Rieccoci a parlare di acque e di laghi (v. sotto da La Stampa) e poi
anche (finalmente) di responsabilità politica. Tanti infatti sono
coloro che diventano matti e fanno carte false per diventare sindaci,
assessori, presidenti di qualcosa, salvo poi specializzarsi nel giochino
del fiammifero, da passare acceso al vicino fino al più sfigato
che gli si spegne in mano.
Questi sindaci, assessori, presidenti, quando si esprimono come
esponenti politici (di sinistra e tanto più di destra) per i più
diversi motivi rigettano gli interventi coattivi della Magistratura,
accusata di allargare i propri spazi a spese di altri corpi dello Stato,
e giustamente, infatti molti compiti sui quali la Magistratura
interviene sui temi ambientali sono di competenza della
Pubblica Amministrazione, salvo il fatto che gli Amministratori pubblici
per quieto vivere, per convenienza politica, per superficialità non
intervengono o intervengono con debolezza e in modo contradditorio,
costringendo la situazione in un vicolo cieco, in fondo al quale il
reato diventa conclamato e l'azione penale obbligatoria.
Chi ne fa le spese è l'ambiente, cioè siamo tutti noi, e sono i
lavoratori. E la cosa si fa evidente oggi, scorrendo le pagine dei
giornali, dove una parte dei sindaci vogliono bere l'acqua dei laghi e
un'altra parte (o magari gli stessi) accettano che si continui ad
inquinarla. Dove le aziende vogliono produrre beni di consumo e
distribuire stipendi, ma non vogliono pagare le spese della depurazione.
Che fare? L'unica soluzione è quella di avere il coraggio civico di
dire basta. Basta agli sprechi, basta agli scarichi inquinanti, basta
alle complicità palesi e occulte. Basta ai giochini politici. Tutti si
rimbocchino le maniche e si mettano ad operare almeno secondo le leggi
vigenti. Menzione d'onore a quanti faranno meglio e di più.