E IO MI INDIGNO di T. A.

Voglio esprimere in questa sede tutta l'indignazione possibile per
l'ennesimo tentativo di eludere i più elementari criteri di tutela
ambientale e paesaggistica ad evidenti fini di lucro. E' la terza volta in
pochi anni che un comitato d'affari, incentrato sulla proprietà Borromeo e
sui suoi ingegneri e architetti ma con importanti punti di riferimento in
Regione ( Assessorato al Turismo), tenta di mettere in campo una volgare
speculazione edilizia a danno dei Castelli di Cannero.  Perchè tanto
accanimento proprio sui Castelli? Qui sorge qualche dubbio: è proprio vero
che solo fine è il lucro? Quegli scogli hanno limiti strutturali che non
sembrerebbero consentire eccezionali ricadute economiche. Siccome non
risultano essere stati scoperti in quel luogo giacimenti auriferi, né di
uranio né di petrolio, ci si domanda se un tale accanimento non abbia
soprattutto finalità politico/ psicologiche. I Castelli sono ormai
divenuti, per chi ama quei luoghi, un bastione-simbolo che va abbattuto per
avere poi via libera e dilagare indisturbati con ogni sorta di nefandezze
speculative. Attorno ai Castelli si sta giocando una grossa partita ed è
proprio per questo che di lì quei signori non debbono essere lasciati passare.
La cultura che partorisce questo tipo di iniziative è la stessa che, in
questi giorni, ha fatto pagare al Piemonte un prezzo pesantissimo: ed è una
cultura che attraversa da tempo quasi tutto l'arco politico. E' ancora
possibile contrastarne gli effetti con qualche efficacia? Sempre in questi
giorni la Magistratura ci sta provando. Ed è possibile por mano, invece, ad
una valorizzazione delle nostre bellezze paesaggistiche che non sia solo
monetaria?