Ambiente Italia 2000

È stato presentato a Roma "Ambiente Italia 2000", undicesima edizione del rapporto di Legambiente sullo stato del Paese, curato dall’Istituto di Ricerche Ambiente Italia. Conservando lo stesso approccio scientifico e analitico, Ambiente Italia 2000 ha cambiato decisamente pelle: il Belpaese è infatti passato al vaglio di ben cento indicatori statistici che, a mo’ di fotografia di fine millennio, fissano all’interno del rapporto tutti quegli aspetti rilevanti per la qualità ambientale: dalle attività produttive ai trasporti, dai consumi ai rifiuti, dai trend demografici ai grandi rischi planetari, dalla salute alla legislazione italiana ed europea, dall’illegalità alla spesa pubblica.

Trecento pagine dettagliatissime, sfogliando le quali si possono leggere, caso per caso, le tendenze e gli spostamenti più significativi, in positivo e in negativo, del nostro Paese. La parte analitica, con i 100 indicatori ambientali per il 2000, integra e arricchisce i 14 capitoli del volume che estesamente ragionano su altrettanti temi locali e globali: la sostenibilità economica, sociale e ambientale; le attività produttive; le tendenze demografiche; l’energia; la mobilità e i trasporti; i consumi e i rifiuti; l’effetto serra; le risorse idriche; l’ambiente urbano; i beni culturali; il patrimonio naturale e la biodiversità; le politiche ambientali, la spesa e la tassazione; l’innovazione ambientale; l’illegalità.

Per maggiori informazioni:

Centro di Documentazione di Legambiente Emilia-Romagna
Piazza XX Settembre 7, 40121 Bologna
Tel 051-4210515, Fax 051-4210514
E-mail:
cdoc@legambiente.it
Web: http://www.legambiente.it/cdoc

© 1999 Legambiente

Ambiente Italia 2000

rapporto sullo stato del Paese
a cura dell'istituto di ricerche AMBIENTE ITALIA

L’ITALIA IN BILICO
TRA BOCCIATURE
E PROMOZIONI

ECCO LA PAGELLA AMBIENTALE DELLA PENISOLA:
CRESCONO AREE PROTETTE (+75% NELL'ULTIMO DECENNIO),
BIOAGRICOLTURA (400MILA ETTARI CONVERTITI IN 5 ANNI),
COMINCIA A DIFFONDERSI LA RACCOLTA DIFFERENZIATA (9,2%),
LE RUSPE ABBATTONO 1000 COSTRUZIONI ILLEGALI

INGOLFATO IL SETTORE TRASPORTI (SU AUTO L'81% DEGLI SPOSTAMENTI), EMERGENZA PER RUMORE (25 MILIONI DI ITALIANI A RISCHIO) E OZONO,
AL PALO L'INNOVAZIONE TECNOLOGICA (MADE IN ITALY 3 BREVETTI SU 100), DIMINUISCE LA RILEVANZA DELLE TASSE ENERGETICO-AMBIENTALI

PRESENTATO A ROMA AMBIENTE ITALIA 2000,
IL RAPPORTO DI LEGAMBIENTE SULLO STATO DEL PAESE,
CON REALACCI, RONCHI, MATTIOLI, BIANCHI

