Nella foto: Pescatore al lavoro

DDT A GOGO'
Con un blitz pasquale il presidente della Regione
ha decretato la commestibilità dei coregoni.
Ecco perché non siamo d'accordo.
24.04.03

AL PRESIDENTE DELLA REGIONE PIEMONTE

e p.c.

ALL’ASS.RE REG.LE ALL’AMBIENTE

ALL’ASS.RE REG.LE ALLA SANITA’

 

Oggetto: DECRETO SULLA LIBERALIZZAZIONE DELLA PESCA DEL LAVARELLO O COREGONE NEL VERBANO. CONTESTAZIONE.

 

Abbiamo saputo dai mezzi di comunicazione che, per insistenza del neo-commissario della Commissione italo-elvetica, on. Marco Zacchera, il Presidente della Regione Piemonte ha emesso un decreto di liberalizzazione della pesca e della somministrazione del lavarello o coregone del lago Maggiore, inquinati da DDT.

Il Circolo Verbano di Legambiente dissente profondamente da questa decisione, che giudica imprudente e demagogica, non sorretta da sufficienti certezze scientifico-sanitarie.

Coglie l’occasione per allegare il Comunicato stampa di chiarimento della sua posizione, frutto di anni di riflessione sul tema, come si può vedere consultando il sito internet www.legambienteverbano.com .

Ritiene che più opportunamente l’on. Zacchera, consigliere provinciale del VCO, avrebbe speso le sue energie intercedendo ai vari livelli politici, affinché si addivenisse ad una vera e seria bonifica in tempi brevi del sito di Pieve Vergonte (dove attualmente è in atto soltanto una dispendiosissima rete di messa in sicurezza della falda inquinata), fonte continua di DDT fresco.

 

Con osservanza

 

Dott.ssa Amelia Alberti

Presidente Circolo Verbano di Legambiente

 

21/04/2003

(allegato)

AI SIGG. GIORNALISTI

 

L'ON. MARCO ZACCHERA CI FA IL REGALO DI PASQUA

Il neo-commissario nella Commissione italo-elvetica promuove il lavarello

sulle tavole degli italiani e dei ristoranti del Verbano,

alla faccia di chi chiede cautela e ponderatezza

 

Finalmente un po' di sano decisionismo, dopo sette anni di assurdi tentennamenti. "Ma che saranno mai pochi milligrammi di DDT in un chilogrammo di pesce! Non scherziamo. Ora arrivo io nella Commissione italo-elvetica, deve aver pensato l'on. Marco Zacchera, e vi faccio vedere come si fa a liberalizzare il lavarello con un Decreto del presidente della Regione Piemonte."

Che il deputato Zacchera non abbia mai dato peso al DDT, è cosa nota. Egli diede dell'irresponsabile all'allora ministro dell'Ambiente verde Edo Ronchi, e dal suo scranno di consigliere provinciale di AN trascinò alla firma di un odg vergognoso tutto il Consiglio provinciale, nel giugno 1996, quando lo scandalo DDT ruppe il muro del silenzio e si impose sui giornali di mezzo mondo. Alle spalle del lago Maggiore prosperava da mezzo secolo un'industria Enichem, a Pieve Vergonte, che produceva il famigerato insetticida, proibito da decenni nei paesi occidentali, ma venduto e sparso sulle coltivazioni dei paesi "in via di sviluppo". Si sussurrò allora, da parte di politici e amministratori italiani che avrebbero dovuto controllare e non lo facevano, che non fosse l'italica fabbrica dai suoi impianti obsoleti a scolare nel lago parte dell'insetticida prodotto, ma che fossero gli Svizzeri, visto che proprio il loro Laboratorio Cantonale l'aveva cercato e trovato per la prima volta nei pesci del Verbano. La stessa nomea è fatta correre tuttora, nonostante gli esiti di un processo clamoroso, che ha visto i dirigenti Enichem patteggiare la pena, riconoscendosi colpevoli, e risarcendo decine di parti civili.

