. Successivamente le autobotti potranno
approvvigionarsi utilizzando un'area che Acetati ha già messo a
disposizione. Ci auguriamo che con questa messa a punto si
possa comprendere quanto siano strumentali e persecutorie nei
confronti della società e dei suoi dipendenti le richieste di
sospensione dell'attività.
ACETATI spa, Verbania |
|
... e noi ci auguriamo che le repliche
di Acetati (riportate da La Stampa per filo e per segno) in futuro
seguano o almeno siano contemporanee ai documenti cui fanno riferimento.
Se non ero stata chiara (potrebbe essere questo il motivo della mancata
pubblicazione) provo a ripetere in altro modo. Con Ordinanza
del Consiglio dei Ministri del 11.12.02 Acetati era obbligata a
riciclare tutte le sue acque di raffreddamento (potabili, attinte dal
sottosuolo nella quantità di 14.000.000 di mc/anno, ovvero 1.500 mc/ora)
entro sei mesi. Ad oggi in Acetati non sono ancora
cominciati i lavori per evitare l'assurdo spreco di acqua (potabile),
cosa di cui il Prefetto-commissario pare dimentico, seppure preso come
noi e più di noi dalla morsa del caldo e dalle sue conseguenze. A
chi chiede di utilizzare la via più logica per dissetare i cittadini,
sospendendo a termine l'attività di Acetati, si replica con il silenzio
(Prefettura) o con l'accusa di persecuzione (Acetati). E intanto i
politici studiano nuovi pozzi e nuovi marchingegni per potabilizzare
l'acqua dei laghi. E noi Pantaloni paghiamo.
02.07.03
Ogni tanto sognamo di contare qualcosa.
Oggi è uno di quei giorni. Come vi avevo accennato, in vista
dell'incontro presso l'ass.to reg.le alla Protezione civile (lun.
scorso) avevo mandato un fax all'assessore Ferrero, per informarla di
quanta acqua potabile ci sia nella falda di Verbania e come sia
sprecata malamente da Acetati. Il miracolo è avvenuto (v. sotto il
comunicato regionale dalla home page di www.regione.piemonte.it
). L'assessore ha evidentemente letto il fax, l'ha compreso nella sua
gravità e ha dato disposizione che si recuperi l'acqua di Acetati,
altro che costruire nuovi impianti o scavare nuovi pozzi! (A Televco
ieri sera il presidente Guarducci, presente alla riunione, ne riferiva
con la faccia di uno che prende la purga). Prestiamo tutti attenzione,
adesso, ognuno nel ruolo che gli è proprio.
REGIONE PIEMONTE Comunicato
Emergenza
idrica |
Tramonta l'ipotesi di potabilizzare con appositi depuratori
l'acqua dei laghi e prende invece quota quella di scavare
nuovi pozzi sui conoidi che captano l'acqua sotterranea ancora
prima che si infiltri nel lago. Le due Province di Novara
e del Verbano-Cusio-Ossola procederanno immediatamente ai
sondaggi per verificare i siti più idonei e il percorso dei
nuovi acquedotti.
Sono i risultati dell'incontro sull'emergenza idrica che ha
riunito a palazzo Lascaris gli Assessori regionali al Turismo,
Ettore Racchelli, alla Protezione civile, Caterina Ferrero, e
all'Ambiente, Ugo Cavallera, il Consigliere regionale Valerio
Cattaneo, i Presidenti delle Province di Novara, Maurizio
Pagani, e del VCO, Ivan Guarducci, ed i Direttori regionali
delle Opere pubbliche e delle Risorse idriche, Aldo Migliore e
Salvatore Di Giorgio.
L'ipotesi avanzata nei giorni scorsi di prelevare l'acqua
dalla profondità del lago, potabilizzarla con apposite
apparecchiature e pomparla nei serbatoi di raccolta e di qui
nelle condutture è stata messa da parte perché presenta
alcuni punti deboli: innanzitutto la massa d'acqua del lago
per effetto climatico-convettivo si rivolta con il mutare
delle stagioni, rendendone diseguale la qualità chimica; i
costi di gestione sono piuttosto elevati; occorre creare una
rete che connetta gli otto serbatoi che alimentano Orta e
frazioni (attualmente indipendenti l'uno dall'altro) per poter
compensare e distribuire le nuove immissioni a seconda delle
necessità in caso d'emergenza.
La nuova soluzione prospettata prevede invece il prelievo da
falda da nuovi pozzi ricavati sui conoidi di deiezione (per
Orta, verosimilmente due a Pella e Pettenasco, con una portata
di almeno 20 litri al secondo ciascuno): è migliore dal punto
di vista igienico (l'acqua è di falda, prelevata prima che si
getti nel lago) ed economicamente competitiva perché, a
fronte della posa delle condutture sotterranee di collegamento
con la rete esistente, non richiede potabilizzazione, ma solo
una minima azione di filtraggio. Per l'area rivierasca
del Verbano tra Fondotoce e Meina, esiste fra l'altro la
possibilità di reimpiegare uno dei tre pozzi, già esistenti,
dai quali la Acetati di Verbania preleva l'acqua pura che
utilizza per diluire gli scarichi a lago e che dovrà
dismettere in vista della costruzione del depuratore.
Il costo previsto per il progetto è di circa 1,5 milioni di
euro per ogni impianto.
Grande soddisfazione è stata espressa dall'Assessore
Racchelli, che ribadisce l'intento, già espresso nei giorni
scorsi, di voler mettere a disposizione per il progetto parte
dei fondi già stanziati per le opere olimpiche: "Quella
individuata con i tecnici della Regione è una soluzione che
non tampona semplicemente le emergenze temporanee, ma affronta
le criticità croniche dei Comuni del Cusio e del Verbano, e
che quindi va posta in modo prioritario come investimento
strategico. Le due Province avvieranno da subito i lavori di
prospezione: mentre si acquisiscono i pareri favorevoli delle
Asl su analisi e classificazione delle acque, occorre
ipotizzare la migliore forma di gestione degli impianti, con
l'obiettivo di risolvere definitivamente l'emergenza di uno
dei polmoni dell'economia turistica del Piemonte".
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03.07.03
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