C'è stato un balzo in avanti per le aree protette: nell'ultimo decennio il territorio tutelato è cresciuto del 75%, passando da 575mila a 2.300.000 ettari (il 7% della superficie complessiva del Belpaese) cui vanno aggiunti gli oltre 270mila ettari delle riserve e delle aree marine protette. L'agricoltura biologica ha perso quei tratti distintivi di attività di nicchia: negli ultimi 5 anni sono stati convertiti oltre 441.000 ettari (gli ettari "bio" erano appena 70mila nel 1994): e oggi interessa il 3,5% della produzione complessiva (praticamente il 3,5% in più rispetto a 10 anni fa). La raccolta differenziata dei rifiuti nell'ultimo decennio è passata dallo zero per cento (alla fine degli anni '80 era poco più di un esperimento) al 9,7%. Le ruspe hanno cominciato ad abbattere alcuni "ecomostri" sacri dell'abusivismo edilizio (il Fuenti, le villette nell'Oasi del Simeto): 1.000 sono state le demolizioni nel corso del 1998. E fin qui siamo alle luci. Ma tante sono ancora le ombre: più del 30% degli abitanti dei capoluoghi di provincia è tuttora privo di un sistema di depurazione; circa il 35% della popolazione servita dalla rete acquedottistica non dispone di acqua sufficiente per almeno tre mesi l'anno e nel Mezzogiorno la situazione raggiunge punte drammatiche con "crisi" idriche che periodicamente lasciano a secco 7 cittadini su 10; nelle aree urbane è in continua crescita l'inquinamento acustico (rischio rumore per 25 milioni di italiani), l'ozono, nonché il tasso di motorizzazione: ci sono oggi 54 auto ogni 100 abitanti, una densità ineguagliata a livello europeo. Quanto all'innovazione tecnologica, l'Italia segna il passo: dei 91.410 nuovi brevetti acquistati soltanto 2.700 (il 3%) è made in Italy. E ancora la politica fiscale: è cresciuto il peso tributario complessivo, è diminuita la rilevanza delle tasse energetico-ambientale.

Ecco alcuni dei tantissimi dati contenuti in Ambiente Italia 2000, undicesima edizione del rapporto sullo stato del Paese di Legambiente curato dall'Istituto di Ricerche Ambiente Italia (Edizioni Ambiente, 300 pagine, 38mila lire). "Ambiente Italia 2000" è stato presentato oggi a Roma in una conferenza stampa cui hanno partecipato il presidente nazionale di Legambiente Ermete Realacci, il ministro dell'Ambiente Edo Ronchi, il sottosegretario ai Lavori Pubblici Gianni Mattioli, il direttore dell'Istituto Ambiente Italia, Duccio Bianchi.

Conservando lo stesso approccio scientifico e analitico, Ambiente Italia 2000 ha cambiato decisamente pelle: il Belpaese è infatti passato al vaglio di ben cento indicatori statistici che, a mo' di fotografia di fine millennio, fissano all'interno del rapporto tutti quegli aspetti rilevanti per la qualità ambientale: dalle attività produttive ai trasporti, dai consumi ai rifiuti, dai trend demografici ai grandi rischi planetari, dalla salute alla legislazione italiana ed europea, dall'illegalità alla spesa pubblica. Trecento pagine, dettagliatissime, sfogliando le quali si possono leggere, caso per caso, le tendenze e gli spostamenti più significativi, in positivo e in negativo, del nostro Paese. La parte analitica, con i 100 indicatori ambientali per il 2000, integra e arricchisce i 14 capitoli del volume che estesamente ragionano su altrettanti temi locali e globali: la sostenibilità economica, sociale e ambientale; le attività produttive; le tendenze demografiche; l'energia; la mobilità e i trasporti; i consumi e i rifiuti; l'effetto serra; le risorse idriche; l'ambiente urbano; i beni culturali; il patrimonio naturale e la biodiversità; le politiche ambientali, la spesa e la tassazione; l'innovazione ambientale; l'illegalità.

"Sbaglia di grosso - dice Ermete Realacci, presidente nazionale di Legambiente - chi pensa che la qualità ambientale sia un problema a parte, un dato settoriale che non influenza l'economia italiana e quella europea. La salute ambientale è un indicatore attendibile della forza complessiva di un Paese. Basta vedere cosa accade, un esempio tra tutti, nel settore trasporti: il nostro altissimo tasso di motorizzazione, l'inefficienza e l'inefficacia delle ferrovie, gli elevatissimi consumi energetici del settore della mobilità, non solo producono un impatto ambientale fortissimo, ma sono lacci ai piedi del sistema produttivo. Ambiente Italia 2000 può essere una preziosa bussola per conoscere nel dettaglio ritardi e potenzialità del nostro Paese".

