Nella foto: Lo scarico del depuratore di Omegna
 
 
OH LAGHI, LAGHI DA BERE...
Qualcuno vuole bere i laghi
e qualcun altro li inquina.
Altri sequestri della Magistratura a Omegna
26.06.03
 
 
Rieccoci a parlare di acque e di laghi (v. sotto da La Stampa) e poi anche (finalmente) di responsabilità politica. Tanti infatti sono coloro che diventano matti e fanno carte false per diventare sindaci, assessori, presidenti di qualcosa, salvo poi specializzarsi nel giochino del fiammifero, da passare acceso al vicino fino al più sfigato che gli si spegne in mano.
Questi sindaci, assessori, presidenti, quando si esprimono come esponenti politici (di sinistra e tanto più di destra) per i più diversi motivi rigettano gli interventi coattivi della Magistratura, accusata di allargare i propri spazi a spese di altri corpi dello Stato, e giustamente, infatti molti compiti sui quali la Magistratura interviene sui temi ambientali sono di competenza della Pubblica Amministrazione, salvo il fatto che gli Amministratori pubblici per quieto vivere, per convenienza politica, per superficialità non intervengono o intervengono con debolezza e in modo contradditorio, costringendo la situazione in un vicolo cieco, in fondo al quale il reato diventa conclamato e l'azione penale obbligatoria.
Chi ne fa le spese è l'ambiente, cioè siamo tutti noi, e sono i lavoratori. E la cosa si fa evidente oggi, scorrendo le pagine dei giornali, dove una parte dei sindaci vogliono bere l'acqua dei laghi e un'altra parte (o magari gli stessi) accettano che si continui ad inquinarla. Dove le aziende vogliono produrre beni di consumo e distribuire stipendi, ma non vogliono pagare le spese della depurazione.
Che fare? L'unica soluzione è quella di avere il coraggio civico di dire basta. Basta agli sprechi, basta agli scarichi inquinanti, basta alle complicità palesi e occulte. Basta ai giochini politici. Tutti si rimbocchino le maniche e si mettano ad operare almeno secondo le leggi vigenti. Menzione d'onore a quanti faranno meglio e di più.
26 Giugno 2003

Sequestrati gli scarichi di quindici aziende


Ordinanza della Procura nell’ambito dell’inchiesta sulle acque del Cusio

OMEGNA
Sono una quindicina gli scarichi di aziende posti sotto sequestro dalla Procura della Repubblica di Verbania nell’ambito delle indagini sul presunto inquinamento dei torrenti Strona, Stronetta, Fiumetta e del lago d’Orta che già nelle scorse settimane avevano indotto il sostituto procuratore Fabrizio Argentieri a notificare una ventina le informazioni di garanzia a carico di altrettante persone.
Sul registro degli indagati risulterebbero iscritti i responsabili del Consorzio Acque Cusio - che gestisce il depuratore consortile - oltre a dirigenti e titolari di diverse aziende del Cusio. Il riserbo mantenuto dal magistrato inquirente - da ieri in ferie per una settimana - sin dagli inizi delle indagini è però infranto dalle notizie rimbalzate ieri in tutta Omegna dove anche in ambito politico si preannunciano accesi dibattiti sulla vicenda giudiziaria. Gran parte delle aziende con gli scarichi sequestrati sono state costrette ad interrompere l’attività, mentre altre hanno soltanto parzialmente interrotto la produzione. Nessun sigillo di sequestro risulta invece a carico dell’impianto del depuratore consortile.
Molti degli indagati - assistiti dai rispettivi avvocati di fiducia - sono già stati sottoposti la scorsa settimana al cosiddetto «interrogatorio di garanzia» da parte di agenti di Polizia Provinciale nella sede di Tecnoparco a Verbania. Le indagini sono affidate a carabinieri e polizia del nucleo giudiziario della Procura in collaborazione con tecnici dell’Arpa. A fare scattare l’inchiesta della Procura sarebbero state alcune denunce relative al rilevamento, forse anche casuale, di sostanze nocive e inquinanti nelle acque dei torrenti e di conseguenza nel bacino del lago d’Orta. Gli elementi inquinanti - solventi misti ad acque di lavaggio provenienti da lavorazioni industriali - proverrebbero in alcuni casi da aziende della zona. Confluiti al depuratore non avrebbero subito idonei trattamenti nell’impianto che non sarebbe predisposto alla bonifica reflui particolarmente nocivi. La notizia del sequestro degli scarichi ad industrie omegnesi ha lasciato sconcertato l’assessore all’ambiente Alberto Zacchera, di An: «Questi provvedimenti potranno arrecare danni economici, commerciali e occupazionali a tutta la realtà produttiva del Cusio. E’ fondamentale scindere le vere responsabilità in gioco fra imprenditori e Consorzio. Non si può non tener conto delle autorizzazioni rilasciate dal Consorzio ai privati che quindi, anche a fronte di canoni onerosi, ritenevano aver adempiuto ai propri obblighi. E’ inevitabile aprire un dibattito sulle responsabilità del Consorzio Acque Cusio, della collegata Società Tecnoacque Cusio e dei rapporti politici fra questi e le amministrazioni che da anni si succedono alla guida di Omegna. L’assessorato si mette a disposizione di chi inoltrerà richieste autorizzative nel modo più efficace possibile. Si può chiamare l’ufficio allo 0323 4950233». Immediata la richiesta di capire anche da parte di Augusto Quaretta, consigliere comunale di Fi a Omegna: «Invito il sindaco a fornire notizie aggiornate già nel Consiglio di lunedì. Da mesi denunciamo la situazione delle fogna cittadina e la precarietà della depurazione. Chiediamo trasparenza».
27 Giugno 2003

