Nella foto: Panorama sull'Alpe Salé
 
 
PTO DEL MOTTARONE, DA RESPINGERE
Abbiamo inoltrato alla Regione le Osservazioni
contro il PTO del Mottarone
07.05.03

REGIONE PIEMONTE

Direzione PIANIFICAZIONE E GESTIONE URBANISTICA

Settore Gestione Beni Ambientali

 

 

Oggetto:

PROGETTO TERRITORIALE OPERATIVO (PTO) MOTTARONE E ALPE VIDABBIA. OSSERVAZIONI.

 

Il Mottarone, di cui tratta il PTO in oggetto, è un monte dall’aspetto molto caratteristico, essendo un’emergenza rotondeggiante, di notevole rilevanza nel paesaggio, con i suoi 1500 metri di altezza, circondato alla base tutt’attorno da una rete di laghi importanti (Maggiore, Orta), strade statali, autostrade, ferrovie. Gli studi e le carte allegati al PTO nella loro premessa rendono conto con abbondanza delle contraddizioni di cui gode e soffre l’area.

 

Il PTO è stato promosso dalla Regione Piemonte, nella convinzione che l’area possa realizzare sempre più e sempre meglio quella che, secondo i progettisti, è la sua vocazione naturale: di essere il grande parco urbano attrezzato della metropoli milanese, prima ancora che torinese, come consolidamento della consuetudine già in atto di frequentare le coste lacustri da parte dei cittadini di Milano (e, seppure in tono minore, di Torino). A detta dei progettisti, e presumibilmente dei politici che hanno affidato l’incarico, il PTO metterebbe in contatto due bisogni complementari: il bisogno del territorio di interventi di ripristino ambientale e quello dei Milanesi di abitare almeno a tempo parziale in aree di verde attrezzato. I Milanesi, per appropriarsi del loro bene-obiettivo (abitazione nel verde attrezzato), porterebbero nell’area i soldi necessari per costruirlo e per favorire nel contempo il ripristino ambientale nelle sue aree degradate. Con ciò realizzando ad un tempo le due sostenibilità ritenute, dai progettisti, indispensabili: quella economica e quella ambientale.

Al termine di questa operazione, del valore complessivo di circa 165 milioni di euro, il Mottarone assumerebbe, a detta dei progettisti, un aspetto ovunque ripristinato e consolidato nei suoi dissesti ambientali, e dotato di importanti attrezzature sportive per il tempo libero e di abitazioni per circa 3000 abitanti, tra recuperi edilizi e nuove costruzioni, con ciò triplicando il numero degli abitanti possibili attuali.

 

OSSERVAZIONI

 

Il Circolo Verbano di Legambiente intende sottoporre alla Regione Piemonte le seguenti Osservazioni.

 

Il Mottarone, grazie alla sua limitatissima parcellizzazione proprietaria e alla diffusione degli usi civici, nonostante la vicinanza con la metropoli lombarda e le aree lacustri ad intenso turismo di massa, ha sostanzialmente mantenuto un aspetto di integrità naturale, che costituisce di per sé un valore preziosissimo (anche economico) per chi lo possiede, se si usa come scala di valori non quella consumistica, dagli ambientalisti criticata da tempo immemorabile, ma quella delle moderne indagini di mercato. Il valore economico-ambientale legato all’integrità naturale di un territorio è però un bene fragilissimo, che immediatamente decade fino a sparire, appena l’ambiente involgarisce, trasformandosi in "verde attrezzato". Troppi esempi anche nel nostro territorio possono testimoniare di ciò, sebbene non abbiano fatto scuola nelle visioni progettuali degli Amministratori locali. La ristrutturazione delle decine di alpeggi sparsi, ognuno da urbanizzare con strade, acquedotto, luce, metano, sistema depurativo, zone a posteggio auto, comporterebbe lo stravolgimento del territorio e metterebbe in moto un meccanismo inarrestabile di successive operazioni di completamento urbanistico, fino alla banalizzazione di ogni scorcio. La devastazione per "approfondimento urbanistico" dell’Alpe Salè, gioiello di rara bellezza e biodiversità, con la costruzione di infinite villette e residence e campi sportivi di ogni genere, sarebbe in particolare da ascrivere ai delitti contro l’economia e contro l’ambiente naturale. L’analisi stessa della flora e della fauna del territorio, come si leggono nei documenti e che possono essere valide e attraenti per lo stato attuale dei luoghi, non è più corretta, se riferita a PTO realizzato.

1) Si chiede di rinviare ai progettisti il PTO con altri obiettivi progettuali, e comunque di procedere ad una VAS (Valutazione di Impatto ambientale Strategica) di tutto il Progetto, limitando la VIA successivamente ai singoli progetti. E’ infatti inverosimile che uno sconvolgimento di tale portata di un territorio così vasto venga portato avanti senza alternative credibili e senza lo studio ponderato di tutta una serie di indicatori. In particolare si chiede di eliminare dal PTO senza alcun indugio il progetto di approfondimento urbanistico dell’Alpe Salè, speculazione edilizia del valore indicato di 92 milioni di euro, che di fatto tornerebbe ad esclusivo vantaggio economico del privato proprietario dell’area (Famiglia Borromeo).