Tornando ai dati del rapporto annuale di Legambiente si può partire subito, tra luci ed ombre, dall'agricoltura e dall'alimentazione. Quella biologica interessa ormai il 3,5% della produzione complessiva e per numero di ettari è addirittura raddoppiata rispetto al 1996, passando da 276mila a 512mila ettari; il numero di aziende biologiche ha superato quota 26mila; aumenta l'attenzione verso i prodotti tipici: sono 99 quelli Dop o Igp (denominazione di origine protetta, indicazione geografica protetta) registrati presso l'Ue (il 20% del totale dell'Unione) e il numero di richieste per il marchio comunitario di qualità è in continuo aumento; oggi, secondo una stima del Cnel relativa al 1998, l'insieme dei prodotti di qualità vale in Italia circa il 15% della produzione agricola totale. A questo dato fanno da contraltare altri numeri: l'Italia è seconda solo alla Francia in Europa per numero di campi dove si sperimentano coltivazioni biotech (sono in tutto 233, circa il 16% dell'intera Unione).

Numero di campi dove si sperimentano coltivazioni transgeniche

Austria

3

Belgio

99

Germania

105

Danimarca

40

Spagna

140

Finlandia

22

Francia

443

Regno Unito

179

Grecia

19

Irlanda

4

Italia

233

Paesi Bassi

109

Portogallo

12

Svezia

53

Mentre nei paesi industrializzati il consumo di pesticidi sembra essere in declino in Italia la riduzione del loro impiego è meno evidente e si attesta a livelli equivalenti a quelli del 1985.

In costante ascesa è invece la consistenza del parco auto italiano: ci sono ormai 54 vetture ogni 100 abitanti (31 milioni in totale. Questo ingorgo non è privo di conseguenze per quello che riguarda smog e rumore: circa il 100% degli abitanti dei centri urbani è sottoposto a livelli di fonoinquinamento notturno dannosi per la salute (le amministrazioni comunali, a 4 anni esatti dall'approvazione della legge antidecibel ancora stentano a far partire i piani di disinquinamento acustico), l'ozono estivo in Italia raggiunge concentrazioni record.

L'ingorgo quotidiano

Anno

Auto/100 Abitanti

1961

4,8

1971

20,9

1981

32,9

1991

50,1

1992

51,7

1993

51,9

1994

51,8

1995

52,9

1996

53,2

1997

53,9



E sono i cittadini, per primi, a segnalare tra le emergenze il traffico, lo smog, il rumore. Ecco qui infatti, regione per regione, la percentuale di famiglie che definisce un problema grave o abbastanza grave il solito ingorgo quotidiano, l'inquinamento atmosferico e la massiccia presenza di decibel. E i dati sotto riportati crescono ovviamente in modo esponenziale se nel computo totale si considerano solo le risposte date da chi abita in città.

Regione

Traffico %

Smog %

Rumore %

Piemonte

47,4

42,4

39,9

Valle d'Aosta

35,2

30,4

28,5

Lombardia

51,7

52,2

40,8

Bolzano

45,2

40,4

33,7

Trento

38,7

23,1

22,7

Veneto

46,5

30,2

30,2

Friuli V.G.

41,9

32,7

31,2

Liguria

53,1

38,8

43,5

Emilia Romagna

43,8

38,4

32,5

Toscana

48,7

38,1

36,4

Umbria

42,8

32,1

33,2

Marche

37,1

25,8

30,9

Lazio

58,3

51,7

46,3

Abruzzo

33,3

21,1

27,7

Molise

22,1

12,6

21,8

Campania

47,4

41,1

45,9

Puglia

51,8

37,4

44,5

Basilicata

23,8

14,7

18,9

Calabria

36,3

18,8

31,7

Sicilia

43,0

27,6

39,2

Sardegna

41,9

23,1

34,1

Italia

47,3

38,5

38,4


Trafficate le città italiane e ancora con dotazioni di verde non sempre apprezzabili. Solo a Bologna, Firenze, Torino e Milano almeno il 75% degli abitanti ha giardini o parchi urbani attrezzato a portata di piede (meno di 15 minuti di cammino cioè dalla propria abitazione).

