Nella foto: Pesca professionale sul lago Maggiore
 
 
GHIGO REVOCHI IL DECRETO
Legambiente ha chiesto la revoca del decreto di liberalizzazione
della pesca, perché fondato su documento falso
 
 
Lavarelli e scardole al DDT rimangano a nuotare nel lago Maggiore
 
LEGAMBIENTE CHIEDE AL PRESIDENTE GHIGO DI REVOCARE IL SUO DECRETO,
IN QUANTO BASATO SU UN DOCUMENTO FALSO
 
Chi ha confezionato il documento impropriamente intestato CIPAIS?
 
La presidente di Legambiente Piemonte, Vanda Bonardo, insieme alla presidente del Circolo Verbano, Amelia Alberti, hanno chiesto al Presidente della Regione Piemonte, on. Enzo Ghigo, di revocare "immediatamente e comunque non oltre trenta giorni" il suo Decreto n. 38 del 17 aprile 2003, con il quale liberalizzava la pesca nelle acque piemontesi del lago Maggiore di lavarelli e scardole, che sarebbero finalmente risultati, alle ultime analisi trasmesse dall'Arpa di Novara per conto della CIPAIS (Commissione internazionale per la protezione delle acque italo-svizzere) all'Assessorato regionale alla Sanità, di contenuto in DDT costantemente inferiore al limite di legge (0,100 mg/Kg). Ricordiamo che, insieme ad altre pregiate specie ittiche, per Decreto regionale lavarelli e scardole non erano più pescabili nelle acque piemontesi (e lombarde) dal giugno 1996, quando il Laboratorio Cantonale Elvetico ne rivelò gli alti contenuti in DDT, famigerato insetticida fuoriuscito per decenni dagli scarichi degli impianti chimici dell'ex-Enichem di Pieve Vergonte, dove veniva fabbricato, e da dove giungeva, tramite il fiume Toce, al lago Maggiore, sui cui fondali giace in quantitativi valutati in centinaia di tonnellate. Essendo insolubile in acqua, dai fondali risale tramite le catene alimentari fino ai pesci, agli uccelli acquatici e all'uomo.
L'on. Marco Zacchera, deputato locale, da poco commissario nella Commissione Pesca della CIPAIS e da sempre ansioso di liberalizzare la pesca nel lago Maggiore, ne aveva recentemente ancora perorato la causa e con un comunicato del 19 aprile scorso si era vantato di avere convinto il presidente regionale a decretare la fine del divieto per le due specie lavarello e scardola, poiché le ultime cinque analisi - commissionate all'Arpa di Novara dalla CIPAIS - davano per certa, a suo dire, la riduzione del contenuto in DDT al di sotto dei limiti di legge. Legambiente si era dissociata da tanto entusiasmo, invocando prudenza e cautela nei confronti di una sostanza, il DDT, di cui è nota la persistenza chimica e la nocività.
Alle indagini delle ambientaliste Alberti e Bonardo, coadiuvate dal Gruppo regionale dei Verdi, non era però sfuggito che il Decreto regionale fondava su un documento di analisi, assai rassicurante, risultato del tutto falso, in quanto la CIPAIS non lo aveva mai emesso, pur apparendone intestataria, né la CIPAIS era ancora a conoscenza di quei risultati analitici, di cui è unica titolare, come ha confermato in forma scritta l'allibita dott.ssa Cecilia Moresi, segretaria dell'organismo internazionale, che ha sede a Bellinzona.
"A nostro avviso" affermano Bonardo e Alberti "al presidente Ghigo non resta altra strada che revocare il suo stesso decreto, cosa che auspichiamo avvenga nel più breve tempo possibile". Quanto ai pesci, costretti a vivere con il DDT in corpo, diamo loro il tempo di riprendersi, se gli sarà possibile. E intanto tutti gli enti si dedichino finalmente alla bonifica del suolo e del sottosuolo e degli impianti di Pieve Vergonte, da dove DDT continua a scivolare al lago, nonostante lo stop imposto alla sua produzione dall'allora ministro all'ambiente Edo Ronchi, nel 1996.
(Per informazioni sul tema DDT a Pieve Vergonte, è possibile consultare il sito web www.legambienteverbano.com agli indici Bonifiche e Inquinamento industriale e Salute)
 
Amelia Alberti tel 335 5457273
Vanda Bonardo tel 349 463994498

LEGAMBIENTE PIEMONTE

Via Pergolesi 116

10128 Torino

LEGAMBIENTE CIRCOLO VERBANO

Via alle Fabbriche 8

28922 Verbania

 

 

14 Maggio 2003

Al
PRESIDENTE
della GIUNTA REGIONALE
REGIONE PIEMONTE
Sede
TORINO
 
E p.c.
 