 

(Diverso in parte il discorso, per quanto riguarda la vetta, zona di cui non è possibile ignorare la storia passata e l’irrimediabile compromissione urbanistica. Qui un incentivo economico per nuove costruzioni ben inserite nel paesaggio potrebbe costituire l’ossatura economica di un riassetto ambientale indispensabile, ben rappresentato nella documentazione del PTO. E’ però improbabile che vogliano acquistare case o rimanere per soggiorni prolungati, oggi, cittadini assai ben informati sulle possibili ripercussioni sanitarie causate dai campi elettromagnetici promananti dagli impianti di ricetrasmissione sparsi ovunque e ormai di fatto ineliminabili. Per non parlare dell’impatto visivo e paesistico degli stessi.)

 

Per quanto attiene al recupero ambientale delle cave dismesse e di quelle ancora attive, che causano pericoli di frane e impatti visivi che sono ferite tremende nel paesaggio, sarebbe sufficiente la volontà politica di ricercare uno per uno i gestori dei singoli cantieri ed obbligarli a riambientare i luoghi e a mettere in sicurezza i versanti, asportando il materiale di risulta e i blocchi abbandonati.

2) Si chiede di provvedere comunque, anche a prescindere dall’approvazione e realizzazione del PTO, alla riambientazione e messa in sicurezza urgente delle cave, a spese dei gestori dei cantieri.

 

Da un esame sommario della cartografia degli Usi civici, confrontata con le conoscenze locali, essa appare assai imprecisa e possibile fonte di contrasti e di scontri tra le parti. In particolare si segnalano inesattezze di definizione e "contraddizioni in termini" nella "legenda".

3) Si chiede di ricontrollare e correggere attentamente la legenda e la cartografia degli Usi civici, approfittando anche degli studi effettuati o in corso presso i singoli Comuni, affinché non si creino equivoci, che sfociano inevitabilmente in liti giudiziarie interminabili. Gli usi civici sono d’altronde un’istituzione storica del nostro territorio, da conservare e tutelare come bene sovrano. Si ricordi, nel riesame, che anche territori da lungo o lunghissimo tempo in mano a privati possono essere gravati da uso civico, se non è possibile dimostrarne la legittimazione. E terreni gravati da uso civico devono tornare di proprietà della comunità locale (non del Comune!), con le doverose compensazioni economiche da parte di chi ne ha abusivamente sfruttato le risorse.

 

Per quanto riguarda gli investimenti economici previsti, privati e pubblici, si tratta in totale di circa 165 milioni di euro. Essi corrispondono rispettivamente a circa 137 milioni (privati) e circa 28 milioni (pubblici). Di questi ultimi 28 milioni, circa un settimo (4 milioni) sono attribuiti a opere di riassetto ambientale e per migliorare la qualità paesaggistica, mentre la rimanente parte è finalizzata alla costruzione di infrastrutture, tra cui circa 90 chilometri di strade da tracciare ex novo o da adattare, al servizio delle abitazioni e delle strutture sportive. Se lo scopo primario dell’operazione finanziaria fosse veramente quello ambientale, la speculazione edilizia di supporto sarebbe del tutto sproporzionata allo scopo. Si delinea un percorso inverso, e cioè che il riassento ambientale e paesaggistico sia considerato un valore residuale e funzionale alla valorizzazione dell’intervento edilizio-sportivo. (Nel PTO non si fa cenno della volontà espressa dai proprietari degli alpeggi e dei terreni di sfruttare le possibilità loro offerte dal PTO stesso. Se i proprietari non mostrassero interesse altro che per le occasioni immediatamente più redditizie, il piano finanziario non reggerebbe e l’operazione, fallimentare da un punto di vista ambientale, franerebbe anche economicamente, posto che gli oneri di urbanizzazione non verrebbero comunque ridistribuiti sul territorio del PTO, ma rimarrebbero vincolati al comune di appartenenza delle concessioni edilizie.)

4) Si chiede che i finanziamenti per le indispensabili opere di riassetto ambientale e per migliorare la qualità paesaggistica (quantizzate in circa 4 milioni di euro e quindi di ridotta entità) siano reperiti dalla Regione e dalle Province in tempi rapidi, a prescindere dall’approvazione e realizzazione del PTO.

 

Nell’ambito della discussione in corso sul futuro assetto del Parco Nazionale Valgrande, la cui presidente ha finalmente rotto gli indugi aprendo i confini ai territori viciniori, con il fine duplice da una parte di valorizzare il parco stesso, oggi troppo geograficamente costretto, e dall’altra di valorizzare il territorio che lo ospita, crediamo che non sarebbe una scelta sbagliata quella di agganciare il Mottarone, come delimitato dal PTO, all’ipotesi di allargamento dei confini del Parco Nazionale, tenendo conto di tutti i vantaggi che deriverebbero da questa ipotesi, e cioè: l’inserimento dell’area in un circuito turistico di élite culturale nazionale e internazionale, la certezza delle cure ambientali costanti grazie ai finanziamenti legati ai parchi nazionali, l’apposizione di vincoli graduati, che non impedirebbero alcune attività, ma le regolamenterebbero al fine di accrescere sempre più il valore reale del bene.

5) Si chiede che la Regione apra le trattative, in accordo con le Province, le Comunità Montane e i Comuni, affinché l’area oggetto di PTO entri nei confini del Parco Nazionale Valgrande. Questa potrebbe essere una delle ipotesi alternative da esaminare in sede di VAS.

 

Dott.ssa Amelia Alberti

Presidente Circolo Verbano di Legambiente

 

06/05/2003