Percentuale abitanti che possono raggiungere a piedi uno spazio verde in meno di 15 minuti Città

Sopra il 90%

Bologna

Tra l'80% ed il 90%

Torino, Firenze

Tra il 70% e l'80%

Milano, Venezia

Tra il 60% ed il 70%

Roma, Genova

Tra il 40% ed il 50%

Bari, Catania

Tra il 30% ed il 40%

Napoli

Tra il 20% ed il 30%

Palermo



Rivincita del verde sul fronte aree protette. Dopo l'istituzione dei grandi parchi nazionali tra il 1922 ed il 1968, lo sviluppo del sistema delle aree protette si concentra essenzialmente nell'ultimo decennio. E' in questo periodo che sono state poste sotto tutela e rese operative il 75% delle aree protette complessive. Oggi l'Italia può contare su 2.300.000 ettari di terra e 270.000 ettari di mare sotto tutela: ci sono 20 parchi nazionali, 154 riserve naturali statali, 71 parchi naturali regionali, 171 riserve naturali regionali, 94 altre aree protette. Se si tiene conto inoltre del territorio complessivo interessato dalla Rete ecologica nazionale si giunge invece ad una quota prossima al 18-20% del Paese. Lo stesso territorio è però ancora devastato dall'abusivismo edilizio: 25mila le costruzioni fuorilegge sorte nel 1998, il 12,7% della produzione edilizia totale. Qui la nota positiva arriva però dall'inversione di tendenza in atto: grazie alla costante opera di denunzia e sensibilizzazione di Legambiente alcuni ecomostri sacri dell'abusivismo edilizio come il Fuenti o le ville e le villette abusive sorte all'interno dell'oasi naturale del Simeto (CT) sono state demolite. Nei primi dieci mesi di quest'anno sono state 1.000 le costruzioni illegali abbattute: con ogni probabilità un numero superiore al numero complessivo di demolizioni degli ultimi 10 anni. E sempre in questo campo va sottolineata la recente approvazione in Consiglio dei Ministri del ddl anti-abusivismo. Sempre sul fronte legalità vengono ricordate da Ambiente Italia le cifre dell'attività delle ecomafie: nel 1998 sono stati accertati in Italia 30.957 illeciti penali in campo ambientale, mentre nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) sono state arrestate o denunciate 4.416 persone.

E' in ritardo l'Italia sul versante dell'innovazione tecnologica. I vari settori produttivi hanno acquistato nel 1997 ben 91.410 brevetti: ma solo 3 su 10 sono made in Italy. La spesa reale per ricerca e sviluppo in Italia è ai livelli più bassi dell'area Ocse: nel Mezzogiorno è di poco superiore allo 0,50% del Pil, mentre in Giappone o negli Usa si avvicina al 3% del Prodotto interno lordo. Eppure in parte del sistema industriale si colgono segni di movimento: un gruppo di imprese dinamiche e di successo ha promosso il Kyoto Club, introducendo la sostenibilità ambientale tra le priorità della gestione dell'impresa.

"L'Italia appare oggi come un Paese in bilico - ha sottolineato Ermete Realacci - miglioramenti ce ne sono, dalla lotta all'abusivismo all'attenzione crescente intorno al patrimonio culturale, al territorio, ai prodotti tipici. Ma sono ancora inesplose le enormi potenzialità di questo Paese. E' d'altro canto innegabile che un significativo miglioramento della qualità ambientale porterebbe all'Italia vantaggi enormi, in termini di qualità della vita dei cittadini ma anche di forza economica e competitiva: basti pensare all'enorme patrimonio di arte e di storia custodito nelle nostre città; a quell'intreccio straordinario di natura e cultura che segna quasi ogni angolo del territorio, dalle aree protette alle zone di montagna e alle coste; o ancora alle innumerevoli economie territoriali che fondano la loro "ricchezza" sulle produzioni agricole tipiche o sulla creatività del made in Italy. Questi sono gli elementi costitutivi della nostra identità culturale ed economica e possono diventare anche il principale valore aggiunto su cui costruire per l'Italia e per gli italiani un futuro forte e pulito che ci veda protagonisti nell'arena globale. Tutto questo ha però bisogno principalmente di una svolta nelle politiche ambientali, di una modernizzazione e riconversione ecologica dell'economia, di una forte azione di contrasto dei tanti fenomeni di illegalità che colpiscono l'ambiente, dalle ecomafie all'abusivismo edilizio".