«Il Consorzio non c’entra»


Travaglini replica all’assessore Zacchera
che cerca anche responsabilità politiche

OMEGNA. Botta e risposta tra l’assessore all’ambiente della provincia Alberto Zacchera ed il presidente di Acque Cusio Marco Travaglini soprattutto in riferimento alle responsabilità anche politiche della vicenda legata al sequestro degli scarichi di diciassette aziende cusiane. Una situazione che preoccupa tutti tanto da indurre la Provincia a chiedere una serie di incontri per definire l’intera questione. «E’ fondamentale - dice l’assessore Alberto Zacchera - scindere tra le responsabilità in gioco fra gli imprenditori ed il Consorzio. Così come è inevitabile aprire un dibattito sulle resposabilità del Consorzio Acque Cusio, della Società collegata Tecnoacque Cusio e gli amministratori che da anni si succedono alla guida di Omegna». «Se qualcuno pensa di utilizzare il Consorzio come capro espiatorio su questo caso, ha sbagliato bersaglio - replica Travaglini, presidente del Consorzio - Acque Cusio non c’entra per niente». Per capire le parole di Travaglini bisogna fare un passo indietro. Le aziende scaricano, su autorizzazione del Consorzio, nelle fognature comunali e da qui poi, dove le fognature non sono collegate al depuratore, in acque superficiali. Il controllo di queste ultime spetta alla Provincia. Se in questo passaggio qualcosa non va, secondo Travaglini, chi non ha responsabilità è proprio il Consorzio. «Infatti il 6 giugno nel corso di un incontro tra noi e la Provincia - scrive Acque Cusio - si è convenuto, unanimamente, che la vigente normativa così disciplina la materia: il rilascio delle autorizzazioni allo scarico in pubblica fognatura di acque reflue civili e industriali, indipendentemente dal recapito finale dellla fognatura stessa, è di competenza di Acque Cusio in quanto gestore. Nel caso in cui la fognatura recapiti in acque superficiali, l’autorizzazione allo scarico finale della fognatura di proprietà comunale è di competenza della Provincia». Per questo motivo quasi tutte le aziende interessate al provvedimento di sequestro si sono rivolte alla Provincia per regolarizzarsi.
27 Giugno 2003

INCHIESTA «ACQUE PULITE» NEL CUSIO. IL SINDACO DI OMEGNA: STIAMO FACENDO IL POSSIBILE. L’OPPOSIZIONE: QUALCOSA NON VA


Scarichi sequestrati, timori per le aziende


Gli industriali: contraccolpi senza una soluzione rapida

Vincenzo Amato
OMEGNA
Prudenza. E’ questa la parola d’ordine nel commentare la vicenda e l’intervento della Magistratura che ha sequestrato gli scarichi di alcune aziende cusiane «sospettate» di aver potuto inquinare corsi d’acqua e torrenti. Il timore che soprattutto ieri circolava ad Omegna era legato al fatto che qualche azienda potrebbe trovarsi nella condizione di sospendere l’attività produttiva o di fermare alcuni reparti. La vicenda viene seguita, per le ripercussioni di natura ambientale, lavorativa e politica, a tutti i livelli. Lunedì se ne discuterà anche in Consiglio Comunale ad Omegna a seguito di interpellanze presentate dai consiglieri Augusto Quaretta di Forza Italia e di Luigi Songa di Alleanza Nazionale. «Il problema non è nuovo - dice Songa - già il 26 maggio avevamo presentato ben tre interpellanze e dalle risposte ricevute si evinceva che tutto era a posto. Invece adesso l’intervento della Magistratura dimostra che non era proprio così». Sul piano politico la vicenda sembra destinata a scatenare polemiche. «Ma noi abbiamo fatto e stiamo facendo quanto è nelle nostre possibilità - ribatte il sindaco di Omegna Alberto Buzio - gli investimenti nel settore fognario sono in essere e con la Provincia abbiamo stabilito un cronoprogramma di lavori da effettuare. Seguo con apprensione comunque quello che sta avvenendo nelle aziende per le eventuali ricadute, anche in termini occupazionali per un eventuale prolungarsi della situazione». Prudenza, ma anche preoccupazione da parte dell’Unione Industriali del Vco anche se buona parte delle aziende interessate al provvedimento non fanno parte dell’associazione di imprenditori del Verbano Cusio Ossola. «Auspichiamo una soluzione rapida della questione - dice Mauro Caminito, direttore dell’Unione Industriali - perchè se così non fosse, se il sequestro degli scarichi di queste aziende si prolungasse nel tempo, ci troveremmo ad affrontare una situazione critica con il blocco degli impianti e con conseguenze anche in termini occupazionali».
Nessuno insomma si nasconde dietro un dito. Sino a questo momento le aziende interessate al sequestro hanno cercato soluzioni alternative per quanto riguarda gli scarichi industriali ed una decina di loro ha già provveduto a chiedere alla Provincia la regolarizzazione degli impianti di depurazione in loro possesso onde poter arrivare al dissequestro dello scarico. Nel frattempo, considerato che malgrado la Provincia si sia attivata per accelerare al massimo i tempi per lo snellimento delle pratiche e le relative autorizzazioni, molte aziende stanno cercando soluzioni alternative allo scarico sequestrato. In alcune aziende si è provveduto ad un «ciclo chiuso» di utilizzo delle acque che prima andavano scaricate; in altre situazioni qualcuno ha provveduto allo stoccaggio o al trasporto in siti autorizzati alla depurazione delle acque provenienti dalle lavorazioni industriali.