Al
SEGRETARIO
Della Commissione Internazionale per la Protezione delle Acque Italo-Svizzere
Via Salvioni 2/a
6500 BELLINZONA
 
Alla
DIREZIONE
SANITA’ PUBBLICA
Via Pergolesi 116
10128 TORINO
 
 

OGGETTO:

DPGR 38 del 17.04.03 - revoca della sospensione cautelativa all’utilizzo, a scopo alimentare, di alcune specie ittiche del Lago Maggiore - relazione della CIPAIS circa lo stato di avanzamento ricerche.

Le sottoscritte Vanda Bonardo, Presidente di LEGAMBIENTE PIEMONTE, con sede in Torino, Via Pergolesi 116, ed Amelia ALBERTI, Presidente del Circolo Verbano di LEGAMBIENTE, con sede in Verbania, Via alle Fabbriche n. 8

Visto il decreto n. 38 del 17.04.03 emesso dalla S.V. per la revoca della sospensione cautelativa di alcune specie ittiche del Lago Maggiore, con particolare riferimento al lavarello (o coregone) ed alla scardola,

Osservano

il decreto è stato emesso dal Presidente della Regione Piemonte - come espressamente risulta dal testo - sulla base dei controlli eseguiti dall’ARPA di Novara nel periodo 2001-2002; le sottoscritte, tramite il Gruppo Verdi regionale, hanno acquisito tale documento, che viene allegato alla presente in copia, direttamente per via fax dal Dirigente dell’Assessorato regionale alla Sanità.

Lo stesso risulta intestato alla CIPAIS, datato Marzo 2003, ed inizia stranamente con il paragrafo n.7. Alle scriventi risultava che l’ultimo documento ufficiale e pubblicato sul tema dalla CIPAS fosse datato Luglio 2002.

Le scriventi hanno quindi chiesto ragguagli all’ente di provenienza del documento, la CIPAIS, che, dopo avere chiesto alle medesime copia dell’atto, subito trasmesso via fax, tramite la Segretaria ha così risposto: "Ringrazio per la cortesia. Confermo la mia sorpresa al riguardo che circolano documenti intestati CIPAIS senza nostra conoscenza o approvazione in quanto le decisioni in ordine alla diffusione ed alla pubblicazione integrale dei dati originali delle indagini e degli inerenti risultati competono alla Commissione, senza dimenticare il fatto che non eravamo informati e peggio ancora non in possesso di tali documenti in quanto non ancora in scadenza il contratto. Tengo a precisare che il monitoraggio DDT (eseguito in Italia da istituti italiani) viene anche finanziato dalla Confederazione svizzera.... F.to Cecilia Moresi".

E’ quindi evidente che il documento posto a base del decreto presidenziale deve essere considerato falso quantomeno in ordine alla sua intestazione e provenienza; in ogni caso trattasi di un documento del tutto inutilizzabile in quanto non conosciuti né approvati dall’ente da cui risulterebbe provenire.

Anche nel caso il documento dovesse provenire dall’Arpa di Novara (istituto italiano deputato alle analisi), il fatto che sia stato formato, comunicato ed utilizzato così impropriamente suscita forti perplessità anche in ordine alla genuinità del suo contenuto scientifico e materiale.

Ciò premesso le scriventi, a nome e per conto delle associazioni che rappresentano

CHIEDONO

che la S.V. Ill.ma, effettuate tutte le verifiche del caso atte ad accertare quanto sopra esposto (per cui si rende disponibile tutto il materiale necessario),

preso atto che il proprio decreto 38/03 è stato emesso sulla base di un documento almeno parzialmente falso e comunque non proveniente dall’Ente cui risulterebbe intestato,

voglia REVOCARE, in sede di autotutela, immediatamente e comunque non oltre trenta giorni, il decreto medesimo.

Chiedono di essere informate con sollecitudine delle decisioni eventualmente assunte.

Con osservanza

Amelia Alberti Vanda Bonardo