Nella foto: L'incanto dei Castelli di Cannero
in una giornata nebbiosa
 
 
SGARBI PARLA ANCHE PER NOI
Un testo del critico d'arte Vittorio Sgarbi,
che in passato, da sottosegretario, è riuscito a bloccare
un affronto insopportabile ai Castelli di Cannero
14.05.03
 
(Per ulteriori notizie sulle vicende legate ai Castelli di Cannero, v. nel nostro sito web all'indice Territorio)
 
Da Il Giornale del 12.05.03
In nome dell'arte fermiamo i nuovi barbari
 
Dopo recenti, ripetute visite, in ogni contrada di Italia, da Tuscania a Pordenone, da San Pietro in Lama a Cisterna di Latina, da Senigallia a Sacile, martoriate dalla presunzione e dalla stupidità di laureati in architettura, che hanno ucciso lo spirito dell'architettura, negando l'armonia e la bellezza, occorre ribellarsi a ogni falsa, ingannevo­le idea di progresso. La inaudita violenza patita, e ancora minacciata senza pietà, a intere aree e a paesaggi come a singoli edifici, affidati a scientifici devastatori, talora mascherati da improvvidi restauratori, non può essere più a lungo tollerata da cittadini che ab­biano a cuore la difesa della loro civiltà in tempo di pace, ma sottoposta a un attacco impietoso di forze armate contro la bellezza, di cospiratori alla conquista di un patrimonio ineguagliabile, non per possederlo, ma per distruggerlo.
E’ arrivato il momento di acquistare compiuta coscienza della importanza di ogni reliquia, alla quale provvedere con ogni cura per la sua conservazio­ne, giacché ogni volta che si è creduto di migliorare o di modernizzare si è perduto il sapore dei luoghi, la lo­ro verginità, la loro identità. E, ciò che è più grave e più evidente, il loro valore, anche materiale. Quando un luogo è stato contami­nato, quando l'antico è stato sosti­tuito dal moderno si è perduto per sempre quel bene prezioso che na­sce dalla congiunzione tra le crea­zioni della natura e dell'uomo e il tempo. I cittadini devono rivendi­care con orgoglio la proprietà del­la polis sottraendola alle mani di amministratori senza scrupoli, ignoranti prima che corrotti, i qua­li, in modo arbitrario, decidono or­rori irreparabili senza avere alcu­na coscienza estetica, ritenendosi padroni e non custodi della eredi­tà della storia che nelle loro mani si dissolve. Per questo la benemeri­ta azione delle associazioni, cultu­rali in difesa del patrimonio monu­mentale, per non disperderne il va­lore, anche economico, non può restare uno spunto volontaristico e di impotente indignazione, ma deve diventare un impegno attivo, una controffensiva, una vera e pro­pria lotta di liberazione. Gli incre­dibili episodi, sommamente em­blematici, della gibbosa aberrazio­ne di piazza Montecitorio, stupefa­cente testimonianza di prepoten­za nel luogo dove si sono fatte le leggi per impedirla, e dell'abbatti­mento del contenitore dell'Ara Pacis, contro cui ora si alzano cori di proteste da parte dei cittadini, so­no solo due delle innumerevoli oc­casioni di violenza al patrimonio, compiute anche per la debolezza di chi aveva le idee e le giuste con­vinzioni per impedirli, ma non il potere. La minaccia ai parchi, alle coste, alle montagne, all'acustica dei teatri, alle piante, agli intonaci, ad ogni cosa che è fragile, che sem­bra più facile sostituire con le mo­deste invenzioni del debole pen­siero di progettisti frustrati che in­fieriscono contro giardini, pavi­menti di chiese, prospetti di edifi­ci, centri storici, non ci può trova­re impotenti. Occorre acquistare coscienza politica della straordina­ria identità culturale dell'Italia la cui vocazione alla bellezza è un be­ne primario che non si può con­sentire di disperdere. I cittadini de­vono, insieme alla coscienza, ave­re anche gli strumenti per garantir­si contro i barbari. Sembra incredi­bile aver dovuto assistere, e conti­nuare ad assistere, inorriditi alla dispersione sistematica, alla cini­ca manomissione di beni indispo­nibili, con la serena distruzione di architetture e di spazi della città e della natura, come se potessimo disporre di un dipinto di Giotto o di una scultura di Michelangelo per graffiarli o amputarli, quando non rifarli dopo averli distrutti.
I partiti hanno mostrato fino ad ora, nei loro ambiziosi program­mi, un'inaccettabile sottovaluta­zione di ciò che appare agli occhi del mondo, e nella coscienza criti­ca di una piccola parte, non un in­gombrante fardello di faticosa ma­nutenzione, ma la variegata dimo­strazione di ciò che, ancora oggi, rende l'Italia la prima potenza al mondo per la sua eredità cultura­le. E che non si tratti di beni obso­leti è dimostrato dalla crescente, massiccia presenza di visitatori stranieri nei nostri musei e di og­getti e dipinti italiani nei principa­li musei del mondo, senza che per questo sia stata spogliata la nostra nazione. Noi abbiamo un altissi­mo dovere davanti alla storia e al­le generazioni future. E non pos­siamo disporre o lasciare disporre di questo patrimonio senza regole certe, che consentano di difende­re le città come la natura. È’ questa la principale questione culturale che richiede misure drastiche al pari delle emergenze sanitarie. L'epidemia dei distruttori della bellezza è contagiosa e, purtrop­po, non è atipica. Sono necessarie garanzie per la salute, in una più alta dimensione spirituale. Perseguendo, in uno, il Bene e il Bello, si deve agire per una riforma non velleitaria della istruzione, stabi­lendo, in modo ordinato, i princi­pi di formazione alla bellezza, co­me etica dell'individuo e abito mentale. Invertire il pernicioso principio degenerativo per cui è bello ciò che piace, ristabilendo la necessità di valori estetici univer­sali, come non è lecito consentire a ogni malato di discutere i meto­di per la sua cura. Occorre ristabili­re principi e valori non discutibili in una perfetta coincidenza di eti­ca e di estetica. Occorre essere in­transigenti. Ogni concessione alla mediocrità, ogni tolleranza sono una minaccia alla sopravvivenza dell'unico mondo reale che è il mondo interiore, consentendo all'ignoranza e alla disinvoltura di disperdere ciò che è di tutti, come se qualcuno potesse strappare i fo­gli della Bibbia di Borso d'Este, o avvolgere tabacco nelle pagine dei Canti di Leopardi. Questo avviene ogni giorno del patrimonio monu­mentale e ambientale, e non potre­mo accettare che la distruzione continui senza armarci per impe­dirlo. E dunque, in tempo di pace, sia guerra alla stupidità e alla me­diocrità e a chi distrugge con la leggerezza e con la presunzione di costruire un futuro migliore, sen­za rispetto per la storia, per la tradi­zione, per la memoria.

Vittorio Sgarbi