E allora, seguendo il filo economico, va messa in risalto una diminuzione della rilevanza delle tasse energetico-ambientali che nel 1998 ha raggiunto i minimi storici dal 1975 sia rispetto al totale delle entrate tributarie statali che al Pil. In tabella un riassunto delle principali voci:

Dati in Miliardi di Lire


1991

1995

1998

Entrate Tributarie (Totale)

347.658

471.000

548.256

Imposte Dirette (Totale)

206.019

266.283

306.427

Tasse ambientali (Totale)

46.603

53.749

51.705

- di cui energetiche

41.182

51.738

49.647

- di cui automobilistiche

5.421

2.011

2.058

% tasse amb. su totale

13,4%

11,4%

9,4%

% tasse amb su Pil

3,3%

3,0%

2,6%

La recente introduzione della carbon-tax è un segnale di inversione di tendenza, che da solo potrebbe però essere insufficiente persino a stabilizzare l'incidenza della tassazione ambientale e ad arrestarne il continuo declino. A proposito di emissioni: pur sulla base di soli dati stimati, l'Italia emerge in Europa come la nazione nella quale è più preoccupante la dispersione nell'ambiente di sostanze tossiche. Secondo le stime riportate da Eurostat e dalla commissione Ue l'Italia ha determinato il 27,4% del totale dei rilasci di metalli pesanti in atmosfera di tutta la comunità. Cifra doppia rispetto a quella stimata dalla Germania che segue l'Italia in classifica. Dall'inquinamento dell'aria a quello idrico: la capacità di depurazione è ancora insufficiente nelle città (complessivamente è inferiore al 70%) e pessima è la gestione delle risorse idriche: gli acquedotti in Italia sono oltre 13mila, gestiti da circa 7.000 enti e società diverse, con un volume complessivo di acqua addotta pari a circa 8 miliardi di metri cubi l'anno. Circa il 35% della popolazione servita dalla rete acquedottistica però non dispone di acqua sufficiente per almeno tre mesi l'anno e nel Mezzogiorno la situazione raggiunge punte drammatiche con "crisi" idriche che interessano sette cittadini su dieci. L'acqua potabile a tutt'oggi è utilizzata per scopi civili solo nel 10% dei casi, a dispetto della carenza rilevata in molte regioni. La parte del leone la fa il comparto agricolo che "beve" circa il 70% delle risorse, mentre l'industria ne consuma il 20%. L'Italia è inoltre ai primissimi posti in Europa per prelievo idrico pro-capite. Si tratta di 980 metri-cubi annui per abitante contro i 604 della media Ue. E a far aprire così i rubinetti contribuiscono tariffe tra le più basse d'Europa.

La pagella ambientale dell'Italia

Buoni

Cattivi

Agricoltura biologica
(3,5% della superficie complessiva)

Prodotti Tipici
(99 golosità già registrate presso Ue)

Aree Protette
(75% istituito negli ultimi dieci anni)

Repressione abusivismo edilizio
(1000 demolizioni ultimi 10 mesi)

Raccolta Differenziata
(9,4% totale rifiuti)

Visitatori musei e archeositi statali
(27 milioni/anno)

Programma Agende 21 locali
(coinvolge 50 tra comuni, province, regioni)

Kyoto club
(cartello di 40 imprese tra quelle con maggiori trend sviluppo per riduzione gas di serra)

Consumo pesticidi
(165000 tonnellate)

Campi sperimentali di Ogm
(233; seconda in Europa)

Animali in pericolo
(68% specie vertebrati a rischio)

Abusivismo edilizio
(25000 costruzioni abusive nel ¹98)

Rifiuti in discarica
(77,8%)

Spesa per la cultura
(Italia 118000 lit/procapite; Svezia 201000)

Illegalità ambientale
(30.957 ecoreati nel 1998)

Fiscalità su consumi energetici
(9,4% del totale, livelli uguali a quelli ¹75)

Innovazione tecnologica
(91410 brevetti,solo 3% made in Italy)

Tasso di motorizzazione
(54 auto/100 abitanti)

Rumore
(98% popolazione città a rischio) Dissesto idrogeologico
(1500 comuni colpiti da alluvioni in 50 anni)