Dopo i fatti del 1996 la produzione del DDT venne a cessare, ma la sostanza chimica, accumulata in centinaia di tonnellate sui fondali, giace inalterata (e tale resterà per decenni) e ad ogni rimescolamento delle correnti rientra nel ciclo. Altro DDT è rilasciato dal sito di Pieve Vergonte, un'immensa spugna imbevuta di veleni e mai bonificata. Altro ancora risale costantemente ai pesci dai fondali lungo le catene alimentari.

I livelli di DDT nei pesci è in questi anni effettivamente diminuito, dopo i picchi iniziali, sebbene i risultati analitici siano tuttora piuttosto ballerini. Rimaneva poi l'anomalia, che Zacchera ha sempre giudicato insopportabile, della Svizzera, dove la legge permette di ingollare maggiori quantitativi di DDT che da noi. Che ingiustizia! Anche noi lo vogliamo nei nostri piatti e soprattutto in quelli dei nostri turisti, tanto si tratta di un cancerogeno non proprio sicuro, soltanto "possibile" (ma anche persistente e "bioaccumulabile", come sanno persino le balene, le foche e gli orsi bianchi).

Detto fatto. Zacchera riesce a farsi nominare Commissario nella Commissione italo-elvetica. Si fa portare le tabelle dei risultati analitici recenti e stabilisce che in Piemonte i lavarelli devono essere commestibili. Quella riportata qui sotto è la tabella  di pag. 8 del documento datato luglio 2002 pubblicato dalla Commissione ("Monitoraggio della presenza del DDT e di altri contaminanti nell'ecosistema lago Maggiore").

 

Come si può osservare, i dati analitici sono discordi e per niente rassicuranti. Si passa da valori altissimi a valori microscopici da un mese all'altro in modo davvero inspiegabile. Nel marzo 2002 il DDT pareva scomparso, nel luglio 2002 i pesci lombardi erano ampiamente al di sopra dei limiti di legge, mentre quelli piemontesi si assestavano un po' sotto (nel settembre 2001 era il contrario). Le fluttuazioni possono dipendere dalle metodiche analitiche poco riproducibili (non è facile preparare i campioni, come ho potuto verificare di persona), oppure dal trascorso dei pochi pesci pescati e analizzati.

 

Si confronti ancora la tabella sopra con quella delle bondelle (lavarelli di un tipo che un occhio inesperto non distingue dagli altri) (pag. 7 dello stesso documento).

 

Per la bondella (che non è stata liberalizzata, ma come si farà mai a non catturarla nelle reti delle cugine cucinabili o a ributtarla a lago?) i valori di DDT stanno sempre un po' sopra del limite di legge (0,100 mg per Kg), sia in Piemonte, sia in Lombardia. Ma, attenzione! Il Laboratorio Cantonale Elvetico, che ha sede a Bellinzona e che mi è sembrato condotto da esperti di grande competenza, per le bondelle nel 2002 trovava un valore di 0,309 mg, nel 2001 0,227 mg. Valori quindi doppi di quelli trovati nei laboratori italiani. Dei quali però non si è tenuto alcun conto.

 

Come si vede, la situazione è tutt'altro che chiara, e la prudenza sarebbe d'obbligo, se la stagione turistica non fosse davanti a noi e i tour-operators non ponessero domande imbarazzanti agli albergatori e ai ristoratori. E i pescatori professionisti non premessero per pescare finalmente senza correre rischi di denuncia.

 

Se poi il VCO è una delle province italiane a più elevata mortalità per tumore, poco male. Basta non leggere le statistiche o non commentarle, non andare ai convegni organizzati dal Circolo Verbano di Legambiente su questo tema imbarazzante, e tutt'al più impegnare fior di milioni di euro, promettendo che l'ospedale di Verbania si trasformerà in un "Centro oncologico d'eccellenza", che ne abbiamo proprio bisogno. (Un'altra cosa è indispensabile non fare: indagini epidemiologiche mirate, che stabiliscano le connessioni tra le sostanze cancerogene che circolano nel VCO e la mortalità esagerata per tumori.)

 

Amelia Alberti, Legambiente

www.legambienteverbano.com